La lezione di leadership di Landini

Il segretario nazionale della Cgil ha ascoltato per quasi tre ore tutte le relazioni dei delegati e nel suo intervento finale ha risposto alle domande e ripreso le riflessioni principali

120 anni della Cgil

Il vero leader, se vuole essere ascoltato, deve a sua volta saper ascoltare con attenzione. Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil, durante la celebrazione dei 120 anni dalla fondazione della Camera del Lavoro di Varese ha dimostrato di saperlo fare. Per circa tre ore, con un blocco tra le mani dove prendeva appunti, ha ascoltato tutte le relazioni, a partire da quella del segretario provinciale Stefania Filetti a quella dello storico Enzo Rosario Laforgia, che ha poi ripreso in più punti del suo discorso, fino alle singole testimonianze degli ex segretari della Camera del Lavoro varesina. E quando sul palco sono saliti i dodici delegati delle varie categorie della Cgil provinciale ci ha messo anche tanta empatia, soprattutto con i più giovani, che non hanno nascosto la loro emozione, avendo di fronte centinaia di persone, tra cui i vertici dell’organizzazione. Il primo di loro, Elia Bubolo (foto), appena ventenne, lavoratore all’aeroporto di Malpensa e delegato della Filt,  si è interrotto più volte, cercando di superare l’emozione aiutandosi con lo smartphone. Il giovane sindacalista non era emozionato solo per quelle presenze importanti, ma anche dal racconto della sua stessa esperienza di persona alle prese con gli effetti disastrosi della pandemia sul lavoro nel settore del trasporto aereo. Ogni volta che si interrompeva partiva un applauso di sostegno proprio dal segretario nazionale.
Landini non si è quasi mai mosso dal palco, nonostante si possa immaginare la quantità di impegni, interlocuzioni e problemi che in questa fase il segretario nazionale della Cgil si trova ad affrontare. Blocco e appunti non erano certo un vezzo. Nella sua relazione finale ha risposto alle domande dei delegati e ripreso alcune riflessioni dei singoli relatori a cominciare dall’importanza di dare rappresentanza alle persone, soprattutto a quelle escluse dai diritti e dalle garanzie. «Si parte sempre dalla radice e dai valori – ha detto Landini -. Non dimentichiamo mai che il radicamento territoriale che noi abbiamo e la nostra stessa esistenza dipendono dai delegati e dagli iscritti al sindacato».

Landini: “Che cosa facciamo per i giovani? È la domanda che il sindacato si deve fare”

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Settembre 2021
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