Leonardo Mendolicchio, lo psichiatra che si candida “per curare le ferite psicologiche del Covid” a Varese

Ha aperto da "guest star" la presentazione della coalizione Galimberti all'Ippodromo. Medico molto noto è soprattutto, da qualche anno, un cittadino, entusiasta, di Varese

Leonardo mendolicchio

E’ uno dei candidati più prestigiosi di questa tornata di amministrative a Varese: psichiatra affermato, esperto in una delle “piaghe del secolo”, quella dei disturbi alimentari, collaboratore e ospite in diverse trasmissioni tivù che devono affrontare l’argomento “psiche”. E Varesino.

Leonardo Mendolicchio, che ha aperto da “guest star” la presentazione della coalizione Galimberti all’Ippodromo, è soprattutto, da qualche anno, un cittadino, entusiasta, di Varese: «Sono arrivato con la famiglia nel 2013 su richiesta di una delle strutture che ho diretto, villa Miralago a Cuasso al Monte – spiega – Da uomo del sud quello che ho apprezzato subito è l’elevata qualità di vita e dei servizi al cittadino. Poi con il tempo ho conosciuto molti che si sono trasferiti per lavoro e si sono ben integrati. Varese ha una sua accoglienza ed è una bella cifra della città: è un luogo non solo di passaggio ma di sosta. Una città pulita, ordinata dove i servizi funzionano. E’ accogliente e lo può diventare ancora di piu».

Mendolicchio ha un obiettivo, con la sua “discesa in campo”: fare la propria parte per far uscire i varesini dalla pandemia, anche dal punto di vista psicologico.

L'apertura della campagna elettorale di Galimberti all'Ippodromo di Varese
Mendolicchio all’Ippodromo: dietro di lui Ivana Perusin, assessore e ideatrice della lista

Lei che la può valutare professionalmente, qual è l’eredità psicologica di questa pandemia?
«per i ragazzi e le persone piu fragili la cosa principale è il senso di solitudine, e la sensazione di impotenza. per combattere questa situazione.  pungolerò chi di dovere: ma nell’amministrazione vedo persone già sensibili al tema. Per sconfiggere questo sentimento collettivo la città deve tornare comunità a cielo aperto, luogo di incontro per le persone. Varese è un posto bellissimo, e questo è di grande aiuto».

Come vede questa campagna elettorale?
«Una campagna elettorale in Lombardia e a Varese, dove siamo stati figli del trauma della pandemia, potrebbe essere una ricerca della normalità, un modo di ripensare una nova normalità. C’è un più importante carico emotivo e una maggiore intensità, nonostante, in fondo, questa sia una campagna lampo».

Anche a Varese?
«Si: c’è qualcosa di interessante qui, un sindaco di centrosinistra che si ricandida e che ha fatto bene e un centrodestra che si vuole riprendere la città. Finchè la politica è viva e accende i cittadini è buon segno»

Come ha deciso di presentarsi in campagna elettorale, di giocare questa partita, con la lista del sindaco Galimberti Praticittà?
«E’ una decisione maturata anche alla luce della pandemia, dove il livello di disagio è esploso negli ultimi mesi soprattutto negli adolescenti. Ho pensato che ci sarà molto da lavorare per ripristinare il benessere delle persone. Posso dare un contributo a ripensare modelli di assistenza sul territorio, alla luce del fatto che, da psichiatra, ho studiato il disagio della gente».

Come si sente nella lista che ha scelto?
«Mi sento a mio agio e l’ho scelta perchè il candidato sindaco, prima ancora della mia decisione mi ha chiesto consulenza: diceva «Noi dobbiamo pensare a una città a misura di adolescenti, alla luce di quello che è successo». Un problema che si sono posti anche gli assessori che fanno parte della lista. Per questo mi sento a mio agio, sono nel posto giusto»

Quali sono le sue proposte?
«Sono tante, ma provo a dirne alcune: come il fatto che le scuole debbano avere luogo extradidattico per nuovamente mettere linfa vitale nei ragazzi: alcuni istituti scolastici nuovi sono stati addirittura pensati già così, per accogliere attività extrascolastiche. Una importante figura è poi l’educatore di quartiere: sono fortemente convinto che la città debba essere luogo di pedagogia. Poi c’è tutto un tessuto che già esiste, penso ad associazioni e oratori, che lavorano meglio se messi in rete e se si riesce a farli pensare insieme, tra loro e con il comune. Un altro tema a me caro è questione delle donne, anche per il mio lavoro concentrato sui disturbi alimentari che vedono la maggior parte dei pazienti donna. Mi piacerebbe che Varese fosse attenta al femminile, c’è un conflitto tra essere madri e donne anche a Varese: gli hobby delle donne, per esempio, si considera un lusso. A me piacerebbe un voucher per far si che le nuove mamme non perdano la loro possibilità di essere donna, e possano trovare equilibrio tra essere madri e essere donne».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Settembre 2021
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