Regione Lombardia detta le regole per le nuove strutture sanitarie: case e ospedali di comunità

Approvato il progetto che riguarda il territorio di Milano. Le Case della comunità garantiranno l'attività medica e infermieristica, gli ospedali avranno in più 20/40 letti a bassa intensità di cura

letizia moratti

La giunta lombarda delinea la fisionomia di case e ospedali di comunità. È stato approvato il progetto per la realizzazione di queste nuove strutture, elementi chiavi della legge di rivisitazione della riforma sanitaria. Il progetto riguarda le strutture che sorgeranno a Milano e che, dal cronopgramma indicato, sono le prime che verranno realizzate. 

FUNZIONI

«Le Case della comunità – ha spiegato l’assessore al Welfare Letizia Moratti – garantiranno l’attività medica e infermieristica sulle 24 ore, 7 giorni su 7, nelle strutture hub; sulle 12 ore, 6 giorni su 7 nelle strutture spoke, come previsto dalla duplice organizzazione (hub e spoke).
L’Ospedale di comunità ospiterà le stesse funzioni della Casa di comunità, con in più tra i 20 e i 40 posti letto a bassa intensità, da gestire in raccordo tra medici di medicina generale (Mmg) e ospedali per acuti. All’interno di Case e Ospedali di comunità saranno collocate tutte le funzioni più prossime al cittadino, come prevenzione e promozione salute; cure primarie con tutto il necessario per gestire i pazienti cronici; un’area di ambulatori specialistici per criticità poco complesse e un’area di servizi integrati col comune, che si colloca tra aspetto sanitario e sociale».

Una casa di comunità indicativamente sarà al servizio mediamente di 50 mila abitanti; un ospedale di comunità è previsto per ogni Asst. Nel territorio varesino se ne realizzeranno, dunque, due. Lo stanziamento annunciato per la nostra Ats ( dove confluiscono i territori varesino e comasco) è di 6 milioni di euro: «Regione Lombardia – ha detto la vicepresidente – ha programmato 700 milioni di euro di risorse per potenziare le strutture territoriali. Di questi oltre 140 sono già stati stanziati con delibere di Giunta nei mesi di luglio e agosto: in particolare 100 milioni per Ats Milano; 11,4 milioni per la Val Camonica e 3 milioni per ciascuna delle altre province». Dopo la realizzazione del progetto di Milano si passerà all’attuazione di quelli delle altre ATS con priorità ai territori maggiormente colpiti dalla pandemia. Tra questi ci sarà sicuramente anche il Varesotto tra le 9 province più colpite a livello nazionale e la terza in Lombardia dopo Milano e Brescia. 

CRONOPROGRAMMA
Il cronogramma del Pnrr prevede che entro settembre 2021 venga realizzata una ricognizione dei siti idonei per la realizzazione di Cdc (Case di comunità), Cot (Centrali operative territoriali) e Odc (Ospedali di comunità); entro dicembre 2021 l’individuazione precisa dei siti per la loro realizzazione; ed entro marzo 2022 la sottoscrizione dell’accordo col Governo per realizzazione delle strutture, con un contratto istituzionale di sviluppo.

«Il Progetto per l’attuazione di Case e Ospedali di comunità parte dalla città di Milano – ha specificato la vicepresidente e assessore al Welfare – ed è il primo in Lombardia, ma già nei prossimi giorni saranno valutati i programmi che vengono dalle altre Ats, sulla base del modello che presentiamo oggi. Tenendo conto prioritariamente delle aree più colpite dal Covid».

COME NASCE IL ‘MODELLO MILANO’
Il progetto Milano, che sarà modello per il resto del territorio, è stato realizzato sulla base di una analisi socio-demografica che ha vagliato: numero di abitanti, età della popolazione, densità abitativa, principali patologie con particolare riferimento a quelle croniche e consumi sanitari. Ha previsto la collocazione delle strutture all’interno della città tenendo come elemento di valutazione prioritario l’aggregazione dei Medici di medicina generale (Mmg) sul territorio (Centri di riferimento territoriale – Crt), che sono 23.

I SOGGETTI COINVOLTI 
«Questa progettazione – ha ricordato – richiede lo sforzo di tanti soggetti, in primis i medici di medicina generale (Mmg), che si sono organizzati in Crt con un coordinatore; poi gli amministratori comunali, le farmacie e gli erogatori privati accreditati».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Settembre 2021
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