Audio Porfidio se ne va da Busto Arsizio: “Qui lascio un pezzo di cuore ma che degrado”
Nel suo solito stile polemico, l'ex-consigliere comunale e noto assicuratore bustocco annuncia il suo trasferimento a Stanghella, in provincia di Padova

Dopo 55 anni Audio Porfidio lascia Busto Arsizio per andare a vivere a Stanghella, paesino di 4 mila anime in provincia di Padova: «Così sarò più vicino all’ospedale per le cure». Per due consigliature (prima col sindaco Rosa e poi con il primo mandato di Gigi Farioli) è stato consigliere comunale con la sua lista “La voce della città” mentre nel 2011 ci ha riprovato ma senza riuscire ad ottenere un seggio a Palazzo Gilardoni. Per alcuni versi è stato un anticipatore del Movimento 5 Stelle.
«Lascio una città che mi ha dato tanto e che porterò sempre nel cuore ma non nascondo di essere deluso per quello che è diventata, in preda ad un degrado che non esisteva negli anni ’60» – polemizza, come al solito, il vulcanico Porfidio in una sorta di conferenza stampa di addio.
Arrivato nel ’66 si è costruito una carriera da assicuratore. Ha iniziato da una piccola agenzia in piazza Manzoni per poi spostarsi in via Zappellini: «Ricordo quando facevo il giro dei bar del Basso Varesotto per assicurare i miei concittadini della provincia di Potenza, emigrati qui».
Porfidio ricorda che quando arrivò a Busto Arsizio fu accolto dall’allora sindaco Gianpietro Rossi che lo aiutò a trovare una casa: «Molti mi chiusero le porte in faccia, a quei tempi i meridionali non erano ben visti ma il sindaco Rossi, col quale sono poi diventato amico, mi accolse a braccia aperte»
I ricordi della Busto che fu si scontrano con la Busto di oggi: «Busto era una città pulita e bella, agli incroci c’erano le pedane con sopra i vigili urbani che chiamavano ghisa, ai quali chiedevo spesso indicazioni. Questa città mi ha dato tanto lavoro e tante cose. La ricordo piena di bici per strada e di aziende. Me ne vado oggi perché Busto e degradata. Il traffico di auto ha preso il posto delle bici, i sottopassi che si allagano ad ogni pioggia, le aziende sono sparite».
Poi ricorda i tempi della politica, le battaglie spesso condotte in solitaria ma anche le tante persone che si rivolgevano a lui per risolvere i problemi: «In consiglio comunale non sono mai stato ascoltato. Ho fatto tante battaglie per abbellire la cittá ma spesso non sono state apprezzate» e cita il cubo tricolore in piazza Garibaldi poi spostato, le aiuole di piazzale Crespi e del tribunale, il referendum contro lo spostamento del monumento ai Caduti da piazza Vittorio Emanuele II a piazza Trento e Trieste, le polemiche per le multe.
«La voce della Città nacque proprio per dare voce ai diritti dei cittadini e confermo che la sede rimarrà aperta a chiunque sentirà il bisogno di rivolgersi a noi. Ci saranno alcune persone che mi daranno una mano». Infine la stoccata ad Antonelli: «È solo bravo a fare manifestazioni di facciata e tagli del nastro nei bar e nei negozi. Lui e la sua giunta dovevano fare le vallette o i modelli».
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