“Contaminazioni”, nuova mostra temporanea al Museo Castiglioni

Il percorso prevede l’esposizione di pregiati e importanti pezzi d’arte africana delle collezioni “Ettore Brezzo” e “Gianluigi Nicola”

"Contaminazioni", nuova mostra temporanea al Museo Castiglioni

“Contaminazioni. Marina Tabacco. Un’artista per un museo”, racconta l’arte africana che attraverso i quadri dell’artista torinese entra a far parte della nostra cultura fino ad arrivare alle passerelle dell’alta moda.

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È stata inaugurata sabato 9 ottobre, presso il Museo Castiglioni, la nuova mostra temporanea dal titolo: “CONTAMINAZIONI – Marina Tabacco. Un’artista per un museo”.

Il percorso prevede l’esposizione di pregiati e importanti pezzi d’arte africana delle collezioni “Ettore Brezzo” e “Gianluigi Nicola”. Maschere, sculture e tessuti che, nelle loro forme e nella loro forza evocatrice, hanno ispirato i quadri di Marina Tabacco che rappresentano il punto focale della mostra. Chiudono il percorso gli abiti d’alta moda della stilista Stella Jean che, nei tessuti con cui sono realizzati, ha ripreso a sua volta i soggetti della pittrice in un incrocio di contaminazioni culturali e stilistiche unico e originale.

Il primo contatto di Marina Tabacco con l’arte africana risale al 2004 a seguito della sua visita alla mostra “Capolavori da un Continente” tenutasi presso la Galleria d’arte moderna di Torino. Da lì in poi, l’artista, negli anni successivi, si è recata più volte in Senegal dove ha visitato mostre e musei, residence di pittura, esposizioni fino a presentare le sue opere alla Dak’art 2018, biennale d’arte Contemporanea Africana, nella sezione “off” dedicata agli artisti stranieri. Negli anni ha anche incontrato e collaborato con numerosi artisti, talvolta conosciuti più all’estero che in patria come la scultrice Seni Camara le cui opere sono presenti nella collezione Pigozzi di Parigi e nella Pinacoteca Agnelli del Lingotto.

L’Africa si ritrova costantemente nella tavolozza dei colori di Marina Tabacco, nel calore e nella forza della sua pittura. Questo continente, infatti, rappresenta per lei la forza creatrice della Terra, l’energia della natura, l’istinto e la resistenza della donna. Gli scambi artistici e le esperienze umane sul posto l’hanno portata, in un percorso personale, ad un mètissage creativo che si è concretizzato in numerosi lavori il cui emblema è l’opera “Ciclo vitale” trasformato, in seguito, nel tessuto degli abiti della collezione “Resort” 2020 di Stella Jean.

La collaborazione con la stilista italiana, con padre romano e madre haitiana, come spesso accade, nasce quasi per caso in un percorso creativo che ci ricorda come l’arte e la moda possano varcare i confini e attraversare le frontiere. L’evento viene ricordato dalla stessa artista che un giorno si imbatte in una giacca firmata Stella Jean, le sembra di ritrovare nel tessuto qualcosa di familiare con i suoi dipinti e il suo modo di pensare. La compra e poco dopo scrive alla stilista condividendo con lei le scelte artistiche. Passa un po’ di tempo e Stella risponde. Vorrebbe vedere i quadri di Marina, tra questi ce n’è uno in particolare che la seduce, che viene scelto come sfondo della collezione in preparazione. Il tema del dipinto di Marina Tabacco diventa, così, motivo di variazioni cromatiche per una serie di capi presentati nelle piazze della moda più importanti. Da un acquisto casuale nasce un’originale collaborazione d’arte, creatività e design che, partendo dall’antica tradizione africana, arriva alle passerelle dell’alta moda italiana in un percorso che stupisce ed è in grado di superare le barriere culturali che esistono in ognuno di noi contribuendo alla creazione di una mentalità più aperta, più resiliente, più tollerante verso “gli altri”. Uno stimolo ad aprire i propri orizzonti e riconoscere l’importanza e il valore di altri saperi e altre civiltà.

La collezione di Ettore Brezzo, nasce dai molti viaggi intrapresi, a partire dagli anni ’80, nel continente africano. Brezzo ha percorso nelle savane, nelle foreste e negli altopiani migliaia di chilometri per raggiungere i villaggi dove ha convissuto a lungo con gli abitanti per capire meglio le tradizioni e le loro conoscenze. Nei suoi viaggi ha raggiunto territori che in quegli anni erano difficilmente accessibili a causa della guerriglia, come il sud dell’Angola e il nord della Namibia, per scoprire popolazioni allora poco conosciute. Ha percorso, inoltre, l’Africa dell’ovest ricchissima di etnie dove ha incontrato le donne Mursi con i loro incredibili piattelli labiali e scoperto i riti degli Hammer.

Gianluigi Nicola, erede di una dinastia di restauratori tra le più importanti d’Italia, è un appassionato collezionista dai molteplici interessi che spaziano dai minerali, ai fossili, dai libri antichi agli oggetti etnografici fino ai tessuti provenienti da paesi ed etnie differenti. Nella sua lunga carriera professionale Gianluigi Nicola ha avuto modo di analizzare e restaurare molti reperti dell’antico Egitto in collaborazione col museo di Torino. Per comprenderli meglio ha iniziato a studiare, non solo le culture del Mediterraneo, ma soprattutto quelle dell’Africa più profonda in quanto culla anche di questa grande civiltà e il luogo in cui si trovano le radici dell’umanità. Nel tempo ha raccolto oltre cinquemila reperti legati alla cultura africana.

Le origini cosmopolite di Stella Jean creano un punto di intersezione tra due mondi apparente-mente opposti. La sua moda diventa sapere formale in grado di propagare come un potente megafono concetti d’arte e d’integrazione culturale, non solamente funzioni estetiche. Nelle creazioni della designer il métissage diventa la porta fondamentale dello sviluppo sociale, un incontro di culture in cui l’ altro è già parte di noi. Ogni collezione di Stella Jean è strumento di connessione fra il design italiano e ogni forma di artigianato proveniente da terre lontane. La stilista durante i suoi viaggi di ricerca studia, con gli artigiani locali, il modo di fondere le tradizioni del luogo con lo stile e il savoir-faire italiano. “Niente di loro, senza di loro” in un continuo scambio di sapere.

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Pubblicato il 10 Ottobre 2021
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