“A sei anni mi disse: se parli ti taglio la gola”, storia di Daria sopravvissuta a un padre feroce

Daria Scarietto sarà ospite, in remoto, venerdì 26 novembre alla biblioteca di Crosio della Valle. Porterà la sua testimonianza di giovane donna, vittima, insieme alla madre, di un uomo alcolizzato e violento

Generica 2020

La parola che usa più spesso è “sopravvissuta” e la prima volta che parla di suo padre dice”: “quella persona lì”. Eppure la voce di Daria è calma e in alcuni momenti il suo accento veneto mette persino allegria. Mentre racconta episodi che sembrano fotogrammi di un film dell’orrore, si ferma e fa incisi per dire che comunque è grata alla vita. Che Dio forse ha messo alla prova lei perché era in grado di sopportare le violenze verbali e le botte di un padre che avrebbe potuto ucciderla. Sì, ha rischiato di morire sotto i colpi di un padre alcolizzato e crudele, così crudele da impedirle di mangiare e di scaldarsi se lui non era in casa.

Daria sarà ospite, da remoto, alla Biblioteca comunale di Crosio della Valle che ha organizzato una serata in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.  “Storia di una rinascita” si terrà venerdì 26 novembre alle ore 21 municipio di Crosio della Valle in via IV Novembre, 30. A moderare l’incontro Ivana Graglia della “Casa delle donne di Gallarate” (Ingresso libero fino ad esaurimento posti, obbligo di green pass).

Daria Scarietto ha 26 anni e vive ad Anguillara Veneta, un piccolo paese in provincia di Padova: «Abito con mia nonna, mia madre e ora con mio marito, ma ad Anguillara ci sono arrivata a 15 anni, una notte, dopo essere fuggita di casa con mia mamma, con le uniche cose che avevamo addosso. E con ferite in ogni parte del corpo. Quella persona lì ci ha sempre picchiate. Lo faceva dove nessuno poteva vedere. – racconta – Il primo ricordo che ho è di me a 6 anni: lui aveva appena preso a botte mia madre, si è piegato alla mia altezza e mi ha detto “se racconti qualcosa ti taglio la gola”».

E Daria e sua madre Luisa non hanno mai detto niente: «È anche per questo che oggi voglio raccontare la mia storia. Voglio che si sappia che non denunciare è un errore gravissimo. Che a volte può costare la vita. È quello che stava succedendo a noi». La fine dell’incubo arriva il 28 novembre del 2010, con l’aggressione che  poteva concludersi in tragedia.

«Non potevamo mangiare se lui non c’era – racconta – Ma stavo tanto male quando sono tornata da scuola, dal liceo psicopedagogico, alla casa di San Martino e dovevo assolutamente prendere una pastiglia, non potevo aspettare che mio padre tornasse dal lavoro. Sfinite mamma ed io ci siamo divise un pacchetto di crackers e ho gettato la cartaccia nel cestino dimenticandomi di nasconderla. Lui è tornato a mezzanotte inoltrata, ubriaco fradicio, ci ha svegliate ed ha costretto mamma a mettere l’acqua sul fuoco per farsi fare la pasta. Poi ha visto la cartaccia nel cestino, ed è impazzito. Ha buttato a terra la pentola di acqua bollente e ha gettato mia madre sul divano afferrandola per il collo. La stringeva fortissimo: lei non aveva fiato per urlare, il suo viso è diventato blu, schiumava dalla bocca. Ho pensato che sarebbe morta; ho afferrato una canna di bambù che avevamo in casa e gliel’ho scaraventata prima sulla schiena e poi con tutte le forze che avevo sulla testa. Lui ha lasciato mia madre e mi ha tirato un pugno che mi ha fatto cadere a terra, poi mi è salito sulle gambe, ha cominciato a tirare calci ovunque, sullo stomaco e sulla pancia. Solo l’intervento di mia madre mi ha salvata: l’ha spinto via. Io avevo sempre a portata di mano le chiavi della macchina e siamo riuscite a scappare fuori e a fuggire. Siamo andate da mia nonna materna. Era notte fonda: ci ha aperto la porta e ci ha chiesto cosa fosse successo, se avessimo fatto un incidente tanto eravamo messe male. E finalmente ho risposto: “È stato il papà, è sempre stato lui per tutti questi anni”»

Oggi Daria e Luisa sono libere. Daria ha cambiato cognome e ora porta quello della mamma. Del padre sa poco o nulla: «È in cura ma non posso e non voglio più fare niente per lui. Io dico sempre che sono orfana di una padre vivo. Lui mi odiava perché sono nata prematura e mia madre dopo di me non ha più potuto dargli il figlio maschio che voleva. Ma nulla giustifica quello che ci ha fatto. Non ho niente da rimproverare a mia madre, che oggi ha 53 anni ed è gravemente malata. Ha fatto quel che poteva per proteggermi, aveva tanta paura. Lui le ha tolto tutto, la dignità ma anche i soldi che guadagnava: bisogna trovarsi in queste situazioni per capire davvero e fino in fondo. Io ora so che la strada giusta è non accettare la violenza e soprattutto denunciare».
Daria è sposata con l’uomo che ama da otto anni e il suo ruolo in famiglia è quello di caregiver: accudisce la nonna anziana e la mamma. Poi scrive libri, racconta la sua storia ogni volta che può, ovunque la invitino ed è molto attiva sui social. «Ho preso tutto il mio dolore e l’ho messa al servizio delle altre persone. Voglio aiutare le donne e chiedere agli uomini di scendere in campo con noi, di stare al nostro fianco in questa battaglia. Io sono rinata, ma tante altre donne non sono state fortunate come me».

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Pubblicato il 25 Novembre 2021
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