L’Anpi Varese lancia un appello per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Fatto dalla presidente Ester De Tomasi sabato 20 novembre presso l’ex Colonia Elioterapica di Germignaga al termine del corso di aggiornamento di storia organizzato dall'Anpi provinciale insieme alla sezione Anpi di Luino e all’Ufficio Scolastico Provinciale di Varese

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Riferendosi all’articolo 3 della nostra Costituzione che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, la presidente provinciale Anpi, Ester De Tomasi,  in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebrerà giovedì 25 novembre, ha voluto lanciare un appello.  

«Questo articolo rappresenta uno dei cardini dell’intera Costituzione, della quale offre come chiave di lettura il principio di uguaglianza e di non discriminazione. Sono trascorsi settantatré anni da quell’importante riconoscimento alle donne, eppure le notizie che sentiamo dai telegiornali di questi giorni, parlano di donne uccise anche insieme ai propri figli, dalle mani dei fidanzati, mariti, compagni, ma anche dagli stessi padri. Ciò che ci spaventa – ha continuato Ester De Tomasi –  è soprattutto la scarsa reattività sociale ed è proprio la debolezza delle reazioni che accompagna accadimenti di tale natura, quasi fosse la normalità, che conferma la necessità di una costante vigilanza da parte di tutti e in particolare anche nostra, in questa piccola parte di mondo in cui viviamo. I valori, scritti e ripetuti sulla nostra carta costituzionale, devono essere difesi e applicati ogni giorno».

De Tomasi, inoltre, attraverso un articolato excursus storico, ha ricordato  la lotta Resistenza delle donne, fenomeno conosciuto, ma sottovalutato, a dispetto dei numeri che lo descrivono. Si calcola, infatti, che le donne direttamente coinvolte nella guerra di liberazione furono circa 100.000, le donne partigiane combattenti furono circa 35 mila, e circa 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della Donna, «mia madre era una di loro», ha raccontato Ester De Tomasi. 4.653 furono arrestate, subirono efferate torture o condannate, 2.750 vennero deportate, 2812 subirono la fucilazione o l’impiccagione e 1070 caddero in combattimento. Alle donne furono assegnate 19 medaglie d’oro al valore militare, di cui 15 alla memoria.

«Oggi – ha aggiunto la presidente De Tomasi – la maggior parte di loro è stata dimenticata, finita la guerra sono ritornate nelle loro case, hanno ripreso i lavori domestici, scegliendo di rimanere nell’anonimato. Ricordo che in occasione della consegna delle medaglie della liberazione, in qualche casa dove sia marito che moglie erano partigiani, il maschio sentenziava: ne basta una sola di medaglia in famiglia. Oggi voglio proprio ricordare l’importante ruolo delle donne nella Resistenza, che formarono una rete di solidarietà tra il popolo, per portare aiuto ai partigiani sulle montagne. Alcune addirittura furono combattenti. Le staffette, le mamme e le nonne, diedero asilo e sfamarono i partigiani rischiando la loro stessa vita, (encomiabile esempio proprio a Luino è Rosetta Garibaldi) e se oggi siamo qui – ha concluso Ester – e possiamo testardamente ricordare e parlare di quegli anni terribili, lo dobbiamo anche a loro. Vorrei ricordare che solo dal 10 marzo 1946 le donne poterono partecipare alle elezioni amministrative e solo dal 2 giugno 1946 parteciparono alle elezioni politiche. Successivamente, nel 1948, l’articolo 3 della costituzione garantirà alle donne pari diritti e pari dignità in ogni campo sociale».

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Pubblicato il 23 Novembre 2021
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