Metamorfosi urbana a Varese: piazza Beccaria scampata alle condanne a morte del “piccone” modernista
La 39esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, trentanovesima puntata: la piazza Beccaria scampata alle condanne a morte del “piccone” modernista
La piazza intitolata a Cesare Beccaria, l’illuminista nonno del Manzoni che nel suo “Dei delitti e delle pene” sostenne l’inutilità della pena di morte, era un tempo la piazza del Cappello, dove venivano eseguite le condanne capitali pronunciate all’ombra del Sacro Monte.
Singolare quindi che la piazza sia uno dei pochi, forse l’unico luogo della città ad essere sfuggito alle condanne a morte che hanno provocato la scomparsa di pregevoli edifici che rendevano elegante la nostra Varese.
La piazza Beccaria non è infatti cambiata, è stata semmai migliorata dai restauri, dal periodo, la prima metà dell’Ottocento, in cui furono costruiti gli edifici tutt’ora esistenti.
Il più notevole è quello all’angolo con viale Aguggiari, eretto tra il 1830 e il 1832, che la signora Felizina Parravicini fece progettare all’architetto Pietro Pestagalli, una delle figure più importanti del neoclassicismo milanese.
Nella seconda metà del secolo, quello che oggi è l’Hotel Europa fu destinato a “birraria” da Angelo Poretti. Pressoché coevo del Casino Parravicini è il palazzo che nel 1836 Giovanni Foldi fece costruire su progetto dell’ingegnere varesino Attilio Arcellazzi nel luogo, all’angolo con la via Veratti, dove prima c’era la casa del boia.
Al piano terreno dell’edificio con fregi neoclassici, che oggi ospita la gelateria Buosi, si aprivano le vetrine della gastronomia Baratelli. E a proposito di nomi pare che il nome originario di piazza del Cappello derivasse dall’attività dei cappellai di Intra.
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