Anna Kuliscioff: donna, rivoluzionaria, medico
Moriva alla fine di dicembre del 1925. Laureata a Napoli, fu allieva del Nobel Camillo Golgi a Pavia ed assistente onoraria a Padova. Compagna di Turati, curò con amore i poveri di Milano
Un libro solo non basta a spiegare una donna come Anna Kuliscioff, ma un bel volume che la rappresenta potrebbe essere quello, non lungo, che Francesca Zazzera ha dedicato in particolare al percorso medico-universitario dell’esule russo-ucraina. Oltre alla lotta politica, al fianco di Filippo Turati, non vanno trascurate la fine bellezza e l’eleganza innata, la libertà e la rettitudine che caratterizzarono questa grande figura di rivoluzionaria, centrale nella storia del movimento operaio.
In Anna c’era il fascino di una donna che, vista a Firenze dal vivo, ispirò nell’immaginazione di Carlo Collodi il personaggio della fata turchina di Pinocchio. È però stato Riccardo Bacchelli, uno dei più grandi letterati italiani del Novecento, a dare un primo ritratto della ragazza 17enne, immaginata nella villa La Baronata a Minusio, vicino Locarno, ospite di Michail Bakunin, che qui tradusse in russo “Il Capitale”: «Le splendide trecce bionde e folte, aggirate attorno al capo, strette, scintillavano al sole come il miele fresco. Snella e vigorosa, ardente e chiara, lo sguardo fermo di vergine lampeggiava sotto l’arco nitido e pensoso di una fronte ardita».
Non è completamente chiaro, a parte il ginnasio in Crimea, che tipo di formazione culturale avesse potuto ricevere fino a quel momento la giovane Kuliscioff, di stipe ebraica e di famiglia agiata: ma quel che sapeva presto le bastò ad iscriversi alla facoltà di ingegneria del Politecnico di Zurigo; fu subito bravissima, oltre che bella come il sole, ma aveva una natura sovversiva: le notizie sono contrastanti, ma abbandonò probabilmente gli studi per tornare in Russia, dove si sposò. Poi, anche a seguito della repressione zarista ritornò in Svizzera nel 1877 e si iscrisse alla facoltà di medicina a Berna, forse più adatta alle sue straordinarie attitudini di servizio. Frequentò anche Lugano.
È l’amore però a spingere Anna verso l’Italia, quando incontra il focoso e gelosissimo Andrea Costa, il primo deputato anarchico italiano, allievo del Carducci a Bologna ma anche lui con “fama di ribelle ad ogni tradizione”. I due ebbero una figlia, Andreina, ed il loro carteggio appassionato “Lettere d’amore ad Andrea Costa” è stato addirittura pubblicato. Ma la fame, le ristrettezze economiche e gli stenti (Anna si ammalò di una forma non grave di tubercolosi) finirono per dividere i due giovani scapestrati. La “dottora” si laureò a Napoli, a pieni voti ma con enormi difficoltà burocratiche e con grande diffidenza del mondo accademico, dopo aver fatto anche esperienza all’università di Pavia.
Il suo servizio come medico condotto per i poveri di Milano, al civico 18 di via San Pietro all’Orto, terminò con la delusione per la mancata ammissione a far pratica presso l’Ospedale Maggiore, con la motivazione, allora ben valida, del buoncostume. Ma questo non interruppe l’impegno filantropico e politico della “sciura Anna” che, complice la femminista di Rescaldina Anna Maria Mozzoni, trovò in Filippo Turati l’anima gemella, anche politica, per il resto della vita.
A neanche un anno dalla nascita a Genova, su forte impulso di Turati, del Partito dei Lavoratori Italiani, il 1 luglio 1893 il filosofo marxista Antonio Labriola scriveva, con spirito polemico ma anche con pieno significato a F. Engels, autore del “Manifesto” assieme a Marx: “A Milano c’è un uomo solo, che viceversa è una donna, Anna Kuliscioff”. In settembre, al congresso di Reggio Emilia, la neonata formazione assunse il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
Scheda libri:
Francesca Zazzera – “Anna Kuliscioff: donna, rivoluzionaria, medico” – Biblion Edizioni – 2019
Nino Valeri – “Turati e la Kuliscioff” – Le Monnier – Firenze – 1974
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