Cgil, Cisl e Uil contro la Sette Laghi: “Troppe cose non funzionano”. La replica. “Certo delle scelte fatte”

I tre segretari provinciali della Funzione Pubblica hanno scritto una lettera al direttore Bonelli elencando una serie di problemi. Nella risposta, il dg si rammarica dell'atteggiamento di "opposizione a prescindere"

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Lettera dei sindacati al direttore generale dell’Asst Sette Laghi. Una lunga missiva in cui i segretari provinciali della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil (Moretto,  Praticò e Negro) lamentano la mancanza di strategia in vista della quarta ondata ben prevedibile da tempo:

«Siamo nel pieno della quarta ondata di COVID19. Le mascherine tornano anche all’aperto, i pazienti con complicanze iniziano ad affollare gli ospedali, la ASST dei Sette Laghi deve eseguire i tamponi, si ripropone con forza la necessità della vaccinazione di massa anche nei confronti dei bambini.

La domanda che quindi facciamo è semplice e diretta: la ASST dei Sette Laghi come sta affrontando le sfide odierne e soprattutto l’esperienza passata è servita, oppure si ripercorrono schemi di azione già visti?

Da quello che riferiscono i lavoratori la situazione è identica al 2020 e alla prima metà del 2021. Assistiamo allo spostamento quotidiano degli operatori sanitari da un settore di lavoro ad un altro, con tutto quello che ciò comporta nei termini della adattabilità ad un nuovo contesto lavorativo; vengono reintrodotti i turni di dodici ore per coprire i buchi di organico; il pronto soccorso si riempie di malati in attesa di essere ricoverati nei reparti (quali reparti se nel frattempo cambiano?); i turni di riposo saltano; si torna al blocco/limitazione delle ferie. Siamo al già visto.

 Nel corso del 2020 e nella prima metà del 2021 i lavoratori hanno accettato la compressione massiccia dei loro diritti per assolvere alla missione di affrontare l’assoluta eccezionalità dell’evento pandemico. Scelte di responsabilità che si sono rivelate fondamentali per sopportare la violenza dell’infezione in provincia di Varese, scelte pagate a caro prezzo dal personale in termini di contagi, con conseguenze fisiche e psicologiche molto pesanti.

Alla luce dell’esperienza passata chiediamo all’azienda soluzioni organizzative di ampio respiro, che siano supportate da programmazione che metta al centro l’erogazione ottimale del servizio alla cittadinanza perseguendo però il rispetto del lavoro, delle professionalità, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. 

Quello che accade oggi era ampiamente prevedibile. Era risaputo che la stagione invernale avrebbe portato ad una maggiore diffusione del COVID, con tutto ciò che questo comporta. Inoltre da mesi veniva indicata dagli esperti la necessità di proseguire nella vaccinazione di massa. E’ evidente che troppe cose non stanno funzionando. Il modello organizzativo fondato sull’emergenza non è stato adeguatamente integrato. ASST Sette Laghi si ritrova a dover ricreare una struttura per la gestione della campagna vaccinale solo con le risorse interne, cercando ora soluzioni di emergenza per organizzare il personale interno ed esterno. Poco è stato fatto per rafforzare gli organici del personale sanitario e solo in questi giorni si fanno concorsi per evitare la scadenza di molti contratti a fine anno. I posti letto dedicati alla cura dei pazienti con complicanze da COVID19 non sono aumentati, si amplia l’offerta attraverso la riconversione di interi reparti alla cura del COVID, sottraendo spazio alla cura delle altre patologie, sperando che passi presto. Le scoperture di organico coinvolgono pesantemente anche altri settori aziendali non sanitari come i CUP, problematica sempre sottovalutata e negata dall’Azienda.

Tutto quello che sta accadendo era prevedibile. E’ vero che alcune questioni nodali come il limite alle assunzioni e la scarsa reperibilità di alcune figure professionali, l’esodo di operatori sanitari verso la vicina Svizzera non sono riconducibili alle scelte organizzative dell’azienda, tuttavia la visione organizzativa del lavoro secondo l’attuale assetto porta inevitabilmente agli effetti indicati. Il problema non è più e soltanto la pandemia. Il problema diventa una organizzazione aziendale precaria, sotto stimata nel numero dei dipendenti rispetto agli obiettivi che deve perseguire una stabile organizzazione. Tutte le decisioni organizzative assunte dalla Direzione Generale si riducono quindi ad un eterna rincorsa degli avvenimenti, nella speranza di tappare le falle che mano a mano si aprono.

Se poi guardiamo all’immediato futuro, il progetto di creare una Casa della Comunità in viale Monterosa a Varese ci lascia francamenti sbigottiti, perché ripropone in forma nuova una vecchia idea del precedente direttore generale, già criticata dalle organizzazioni sindacali. La casa della salute con la concentrazione dei servizi che determina, genera in quella zona della città gli stessi problemi che oggi ci sono all’Ospedale del Ponte nei termini della accessibilità e dei parcheggi. Anche a Tradate si annuncia l’apertura di una Casa della Comunità senza la presenza di un numero adeguato di personale sanitario

Le organizzazioni sindacali da mesi evidenziano le criticità indicate, spesso negate dall’azienda. Sentire il direttore generale che in una sua intervista sottende ad una sorta di tacita accettazione collaborativa delle organizzazioni sindacali rispetto alle scelte fatte dalla Direzione Generale è, oltre che non corrispondente al vero, una insopportabile caduta di stile.

Forse sarebbe il momento di pensare anche al presente dove quasi tutto sembra a posto. Sarebbe interessante sentire le storie di chi vede ogni giorno sulla propria pelle cosa significa fare i primi della classe a tutti i costi. Purtroppo i lavoratori hanno paura delle contestazioni disciplinari usate spesso in maniera strumentale o delle meschine ritorsioni che vanno ad incidere su una già difficile condizione lavorativa, che non permette più di conciliare la vita al di fuori del lavoro. Oggi alla ASST dei Sette Laghi cambiare un turno è praticamente impossibile, chiedere un permesso per un motivo personale o familiare è una impresa senza speranza. La FLESSIBILITA’ nel lavoro tanto cara al direttore è solo pro Azienda, con l’effetto di determinare per il lavoratore delle sanzioni sociali drammatiche ed irreparabili per la vita di ogni giorno.

Siamo a pochi giorni dal Natale, la festa della bontà per definizione. Un po’ di verità e di attenzione per i dipendenti sarebbe umanamente confortante. Dott- Bonelli, a Natale si può fare di più.


LA REPLICA DEL DIRETTORE GENERALE GIANNI BONELLI

Leggere queste parole dei rappresentanti dei Sindacati confederali mi rammarica e molto. Durante gli ultimi incontri con loro mi era parso che ci fosse stata un’evoluzione positiva nel nostro rapporto, che avessero abbandonato quell’atteggiamento di opposizione a prescindere, tipico di altre epoche, per assumerne invece uno più ragionevole, consapevole e responsabile. 

Mi ero convinto che la condivisione delle informazioni e il confronto frequente che ha caratterizzato la mia Direzione nei loro confronti stesse dando i suoi frutti. 

Mi sono sbagliato, a quanto pare, se anche un’espressione di ringraziamento motivata proprio da questa mia illusoria percezione viene ora definita una “caduta di stile”. 

Mi dispiace se non sono serviti gli aggiornamenti continui sulle assunzioni e sulle tantissime e costanti occasioni di reclutamento di nuovo personale, così come le argomentazioni e gli approfondimenti con cui abbiamo condiviso con loro ogni fase della gestione strategica di questa azienda. Abbiamo anticipato loro le indicazioni relative all’impostazione della campagna vaccinale di Regione e ATS, cui compete la programmazione. 

Mi dispiace se dimenticano che il fatto che la flessibilità che i nostri operatori hanno dimostrato e continuano a dimostrare ad ogni livello sia “pro azienda” significa innanzitutto e prima di tutto “pro pazienti”.
E se non condividono come la gestione corale e lungimirante sia stata un nostro punto di forza, come ci è stato da più parti riconosciuto. 

Resto convinto della bontà delle scelte fatte e dei risultati ottenuti grazie al grande sforzo e alla grande responsabilità del nostro personale che ha ampiamente dimostrato di comprendere la situazione e l’atteggiamento che richiede.

Allo stesso modo, resto convinto che il confronto con i sindacati sia la strada giusta da percorrere.

Per questo, continueremo a coinvolgere i sindacati nelle nostre scelte, così come continueremo ad impegnarci con i fatti per superare questa emergenza: assumendo infermieri e OSS, solo per citare due delle procedure di assunzione in corso, ad accogliere pazienti covid limitando il minimo possibile l’attività per tutti gli altri pazienti, vaccinando il più possibile e il più rapidamente possibile, analizzando l’orizzonte  complesso e cercando di anticiparne i colpi con lungimiranza, mantenendo fede alla nostra missione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Dicembre 2021
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