“Contro la manovra antipopolare di Draghi”. Rifondazione lancia la campagna in provincia di Varese
La campagna nazionale contro i provvedimenti del governo, dal ripristino della Fornero alle scelte sull'Irpef, il partito della sinistra si mobilita anche in provincia, con stand a Gallarate, Varese, Fagnano, Saronno, Sesto
Una campagna contro il caro bollette, ma anche “contro il ripristino della legge Fornero sulle pensioni e per dire no al governo Draghi”. È l’iniziativa lanciata da Rifondazione Comunista a livello nazionale, portata avanti anche in provincia di Varese.
Una campagna “contro la manovra di bilancio del governo Draghi e due misure emblema del carattere antipopolare delle sue politiche: l’aumento delle bollette e il ripristino della legge Fornero sulle pensioni con l’abolizione immediata di quota 100″.
“Con l’aumento delle bollette si colpiscono duramente i redditi di lavoratrici e lavoratori e ceti popolari già impoveriti da decenni di riduzione generalizzata di salari e stipendi, lavori precari, mancati rinnovi contrattuali, disoccupazione. Sulle pensioni il governo draghi continua sulla linea seguita da decenni dai governi che l’hanno preceduto, pur di non colpire le rendite e le grandi ricchezze, si bastonano i pensionati con allungamento continuo della vita lavorativa. Pensioni bassissime, tasse anche dieci volte superiori ad altri paesi europei e per moltissimi, adeguamento solo parziale all’inflazione”.
«Nel mese di dicembre, saremo presenti con banchetti e volantinaggi in diverse realta’ della provincia, Gallarate, Varese, Fagnano Olona, Saronno, Sesto Calende» dice Luciano barracco, segretario provinciale del Partito della rifondazione comunista/sinistra europea.
«In particolare nel presidio di Gallarate, raccoglieremo le firme delle cittadine e dei cittadini, da inviare al governo attraverso le prefetture, sulle nostre proposte: contro gli aumenti delle bollette si taglino i profitti delle grandi aziende che distribuiscono e vendono il gas e l’energia elettrica come è stato fatto in spagna; si eliminino oneri di sistema obsoleti, si dia finalmente un taglio alle accise, alle addizionali regionali e all’iva, tasse pagate in prevalenza dai ceti popolari. Per le pensioni proponiamo di cassare l’imbroglio di quota 102; per gli uomini la pensione a 60 anni o con 40 di contributi; per le donne la pensione a 55 anni o 35 di contributi; che si metta fine alle pensioni sotto i mille euro e l’adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione».
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