Metamorfosi urbana a Varese: Via Donizetti e il Regondello, un ospedale in una delle sei porte della città

La 41esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi scopre via Donizetti

Metamorfosi urbana a Varese: via Donizetti e il Regondello

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta,  ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata

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Metamorfosi urbana, quarantunesima puntata: con il vecchio ospedale sopravvive il Regondello

Fino alla prima metà dell’Ottocento, l’attuale via Donizetti era sbarrata a metà dalla porta della contrada Regondello, una delle sei porte che racchiudevano il borgo di Varese. Nello stesso periodo, nel 1834, fu ultimata la “fabbrica” dell’Ospedale civico detto appunto del Regondello.

Metamorfosi urbana a Varese: via Donizetti e il Regondello

L’edificio, all’angolo con piazza Giovine Italia, pur modificato, è rimasto sostanzialmente quello progettato dall’architetto Pietro Gilardoni, comasco di Puria, oggi Comune di Valsolda, che aveva collaborato con Leopoldo Pollack nella costruzione della facciata neoclassica di San Vittore.

Pressoché nulla è cambiato negli ultimi due secoli nell’aspetto della strada in cui sia i palazzi del lato del vecchio ospedale sia i bassi edifici del lato opposto sono stati in gran parte ben restaurati. La costruzione dell’ospedale, il penultimo nosocomio varesino prima dell’ospedale di Circolo, comportò la radicale ristrutturazione del precedente comparto dove, nel 1657, era stato trasferito il Venerando ospedale dei poveri, già Ospedale di San Giovanni, che aveva sede nelle case, demolite nel Novecento, che sorgevano tra l’attuale piazza Monte Grappa e il Battistero.

Lo stabile in cui fu trasferito il luogo di ricovero era stato, dal 1584, il Collegio delle Vergini di Sant’Orsola, attive nell’assistenza ospedaliera, istituito da Caterina Perabò che, nel 1587, aveva dotato la casa, appartenuta alla sua nobile famiglia, di una chiesa. Nel 1710 l’edificio sacro, uno dei tanti scomparsi a Varese, risultava decorato da un’ancona di Pietro Antonio Magatti inquadrata nelle finte architetture dei fratelli Baroffio

L’edificio del nuovo ospedale, il penultimo nella storia varesina, prese forma tra difficoltà (insufficienza di risorse finanziarie) e polemiche a partire dagli Anni Trenta del XIX secolo. Al riguardo si legge nella Cronaca di Varese di Luigi Grossi relativa al 1833 che e ciò perché «l’architetto per malinteso risparmio goder volle più locali vecchi e gli esistenti piani superiori». Come ai tempi in cui scriveva Luigi Grossi, medico ginecologo nello stesso ospedale, l’edificio, che ancor oggi possiamo vedere all’angolo tra via Donizetti e piazza Giovine Italia, è senz’altro pregevole all’esterno, di recente “rinfrescato”, mentre l’interno, frazionato tra diverse proprietà, è stato ben restaurato solo in parte.

Metamorfosi urbana a Varese: via Donizetti e il Regondello

Il nome della contrada è tenuto vivo da un locale sulla cui facciata, ben protetto da una lastra di cristallo, è posto un affresco che raffigura una Madonna con Bambino che un tempo decorava con altri dipinti di soggetto sacro la porta Regondello. che fu oggetto di diversi restauri fino a quando, per impedire il passaggio a vagabondi e malfattori, fu deciso di tenerla sempre chiusa mentre una porticina consentiva il transito ai residenti muniti della chiave.

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Pubblicato il 20 Dicembre 2021
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Commenti

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  1. Gigi Carenzo
    Scritto da Gigi Carenzo

    E’ sempre un piacere leggerti anche perchè, ripercorrendo le strade, affiorano anche i ricordi….al nr.civico 6.al primo piano, anni ’50, si andava a ballare al sabato pomeriggio solo se accoppiati e c’era anche un “punto ristoro” : da chi era organizzato il tutto non me lo ricordo…se ne ha memoria ????
    Altra memoria la mia bisnonna “La bionda” che, partendo dal Ronchetto Fe’ diceva .”Tiri su la ciàv che passi via da Regondell….bela vegeta….

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