Nell’accordo fiscale sui frontalieri anche le richieste dei lavoratori e dei Comuni di confine

Il senatore varesino del Partito democratico Alessandro Alfieri spiega i punti centrali del Memorandum firmato da Comuni di frontiera e sindacati dei frontalieri che sono stati inserti nel disegno di legge che a breve andrà in discussione in Parlamento

Procede l’iter di ratifica dell’accordo tra Italia e Svizzera sul regime fiscale dei frontalieri che dopo l’approvazione del disegno di legge in Consiglio dei ministri venerdì, andrà in Parlamento a partire dai primi mesi del nuovo anno.

«L’iter di ratifica procede nei tempi stabiliti e abbiamo lavorato per rispondere a tutte le richieste dei territori di confine – spiega il senatore varesino del Partito democratico Alessandro Alfieri –  Si tratta delle misure previste dal Memorandum firmato con i Comuni delle aree di confine e con i sindacati dei lavoratori frontalieri dall’allora vice ministro dell’Economia, il senatore del Pd Misiani,».

«Impegni che sono stati traslati nel testo di disegno di legge e verranno finalizzati nella fase dei lavori parlamentari – aggiunge Alfieri – In particolare, oltre a quanto già previsto nell’accordo in termini di tutela degli attuali frontalieri che continueranno ad essere tassati solo in Svizzera, vengono previsti l’innalzamento della franchigia a 10.000 euro per i frontalieri che pagano o pagheranno le tasse in Italia; la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti dei lavoratori frontalieri e la non imponibilità degli assegni familiari erogati in Svizzera».

Per quanto riguarda le risorse per i territori di confine due sono i punti importanti dell’accordo: « Il mantenimento anche in futuro delle stesse risorse ai Comuni garantite oggi dal sistema dei ristorni e soprattutto l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine Italo-elvetiche, alimentato con risorse provenienti dal nuovo sistema fiscale. Quest’ultimo , in particolare, rappresenterebbe un grande risultato per i nostri territori e perciò lavoreremo per consolidarlo nei prossimi passaggi parlamentari», conclude Alfieri.

A che punto è l’accordo fiscale sui frontalieri

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Dicembre 2021
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  1. MIGMAR75
    Scritto da MIGMAR75

    Mi sembra un pasticcio questo accordo. Per vicende personali mi sono dovuto confrontare con gli effetti di questo accordo. Il caso che cito è di una persona il cui reddito annuo è intorno a CHF 100’000. Tasse pagate alla fonte circa il 3%, con un reddito annuo netto che supera CHF 90’000, ovvero circa Euro 8’000 netti al mese. Dal momento che non viene richiesto ai lavoratori frontalieri di ripresentare la dichiarazione in Italia, questi quindi producono una dichiarazione ISEE senza comparire alcun reddito da lavoro, determinando livelli molto bassi che consentono l’accesso ai contributi per le famiglie di Regione Lombardia, contributi per i figlie ed altre agevolazioni, che si sovrappongono alle agevolazioni percepite dal frontaliere in Svizzera, come se tale persona non avesse alcun reddito.
    Inoltre le prestazioni sanitarie vengono tariffate in base all’ISEE.

    Questo sistema è sostanzialmente favorevole ai frontalieri, ed in realtà è un contributo indiretto all’economia Svizzera del Ticino, dove le aziende possono applicare stipendi lordi più contenuti a parità di stipendi netti elevati proprio perchè lo Stato Italiano non raccoglie imponibile fiscale per spesare i costi che lo Stato Italiano e le Regioni sostengono per i frontalieri stessi.

    Il meccanismo fiscale Svizzero prevede aliquote su 3 livelli territoriali, dove i non residenti non corrispondono le imposte per i servizi che non vengono erogati dalle amministrazioni locali non essendo residenti. Il frontaliere paga quindi meno imposte anche rispetto al lavoratore Svizzero residente in Svizzera.

    Una prima armonizzazione dovrebbe prevedere un carico fiscale quantomeno non inferiore al carico fiscale teorico del lavoratore Svizzero che risiede in Svizzera e la riproposizione della dichiarazione dei redditi in Italia per la determinazione delle dichiarazioni ISEE al fine di valutare correttamente chi possa accedere o meno ai fondi a supporto delle famiglie. Inoltre un lavoratore frontaliere dovrebbe poi pagare un contributo al servizio sanitario nazionale, oppure pagare le prestazioni attraverso una eventuale assicurazione che, a questo punto dovrebbe essere obbligatoria.

    Insomma, i frontalieri sono circa 70.000. Perchè devo pagare io i servizi che vengono erogati a loro e perchè, a parità di reddito, io non posso accedere ai contributi per le famiglie mentre al frontaliere vengono erogati?

    Perchè c’è questo razzismo di Stato verso l’Italiano che vive, lavora e paga le tasse in Italia?

    Perchè, al posto di supportare l’economia Svizzera, non viene definita un’area frontaliera in Italia in cui le imprese sono esentate dal pagamento delle imposte? L’economia del nord della provincia di Varese è un deserto da un punto di vista imprenditoriale, tanto patrimonio e pochissima generazione di reddito.

    Mi viene poi da ridere quando penso che i sindacati dei frontalieri siano controparte non del sistema imprenditoriale Svizzero, ma del Ministero dell’Economia Italiana.

    Marco

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