Qual è il ruolo dei Tavoli per il Clima? Quello di Luino ce lo racconta

Nel rispondere a questa domanda, il Tavolo di Lavoro per il Clima di Luino, specifica e chiarisce la sua posizione intorno all’utilità e al significato delle manifestazioni e delle ricorrenze pro-ambiente

generica

(A cura di Alessandro Perego, Laboratorio Comunicazione)

Attivisti e climatologi sono ormai concordi nel ritenere che per contenere in modo efficace gli effetti del riscaldamento globale sia oggi necessaria una strategia climatica strutturata su due livelli. Il livello più alto è rappresentato dalla politica, dalle amministrazioni comunali alla politica globale degli accordi internazionali, che ha il dovere inderogabile di interventi normativi tempestivi e radicali; al livello basso si colloca l’azione dei singoli cittadini, i quali, con i loro comportamenti quotidiani, hanno la possibilità di incidere in modo significativo sui consumi, riducendo con essi la propria impronta carbonica e orientando il mercato in una direzione virtuosa. Tra le iniziative che appartengono a questo secondo livello vanno certamente annoverate le manifestazioni di piazza, quali ad esempio gli scioperi per clima organizzati da Fridays For Future, e le iniziative di utilità sociale, come gli eventi “Puliamo il mondo” in cui cittadini armati di guanti, sacchi e buona volontà si dedicano alla pulizia del territorio, o “M’illumino di meno”, evento organizzato e promosso annualmente da una nota trasmissione radiofonica per sensibilizzare intorno al tema dello spreco energetico. Questo articolo ha lo scopo di rispondere a una domanda fondamentale: dove si colloca l’azione dei Tavoli per il Clima in relazione ai due livelli sopracitati. Dalla risposta a questa domanda discenderà come corollario la posizione del Tavolo per il Clima di Luino rispetto all’utilità e alla corretta interpretazione degli eventi e delle ricorrenze pro-ambiente.

I Tavoli per il Clima non sono collegi formati da politici o da esperti nominati dagli amministratori locali: ad essi aderiscono liberi cittadini attraverso un avviso pubblico e l’unico criterio di ammissione è il dichiarato desiderio del cittadino di impegnarsi nei lavori con serietà e costanza. I Tavoli per il Clima non rappresentano interessi di natura sociale, economica o partitica e non hanno alcun potere decisionale: il loro compito è formulare una strategia climatica locale da sottoporre all’approvazione delle amministrazioni comunali. È dunque chiaro che i Tavoli per il Clima non appartengono propriamente al livello dell’azione politica. Nel caso del Tavolo per il Clima di Luino, la stessa origine tradisce la sua provenienza “dal basso”: esso è sorto in seguito all’approvazione da parte del Comune di Luino della Dichiarazione di Emergenza Climatica, avvenuta su impulso di giovani cittadini appartenenti alla Comunità Operosa.

Dobbiamo allora credere che l’azione dei Tavoli per il Clima sia ascrivibile al secondo livello, il livello dei singoli cittadini e delle loro azioni quotidiane? Una tale concezione sarebbe riduttiva. In realtà i Tavoli per Clima non sono la somma delle buone pratiche o delle buone idee dei cittadini che li costituiscono, ma sono espressione di una società civile che si organizza, che discute democraticamente, che lavora insieme: in una parola, sono la punta più avanzata della co-progettazione. La posizione dei Tavoli per Clima è dunque una posizione intermedia tra il livello basso e il livello alto, tra la dimensione dei singoli e la dimensione politica: il loro compito è, da una parte, quello di dare forma concreta alle istanze che emergono nella società civile, trasformandole in piani di azione da mettere sul tavolo della politica (azione bottom-up); dall’altra, quella di diffondere la cultura climatica nel territorio, aumentare la consapevolezza della popolazione intorno alla portata e alla dimensione del problema, fornire strumenti e metodi ai cittadini affinché possano agire in modo incisivo e rapido (azione top-bottom).

Fare cultura climatica significa oggi, soprattutto, essere capaci di mettere ordine nel caos rappresentato dall’informazione, spesso frammentaria e confusa, sul clima e sull’ambiente, e in particolare sul cosa dobbiamo fare. Ognuno di noi, infatti, sa quali sono le buone pratiche da mettere in atto, ma sono pochi quelli realmente in grado di valutarne l’impatto e costruire una gerarchia ordinata in base al valore. A titolo di esempio, giustamente ci indigna che al supermercato si trovino frutti imballati singolarmente nella plastica; eppure un packaging in plastica (materiale inquinante che deve essere differenziato correttamente) ha una impronta carbonica di pochi grammi di CO2, mentre ogni volta che acquistiamo una bistecca di manzo di 250 g immettiamo nell’atmosfera ben 10 kg di CO2. Saper valutare correttamente l’impatto di ogni nostra azione quotidiana è dunque fondamentale se vogliamo agire da cittadini informati e consapevoli.

A fronte di queste considerazioni, riteniamo che le manifestazioni e le ricorrenze pro-ambiente abbiano come principale merito quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini: ripulire un parco o una spiaggia dai rifiuti significa restituirli all’uso pubblico, a beneficio di tutta la popolazione. La partecipazione a queste iniziative, inoltre, svolge un ruolo educativo importante per i più piccoli e stimola il senso di appartenenza dei più grandi, rinforzando i legami di comunità. Il limite di queste iniziative non è in loro stesse, ma nell’utilizzo che se ne fa: spesso, infatti, sono soggette a strumentalizzazioni da parte della politica, interessata più a promuovere la propria immagine (una sorta di greenwashing elettorale) che a mettere in atto interventi strutturali di più ampia portata.

La partecipazione a questi eventi da parte dei cittadini è lodevole, ma è un patrimonio di energie e valori che si disperde rapidamente e rischia di ridursi a mera rappresentanza simbolica se non è ancorato ad una solida consapevolezza climatica e ad una esperienza strutturata di co-progettazione. Queste manifestazioni dunque, lungi dal rappresentare la soluzione al problema climatico, acquisiscono significato e valore soltanto se inserite all’interno di una cornice culturale e di co-progettazione lungimirante in grado di incidere con vigore sul nostro impatto sul pianeta. Un orizzonte di ampio respiro che solo i Tavoli per Clima, in questo momento, possono dare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Dicembre 2021
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