Restrizioni Covid, i sindacati frontalieri chiedono per tutti i confini italiani le stesse garanzie della Lombardia
Giuseppe Augurusa, referente frontalieri della Cgil di Varese, spiega che a livello nazionale è stato chiesto un un criterio univoco per tutte le aree di frontiera, da San Marino al Principato di Monaco, fino a Croazia e Slovenia
I sindacati frontalieri di Cgil Cisl e Uil chiedono che per quanto riguarda le ultime restrizioni in materia di spostamenti tra Stati, vengano applicate a tutte le zone di confine italiane le stesse garanzie definite per gli spostamenti con la Svizzera per quanto riguarda residenti e lavoratori frontalieri.
«In merito alle nuove disposizioni sanitarie stabilite con ordinanza del Ministro della Salute del 14 dicembre per l’ingresso in Italia anche ai possessori di green pass, che introduce il tampone obbligatorio per chi arriva in Italia anche dai Paesi Ue, anche se è vaccinato, ferma restando la necessità di un coordinamento comunitario che consenta una gestione congiunta alle frontiere degli Stati, i sindacati chiedono che venga posta la massima attenzione in merito agli spostamenti in ingresso ed uscita tra l’Italia ed i paesi limitrofi e confinanti per i lavoratori frontalieri e transfrontalieri», scrivono i sindacati confederali in una nota diffusa questa mattina.
«Le frontiere non sono tutte uguali, ma ci sono diverse situazioni che ancora non sono chiarite, a differenza di quanto è stato fatto per la Svizzera e in particolare il Canton Ticino – spiega Giuseppe Augurusa, referente frontalieri della Cgil di Varese – Chiediamo a livello nazionale che venga confermata l’esenzione dall’obbligo del tampone Covid a chi si reca all’estero, entro 60 chilometri dal luogo di residenza, domicilio, abitazione, e torna in Italia entro un tempo limitato e determinato (ai sensi della direttiva comunitaria) sui lavoratori frontalieri nonché per i periodi più lunghi per i lavoratori distaccati transnazionali, analogamente per chi arriva in territorio nazionale per poi tornare al domicilio all’estero».
«E’ una questione – precisa Augurusa – che riguarda che riguarda in particolare il Principato di Monaco dove ci sono incertezze relative alle normative che il Principato adotta. E poi abbiamo il tema di San Marino (nella foto la dogana), dove oltre alla questione dei transiti e dell’entrata in Italia c’era quella dello Sputnik, perché avevano questo vaccino diverso non accreditato dall’European Medicines Agency, e poi c’è tutto il problema di Slovenia e Croazia dove i lavoratori in ingresso non hanno alcuna anagrafe e ci son circa 12mila persone che entrano, spesso con lavoro precario. Volevamo essere certi che si adottasse un criterio univoco pari a quello che è stato definito per la zona di frontiera con il Canton Ticino e per questo abbiamo depositato una richiesta formale di chiarimento».
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