“Va bene così”: gioia nel futuro e speranza irrompono nell’ultimo, doloroso, saluto a Vanni Belli
In una basilica di san Vittore gremita, per quello che potevano consentire le norme anticovid, chi è andato ad assistere a quella che doveva essere una funzione che dice la parola fine alla vita si è trovato davanti a una celebrazione di ciò che verrà
Può un funerale raccontare la vita e il carattere di una persona? Può descriverlo e rappresentare un vero saluto da parte sua a chi resta sulla Terra? La risposta è si, davanti alla cerimonia che ha dato l’ultimo saluto a Vanni Belli.
In una basilica di san Vittore gremita, per quello che potevano consentire le norme anticovid, chi è andato ad assistere a quella che doveva essere una funzione che dice la parola fine alla vita si è trovato davanti a una celebrazione di ciò che verrà: organizzata con consapevolezza dallo stesso defunto, e raccontata da chi gli è stato più vicino con una serenità che ha allargato il cuore a chi era andato per piangerlo.
«Siamo tutti vicini alla famiglia di Vanni, cui va la nostra vicinanza e il cordoglio – ha sottolineato Monsignor Luigi Panighetti, prevosto di Varese – Quello a cui stiamo partecipando però non è solo un saluto umano, ma anche una celebrazione di luce e di speranza nel Signore».
Una celebrazione di fede piena e serena, rappresentata anche dai canti in stile gospel che hanno costellato la funzione, eseguiti dalle voci della Compagnia della Gru: e il più sorprendente e più commovente, per uno straordinario paradosso emozionale, è stato “Oh Happy Day” che alla maggior parte di noi evoca le vacanze natalizie, ma che in realtà ha un significato molto più profondo e dialoga direttamente con il Paradiso.
(per ascoltarla selezionate qui sotto, l’audio è dal vivo)
Un momento toccante, anche conoscendo la lunga sofferenza patita prima di “tornare alla Casa del Padre”: «Oggi Vanni si consegna, non si rassegna, alla morte. La sua pazienza, negli ultimi anni, è stata come quella di Giobbe, che è stato citato nelle letture. Ma di quel Giobbe che dice, di fronte a ciò che gli accade della vita: “Il Signore dà, il Signore toglie: sia benedetto il Signore” – ha detto nella predica don Alberto Cozzi, parroco di Galliate Lombardo, dove viveva con la famiglia – Del resto, mi ha sempre impressionato la sua intelligenza pacata e solida, la sua riservatezza, quel suo stare un passo indietro. Uno che sta un passo indietro, però, perché è già pronto, non perché non lo è».
A conclusione della cerimonia, infine, tre ricordi che l’hanno ritratto con una forza enorme, capace di portarlo insieme a tutti coloro che lo stringevano nell’ultimo abbraccio. Il primo, di don Ernesto Mandelli, cappellano dell’Istituto Molina: «È entrato al Molina, nel breve periodo in cui è stato direttore, in punta si piedi, interpretando cosi il filone culturale su cui il Molina è nato: per spirito di servizio. Il suo stile mite e discreto si è collocato benissimo in questa cultura. Anche da lontano abbiamo seguito gli ultimi tempi di sofferenza, vissuti con speranza e fede: a noi resta il ricordo della sua grande dignità».
L’ultimo, invece, è di Luca Molinari, attuale presidente della società astronomica Schiaparelli, di cui è stato presidente per diversi anni: «Voglio portare un ricordo come membro dell’osservatorio Schiaparelli e come amico – ha esordito – Quanto tempo siamo stati nel silenzio della cupola ad osservare le stelle, quanti discorsi profondi abbiamo fatto, perchè con te non si poteva farne a meno. Abbiamo passato ore nel laboratorio fotografico a sviluppare negativi in cui non si vedeva niente della cometa che stavamo cercando. Ti ricorderemo nella neve o sulla strada, ma anche al tavolo con Regione lombardia e Sindaco e sostenere la causa dell’osservatorio. E alla fine ti hanno anche ascoltato. Ti ricorderò silenzioso negli ultimi giorni del lutto e non dimenticherò il tuo “ciao”, quel segno di riconoscimento e saluto. Quanta dignità nella tua morte».
Ma tra di loro c’è stato il momento più sorprendente: per forza, serenità, poesia: le parole della figlia Marina che, con un sorriso disarmante e una serenità nella voce sovrumana, ha raccontato – Ci ha raccontato, a tutti noi che in quella stanza d’ospedale non c’eravamo – gli ultimi momenti con il padre, il loro legame, quello che avrebbe conservato e ciò che doveva lasciare. “E va bene così” ha ripetuto più volte, in un mantra che tutti noi ci porteremo a casa, e ripeteremo guardando le stelle.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su KTM raddoppia e diventa socio di maggioranza di MV Agusta con il 50,1%
lenny54 su Il figlio di Umberto Bossi di nuovo nei guai. Riccardo percepiva il reddito di cittadinanza senza averne diritto
Felice su Operazione anti spaccio nei boschi. Due pusher in manette a Caronno Pertusella
Renzo Scarella su Bussano alla porta e si fanno aprire con l'inganno: irruzione a casa dell'assessore di Casalzuigno
Felice su Tanta acqua sul Varesotto: crescono i laghi, il Ticino si "allarga" e il Campo dei Fiori è una spugna
Felice su Reddito di cittadinanza senza averne i requisiti, la Finanza di Varese denuncia oltre 600 persone
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.