C’era una volta Giulio Andreotti, il “cardinale laico”

Nasceva il 14 gennaio il più autorevole rappresentante dei rapporti tra Vaticano ed USA nel dopoguerra. Dall’intimità con Pio XII, passando da Palazzo Chigi, fino alle accuse per mafia.

Libri - Copertine generiche

Sette volte presidente del consiglio, e trentadue volte ministro della repubblica italiana, Giulio Andreotti era nato a Roma da una famiglia modesta, tirato su dalla madre e dalla zia avendo perso il padre all’età di 2 anni. C’era però nel suo albero genealogico un’affinità con un’area geografica particolare, perché suo nonno aveva fatto il cappellaio a Segni, nella della Valle del Sacco, a sud-est di Roma, area che sarebbe diventata il suo principale bacino elettorale, patria del suo braccio destro Franco Evangelisti. Si sarebbe poi aggiunta la Sicilia del suo potentissimo amico Salvo Lima.

Vicinissimo ai papi fin da giovane, Andreotti dovette capire presto che la zona attorno a Segni, in posizione strategica fin dai tempi dei Romani, era sede di attività industriali rilevanti, collocate all’inizio del Novecento su possedimenti pontifici. C’era la B.P.D. un’azienda molto nota anche per la produzione di saponi di qualità e di fertilizzanti, che più tardi sarebbe stata inglobata nella S.N.I.A. Che la Sicilia avesse poi molto a che fare con gli USA egli lo seppe anche questo molto presto, quando i carristi del generale Patton conquistarono Palermo nel luglio del 1943: ed infatti non è strano che Salvo Lima avesse legami importanti coi Kennedy.

Da qui il suo potere enorme, fatto di collegamenti col Vaticano e di un bacino elettorale minuziosamente controllato, anche se questo non impedì al futuro senatore a vita di avere affetti ed una famiglia normale. I figli ricordano ad esempio le vacanze al mare, oppure sul Lago Maggiore, quando la famiglia era ospite del capitano Mc Eacharn, il grande botanico scozzese creatore dei giardini di Villa Taranto, a Pallanza. Né possono essere dimenticati i gesti di affetto nei confronti dei nipoti, quando scomodava il presidente della Confcommercio lombarda per cercare un puffo introvabile, Gargamella, un pupazzo azzurro desiderato dalla nipotina Giulia, prodotto da un’azienda di Gallarate.

Poi, questa vita al vertice della politica internazionale, negli anni di Tangentopoli gli si ribaltò contro, procurandogli quei guai con la giustizia che lo avrebbero segnato per sempre. Particolarmente significativo nella vita del senatore deve essere stato il rapporto molto lungo e stretto con il suo giovane avvocato Giulia Bongiorno, che proprio con i processi Andreotti mise le basi di una carriera fulminante. Alla giovane penalista Bongiorno venivano riconosciute le doti della ‘fuoriclasse’: venne affiancata ad Andreotti proprio per mettere assieme un imputato bisognoso di essere liberato dalla sua immagine di “cariatide della politica italiana” con una brillante penalista palermitana, che aveva bisogno di vincere una grande sfida in tribunale. La Bongiorno vinse facendo assolvere il suo illustre imputato dalle accuse di essere il mandante di un omicidio e di essere un mafioso. D’altra parte va sottolineato che la “concreta collaborazione” tra Andreotti ed esponenti mafiosi, almeno fino al 1980, venne accertata dai processi nei quali venne coinvolto. Il rapporto con la Bongiorno mise inoltre in evidenza caratteristiche di Andreotti che non erano note al grande pubblico: ad esempio la sua grande golosità, la sua fattiva e vitalizia generosità verso i poveri, nonché la sua pigrizia giurassica.

Tutto sommato Andreotti appare credibile nel suo desiderio di non apparire ai posteri come un mafioso, ma forse nessuno più di lui avrebbe potuto spiegarci a parole, se lo avesse voluto, che cosa è la mafia, che cosa è la mafia in Sicilia e cosa è la mafia a Roma. Risuona bene, in questo contesto, l’insegnamento che gli aveva lasciato Giovanni XXIII, il grande pontefice che prima di lui aveva girato il mondo: vedere tutto, sopportare molto, aggiustare una cosa per volta.

 

Scheda libro: Massimo Franco, “C’era una volta Andreotti” – Solferino – 2019

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Pubblicato il 14 Gennaio 2022
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