Per i fatti di Morazzone la ministra della Giustizia Marta Cartabia manda gli ispettori

Obiettivo: "Svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari". La puntualizzazione della Procura di Varese: “Su Paitoni pende altro procedimento penale per i reati di lesioni e minacce"

Sul delitto del piccolo Daniele, ucciso dal padre a Morazzone, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto all’ispettorato di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari» sul caso. Lo riportano fonti di via Arenula, dove ha sede il ministero della Giustizia.

Già all’indomani dell’omicidio il parlamentare della Lega e già sindaco di Morazzone Matteo Bianchi aveva fatto sapere di voler chiedere conto di quanto avvenuto alla Guardasigilli dopo che le prime informazioni sul sospettato riportavano alla sua condizione di indagato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

«È evidente che non hanno funzionato più di una questione, in primis la custodia cautelare ma anche il rapporto della tutela sul minore, oltre che le interlocuzioni con i comuni», aveva scritto Bianchi, «non si parlano i vari poteri e le istituzioni tra loro».

Oggi, martedì dopo l’annuncio dell’arrivo degli ispettori, l’onorevole Bianchi torna sulla questione: «Tutti i cittadini si pongono domande sul perché e se si fosse potuto evitare un dramma simile. Anche se fosse stato solamente affrontata con superficialità la questione, i gravi fatti avvenuti portano a chiedersi dove ricercare responsabilità di chi deve tutelare i soggetti indifesi come i minori. Se qualcuno non ha avuto accortezze adeguate deve assumersi le conseguenze del caso e se qualcuno ritiene che le maglie delle norme non siano sufficientemente stringenti, lo faccia presente. Tuttavia, le Istituzioni non possono permettersi di scarsicarsi vicendevolmente responsabilità. Lo Stato ci deve essere e deve dare una risposata chiara e ferma, anche nel processo che verrà nei confronti dell’omicida: certezza della pena e tutela dei più deboli», ha spiegato il deputato.

Il tema era tornato a galla nella giornata di lunedì dopo le dichiarazioni del presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi che aveva spiegato le dinamiche che portarono il gip di Varese a concedere i domiciliari a Paitoni dopo l’aggressione al collega alla fine di novembre, e la successiva decisione, sempre del medesimo ufficio, il 6 dicembre, che concesse il via libera all’indagato per incontrare il figlio. Relativamente alle denunce della donna e il codice rosso, Tacconi ha precisato «non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in Procura». Poi ha concluso: «Ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione».

Nel primo pomeriggio di martedì è arrivata la precisazione a firma del procuratore della Repubblica di Varese Daniela Borgonovo che «ai fini di una corretta informazione e per evitare l’ulteriore diffusione di notizie inesatte, nel rispetto del segreto istruttorio», precisa:

1. Presso la Procura della Repubblica di Varese, oltre al procedimento penale per l’omicidio del figlio, pende nei confronti di Paitoni Davide un procedimento penale per il delitto di tentato omicidio in danno di un collega di lavoro.
Il 26 novembre scorso, nel corso di una lite degenerata in colluttazione, il Paitoni avrebbe estratto un coltello e colpito il collega. Dopo l’arresto in flagranza ad opera della polizia giudiziaria, il pubblico ministero ha qualificato il fatto come tentato omicidio ed ha chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce. Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio. Sono in corso le indagini preliminari.

2. In Procura pende altro procedimento penale nei confronti di Paitoni Davide per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno. Le denunce risalgono ai mesi di marzo e aprile scorso e si inquadrano nel contesto del conflitto familiare scaturito dalla decisione della moglie di separarsi. Non sono pervenute segnalazioni di ulteriori ed analoghi episodi con riguardo a nessuno dei familiari dell’indagato. Non risulta, per la parte di competenza di questa Procura, l’instaurazione di un giudizio civile per la separazione tra i coniugi. Non sono pendenti, presso questa Procura, neppure procedimenti per maltrattamenti in famiglia o atti persecutori. Sono in corso indagini.

«Di fronte a questa tragedia, a questo gesto sconvolgente, impensabile, ingiustificabile, non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele e impegnarci ancora di più contro la violenza», conclude il Procuratore della Repubblica di Varese Daniela Borgonovo .

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Gennaio 2022
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