Gli infermieri italiani sono stanchi: “Abbiamo fatto la nostra parte ma in cambio solo promesse vuote”
La Federazione che riunisce tutti gli Ordini professionali infermieristici ha scritto una lettera aperta in cui si evidenziano disagio, stanchezza e frustrazione dopo due anni di annunci non mantenuti
«E’ finito il tempo delle pacche sulle spalle e dei grazie agli infermieri, “angeli” ed “eroi”.
E’ finito il tempo delle parole, si passi ai fatti e si dia vera dignità a una professione che finora ha dato tutto, mettendo da parte la sua “normale straordinarietà” al fianco del cittadino per lavorare in costante emergenza, ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita».
Questo il messaggio che FNOPI, la federazione degli ordini professionali infermieristici, lancia al Governo a due anni dall’inizio della pandemia. Mesi in cui, oltre ai ringraziamenti e agli applausi, non si è visto nulla di concreto. Non il rinnovo del contratto di lavoro e, dunque, nessun aumento come annunciato con lo stanziamento di 335 milioni di euro.
Il sindacato Nursind ha proclamato uno sciopero il prossimo 28 gennaio, una giornata di agitazione per inviare un messaggio preciso: la categoria è stanca di sopportare la fatica fisica e psicologica di una battaglia sanitaria in corso da due anni.
La federazione FNOPI ha scritto una lettera a nome degli oltre 450.000 infermieri impegnati manifestando la propria frustrazione e la stanchezza della categoria.
La Storia la scrivono i vincitori.
E in questa lunga guerra contro il virus, noi infermieri – 456mila professionisti in prima linea per il Paese – stiamo scrivendo ogni giorno, da due anni, la storia del Servizio Sanitario Nazionale. Abbiamo scolpito nella memoria collettiva parole, valori e immagini che parlano di abnegazione, deontologia, sacrificio, tutela, vicinanza, competenza. Abbiamo vinto l’indifferenza di chi ignorava il nostro ruolo, il nostro percorso universitario, le nostre specializzazioni.
Ma questa Storia non la scriviamo da vincitori e non per colpa nostra. Anche se il mondo intero ha riconosciuto gli infermieri come il motore, la spina dorsale, il futuro di ogni moderno sistema sanitario e sociale che voglia definirsi tale. Anche se siamo stati definiti eroi, angeli, mentre ci venivano dedicate piazze e statue.
Non siamo vincitori perché in questi due anni abbiamo dovuto mettere da parte la normale straordinarietà della nostra professione al fianco del cittadino; abbiamo dovuto lavorare in costante emergenza; ci siamo ammalati di più e peggio di ogni altra categoria; abbiamo rinunciato a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita.
Adesso stiamo perdendo l’ultima cosa che ci era rimasta: la speranza. La speranza di una Sanità e di una Politica in grado di riconoscere percorsi di valorizzazione della professione infermieristica, con un adeguato ritorno economico e un sistema realmente meritocratico.
Dalla bozza del nuovo contratto alla Legge di Bilancio; dalle riforme professionali ai percorsi accademici e universitari, niente sembra volersi concretizzare nella direzione delle richieste avanzate con forza e decisione dalla nostra Federazione Nazionale che, quale Ente sussidiario dello Stato, ha pur sempre mantenuto un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale.
Parole e promesse della politica a questo punto assumono una luce beffarda, ingiusta, persino crudele. Una insopportabile mannaia che si scaglia contro tutti gli infermieri che, ancora in prima linea, soffrendo, continuano a tenere in piedi il sistema salute, anche se in balia di attacchi e violenze di una parte avversa, confusa o solo impaurita che riversa su di loro la propria rabbia per il difficile momento storico che stiamo vivendo. Gli Infermieri italiani da sempre attraversano a testa alta la paura e la morte, ma oggi una miope visione della politica li fa impattare nella sfiducia e nella delusione.
Ed è molto, molto peggio. Se questo Paese, se i suoi decisori politici vogliono invertire questa rotta, lo facciano adesso. La FNOPI non può ancora continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste. Perché nulla, oggi, è avvenuto rispetto a quanto richiesto e quanto dichiarato davanti alle telecamere. Così muore una professione. Così si impedisce il ritorno degli infermieri formati in Italia e valorizzati all’estero. Così si ignorano il dolore e l’impegno di centinaia di migliaia di vite. Così si tradisce la fiducia dei cittadini italiani.
Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, come afferma Papa Francesco e ama ripetere il Governo. Ma a queste parole devono seguire dei fatti. Viceversa, la FNOPI coagulerà una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni.
Siamo pronti a far sì che 456mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto. Con l’etica che da sempre ci contraddistingue, ma con l’esasperazione che ormai ci investe. È ancora possibile scrivere una Storia che restituisca dignità agli infermieri. Non c’è più tempo da perdere.
17 gennaio 2022
Gli infermieri italiani
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