Il grande incendio di quarant’anni fa in Veddasca che costò la vita al vigile del fuoco Luciano Pettik
Cinquanta chilometri quadrati in fumo e le pinete della Forcora devastate dalle fiamme il bilancio del rogo del 2 gennaio 1981. “Ad Armio pioveva fuoco“
La stima delle perdite in termini ambientali arrivò solo un paio di giorni dopo il grande fronte dell’incendio che in quattro giorni divorò le montagne dell’Alto Lago. Ma oltre ai danni alla flora e alla fauna, quel rogo costò la vita a un vigile del fuoco arrivato da Milano per dare il cambio ai colleghi.
Luciano Pettik aveva 43 anni, sposato e con due figli e viene ricordato ancora oggi come esempio di abnegazione al lavoro per una vita finita nel fondo di un burrone, tra le lingue di fuoco, dove cadde il 2 gennaio del 1981.
Pettik, che viveva a Trezzano sul Naviglio quando è morto stava cercando di circoscrivere un focolaio in località “Quadra“ all’alpe di Forcora quando una densa nube di fumo lo ha avvolto a causa del vento alzatosi improvvisamente, e perduti i sensi il vigile del fuoco cadde in un burrone infuocato.
Quando si parla degli incendi in vetta, nella zona delle valli di confine, la memoria corre agli ultimi episodi che richiamano l’attenzione viva come le fiamme che qualche anno fa, sempre nei pressi della Forcora distrussero boschi e versanti proprio sulle alture della Veddasca, come le fiamme sul monte Paglione nella serata del 15 aprile 2017, un sabato: in questo caso il fuoco arrivò dalla Svizzera e sconfinarono in territorio italiano e i volontari lavorarono fino alle 12 del lunedì successivo per avere la meglio sulle fiamme e completare la bonifica.
Ma andando più indietro nella conta dei danni e nelle pagine del dolore profondo per una vita spezzata e per le piaghe nella natura ancora oggi in alcuni punti visibili, si deve fare un salto di una quarantina d’anni. Le cronache di allora parlano di un incendio terribile.
Il Corriere della sera del 4 gennaio di quell’anno parla di «fiamme che hanno interessato un’area di 50 chilometri quadrati», distruggendo un vasto patrimonio boschivo «dalle pinete della Forcora» con fiamme che «hanno minacciato gli abitati di Armio, Graglio, Lozzo e Biegno».
Oggi oltre alle cronache di quegli anni rimane il ricordo di quel vigile del fuoco onorato con una targa posta nel 2003 nei pressi della chiesa della Madonna della Neve.
In molti fra i residenti della Val Veddasca si ricordano di quei fatti, che svegliarono gli abitanti allertati con le campane a martello: «In quei giorni ero in valle, lo ricordo benissimo. E ad Armio pioveva fuoco».
Oggi, come quarant’anni fa, lo sguardo è sempre rivolto verso la cima della montagna; oggi, come allora, il titolo è sempre lo stesso: “Bruciano i boschi della Lombardia, colpa della siccità e del vento“.
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