Lettera aperta del Procuratore della Repubblica sulla morte del piccolo Daniele: “È successo un fatto impensabile”

La dottoressa Daniela Borgonovo spiega come la Procura segua con attenzione i casi di violenza domestica, quali passi erano stati compiuti nella vicenda di Davide Paitoni e come è avvenuta la tragedia

omicidio morazzone

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera aperta alla cittadinanza scritta dal Procuratore della Repubblica Daniela Borgonovo sull‘omicidio del piccolo Daniele per mano del padre Davide Paitoni


procuratore della repubblica Daniela Borgonovo

Gentilissimo Direttore,

a qualche giorno ormai di distanza dal terribile omicidio in danno del piccolo Daniele Paitoni, Le chiedo ospitalità per fornire ai Suoi lettori qualche informazione.

In effetti sono circolate in proposito molte false notizie e sono state espresse considerazioni prive di ogni logica, anche da qualche tecnico che non ne aveva titolo. Nelle sedi competenti è in corso ogni necessario accertamento sull’accaduto.

Ma sono preoccupata – tutti noi siamo preoccupati che la fiducia nella rete di protezione che abbiamo creato, soprattutto per le donne ed i fanciulli maltrattati, possa rapidamente diminuire, respingendo nuove vittime di questi fenomeni verso una solitudine cui, invece, devono e possono essere sottratte.

Nella Procura di Varese, a partire dal 2017, è stato istituito un gruppo di magistrati specializzati, che si avvale di un Ufficio dedicato, diretto da ufficiali di polizia specializzati a loro volta. La struttura mantiene costanti contatti operativi con Ospedali, Istituti scolastici, Servizi Sociali, Centri Antiviolenza e Case Rifugio, anche in forza di numerosi protocolli operativi, spesso proposti dal mio Ufficio, e accompagnati da un’intensa attività di formazione integrata.

Da ultimo è nata, com’è noto, la “Casa della nutrice”: un luogo unico in cui le vittime di violenza possono denunciare i reati avanti a magistrati e ufficiali di polizia giudiziaria ad alta specializzazione, e trovare contemporaneamente assistenza legale, sociale, medica e psicologica, e, se necessario, ospitalità gratuita. Lo scopo è garantire l’efficacia della risposta giudiziaria e sociale agli episodi di violenza, proteggendo e sostenendo coloro che ne hanno bisogno, e concentrando il più possibile le indagini nel tempo e nello spazio (come vuole la legge, anche quella europea), in modo che l’esperienza del processo sia vissuta nel modo meno traumatico e per il periodo più breve.

Ci si chiederà forse perché questa rete non abbia prevenuto l’assassinio del piccolo Daniele.

Com’è noto, del fatto è accusato il padre del bambino. Ove la sua responsabilità fosse definitivamente accertata, dovrebbe prendersi atto, con rammarico ma con realismo e con logica, che è accaduto un fatto impensabile, del quale non vi era stata la minima e specifica avvisaglia. Nel contesto di una separazione conflittuale, Paitoni, che era privo di precedenti e che mai aveva usato in famiglia la minima violenza, è stato denunciato nella primavera scorsa dalla moglie e dal suocero, relativamente a fatti di percosse reciproche, produttive di lievi lesioni.

Mai si è ipotizzato dall’Autorità giudiziaria un reato di maltrattamenti, che presuppone l’abitualità di comportamenti violenti o sopraffattori.
 La coppia era seguita da due legali, che avevano tra l’altro concordato l’affidamento provvisorio del figlio con la naturale previsione di molteplici occasioni di incontro del bambino con il padre, ed ancora non aveva avviato alcuna procedura giudiziale di separazione. Nessuna notizia di ulteriori violenze è mai pervenuta, e posso anticipare che non ve ne erano state.

La madre di Daniele frequentava il locale Centro antiviolenza, secondo il percorso tracciato dal protocollo per le donne che subiscono violenza e si presentano al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Circolo, ma il Centro non ha rilevato o comunque segnalato una qualunque situazione di rischio. Insomma, in relazione a quei fatti, non vera né possibilità giuridica né logica giustificazione per provvedimenti cautelari.

Le indagini preliminari si erano avviate, ed erano ormai prossime alla conclusione. Certo, qualche mese dopo Paitoni avrebbe commesso un grave reato di violenza, in un contesto e in una occasione che non avevano il minimo collegamento con la crisi familiare in atto. Su richiesta di questa Procura, l’uomo era stato costretto agli arresti domiciliari, ed il Giudice, ritenendo vi fosse pericolo di inquinamento delle prove, gli aveva interdetto contatti con ogni persona diversa dai familiari non conviventi. In seguito, tuttavia, è stato rappresentato che i familiari più stretti vivevano altrove e che era sarebbe stato tra l’altro inutilmente afflittivo inibire all’uomo di vedere il figlio.

Il Giudice, accogliendo l’istanza, ha rimosso il divieto per Paitoni di ricevere in casa la moglie e il piccolo Daniele. Infatti, da quel momento, e senza il minimo segnale di allarme, il padre ha continuato a vedere regolarmente il bambino in casa propria, secondo gli accordi presi con la mediazione dei legali, da ultimo nei giorni di Natale, prima del tragico e stupefacente episodio di capodanno.

In definitiva vorrei tramite Lei, tranquillizzare i cittadini di Varese sulla piena efficienza della loro Procura. Nessuna denuncia dimenticata nei cassetti, anzi, tanto impegno, tanta formazione, specializzazione, collaborazione con le Istituzioni nel contrasto alla violenza, tanti protocolli operativi, concreti, attivi ed efficaci. Con il risultato che ora i procedimenti per i reati di violenza di genere e domestica sono definiti in tempi brevi e sono rapidamente adottate le misure indispensabili per la tutela delle vittime, nonostante l’elevato numero e la gravità dei relativi affari penali.

La ringrazio per l’ospitalità. E mi consenta di esprimere, ancora una volta, il dolore ed il sentimento di solidarietà con la madre di Daniele che tutti noi proviamo da quel tragico giorno.

Il Procuratore della Repubblica
Daniela Borgonovo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Gennaio 2022
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