Metamorfosi urbana a Varese: le vicende dell’Italia Libera, tra i giardini Estensi e la caserma Garibaldi

La 45esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi racconta la storia di una statua tanto significativa quanto pesante, ma che attende il suo luminoso futuro

Metamorfosi urbana: le vicende dell'Italia Libera

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta,  ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata

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Metamorfosi urbana, quarantacinquesima puntata: le vicende dell”Italia Libera, tra i giardini Estensi e la caserma Garibaldi

La Varese del passato remoto ci appare nella maggior parte dei casi più attraente della città in cui viviamo. Un’eccezione alla regola è quella che risalta dal confronto tra due vedute dei Giardini Estensi, tra la foto in bianco e nero di quasi un secolo fa e l’immagine a colori del nostro tempo.

Vero è che quando fu scattata la prima fotografia il giardino progettato dall’ingegnere camerale di Milano Giuseppe Antonio Bianchi per il duca Francesco III era ancora separato dal parco di Villa Mirabello (acquisito al patrimonio comunale nel 1949), come si deduce dall’alta e lugubre siepe confinaria e il colle non era ancora ornato dalla pineta ma a prescindere da ciò è il complesso delle aiuole e della vegetazione che sembra piuttosto trascurato.

Onestamente mi sembra che oggi siamo più attenti alla cura di questa porzione non trascurabile del patrimonio verde cittadino. Con un’eccezione: la statua dell’Italia Libera dalle Catene che un tempo dominava con la spada sguainata la platea dei giardini è rimasta confinata a languire, decapitata e mutilata delle braccia, nel deposito del fu Macello Civico di Belforte, dove fu scoperta dall’architetto Franco Prevosti.

Metamorfosi urbana: le vicende dell'Italia Libera

Commissionata dal Comune di Varese allo scultore viggiutese Giovanni Franzi, la statua, posta sul Ninfeo che sovrasta la grande fontana, fu inaugurata con una solenne cerimonia il 6 giugno 1869. Meno di un secolo dopo, nel 1956, l’Italia Libera dalle Catene fu rimossa perché, con il suo peso, rischiava di far crollare il Ninfeo. Per il restauro e la ricollocazione della statua si batte da alcuni anni un comitato sostenuto dalla Varese Nascosta che deve però fare i conti con i tempi lunghi delle istituzioni.

Un progetto di restauro, redatto dall’architetto Chiaravalli, sarà sottoposto alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, che è però orientata a escludere la ricostruzione delle parti andate perdute, come la spada impugnata dall’Italia Libera e un tempo rivolta verso Palazzo Estense. La statua recuperata dovrebbe trovare posto nell’androne della Caserma Garibaldi, ancora in fase di restauro, di fronte all’originale in pietra del Cacciatore delle Alpi scolpito da Luigi Buzzi Leone.

 

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Pubblicato il 24 Gennaio 2022
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