“Non lasciamo sole le donne e proteggiamole con i loro figli”, appello dei centri antiviolenza dopo l’omicidio di Morazzone
EOS, DonnaSICura, Dico Donna e Icore chiedono più attenzione: "Le donne devono poter contare sulla protezione e sulla comprensione delle istituzioni, degli operatori sociali e degli operatori di giustizia"
Rabbia, indignazione e dolore per una tragedia che poteva essere evitata. Reazioni e sentimenti diffusi dopo la tragedia di Morazzone, che per chi si occupa quotidianamente di violenze familiari sono ancora più forti perché sostenuti dalla consapevolezza che con una maggiore attenzione e sensibilità oggi il piccolo Daniele sarebbe ancora con la sua mamma.
«Queste sono ore di lutto e dolore, le donne dei centri antiviolenza del territorio di Varese esprimono tutta la loro solidarietà e vicinanza alla mamma del piccolo Daniele ucciso a Morazzone dal padre – scrivono le donne di EOS, DonnaSICura, Dico Donna, e Icore – Tanta è la rabbia e l’indignazione nel vedere l’ennesima vittima, un bimbo di sette anni ucciso da un padre pericoloso e inadeguato, portatore della cultura del possesso e della violenza, che, nonostante fosse agli arresti domiciliari con un codice rosso per maltrattamenti in atto, ha potuto rivedere il figlio».
«Sappiamo, come operatrici dei centri, che le donne che subiscono violenza, anche quando denunciano, non vengono credute e le loro paure non vengono prese in considerazione; spesso succede che vengano accusate di essere “madri malevoli” se cercano di proteggere i loro figli dai padri violenti, molto spesso la violenza viene valutata e gestita come semplice conflitto fra coniugi. Quando una donna decide di separarsi da un marito o compagno violento è sempre un momento delicato in cui sia lei che i figli sono esposti ad azioni violente. Le donne devono poter contare sulla protezione e comprensione delle istituzioni, degli operatori sociali e degli operatori di giustizia. Gli uomini violenti non possono essere considerati padri adeguati e a loro non deve essere permesso di vedere i bambini».
I centri antiviolenza da sempre sono in prima fila nel denunciare l’uso della violenza fisica e psicologica nelle relazioni familiari: «Il fenomeno ha dimensioni inquietanti: anche il consiglio d’Europa ci ricorda che una donna su quattro subisce violenza dal proprio partner o ex partner nel corso della vita. Le leggi ci sono, ma vanno applicate; la stessa Convenzione di Istanbul, “primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi violenza,” troppo spesso non è conosciuta e applicata nei nostri Tribunali».
«Di fronte a fatti di cronaca così eclatanti la condanna sociale non è però sufficiente se serve solo a rimuovere dalle nostre coscienze un problema che ci riguarda più di quanto vogliamo ammettere e di fronte al quale tutti siamo chiamati ad agire, ognuno per la sua parte e competenza – concludono le operatrici di EOS, DonnaSICura, Dico Donna e Icore – Non lasciamo sole le donne che subiscono violenza, mettiamo in atto tutti gli strumenti e le modalità che la legge prevede per consentire alle donne una vita serena insieme alle loro figlie e ai loro figli».
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