“Il paese della jacaranda” è il primo romanzo della varesina Barbara Fettuccia

35 anni, originaria di Casciago ma cittadina del mondo per lavoro e per amore, oggi vive in provincia di Pavia. Sposata e mamma di due splendide bimbe, presenta il suo nuovo lavoro con una dedica speciale

Generica 2020

È in libreria e sui principali canali di vendita online il nuovo libro di Barbara Fettuccia, 35 anni, originaria di Casciago, ma cittadina del mondo per lavoro e per amore, oggi vive in provincia di Pavia. Sposata e mamma di due splendide bimbe, dopo “Opera omnia di un cuore” esce “Il paese della jacaranda” edito da Scatole Parlanti, il suo primo romanzo.

Un libro nato in un periodo complesso, con una dedica speciale al papà di Barbara, Giovanni, scomparso nell’estate 2021 “A mio padre, ai suoi lunghi silenzi e alle sue mani di betulla”: «L’ho scritto in un anno molto particolare per me, per tutti. Quei giorni sono, in qualche modo, tutti fra le pagine. Sono rimasti lì, vissuti, ormai passati, ma sospesi in una memoria agrodolce. Avrei voluto fare in tempo per farlo leggere a papà, mi avrebbe sorriso con gli occhi e sarebbe stato silenziosamente orgoglioso di me», racconta Barbara.

Diplomata al Liceo Classico Cairoli di Varese, ha poi studiato Scienze Politiche all’Università Statale di Milano: «Non è facile, per me, individuare il momento esatto in cui ho cominciato a scrivere. Ricordo, però, con precisione il giorno in cui mia madre mi regalò la sua vecchia Olivetti 32. Era il mio passatempo preferito: il ticchettio dei tasti trasformava ogni mia fantasia in una storia vera. Ero io a dirigere. Ecco, quello è stato l’istante in cui ho deciso che non avrei mai smesso di scrivere – prosegue Barbara -. Per me è come aprire una porta nuova ogni volta. Nella scrittura metto tutte quelle emozioni che non so gestire, ci sono io e ogni mia esperienza importante; i miei personaggi sono una combinazione perfetta fra fantasia e realtà».

«Ho sempre amato stare in mezzo alla gente, parlare e confrontarmi con tutti e mi sono resa conto, crescendo, che il dibattito sempre aperto e costruttivo è per me fondamentale. La vita passata, presente e futura è sempre fonte di ispirazione ed è questo il motore della mia scrittura. È quello che cerco nei libri che leggo ed è quello che voglio mettere nelle mie storie – prosegue -. Sono sempre stata affascinata dalle penne dei poeti: chi riesce a tradurre la Vita, chi la celebra anche nei suoi angoli più scuri, chi la restituisce al cielo, possiede un dono che non muore nel tempo. Ed è questo a cui aspiro: crescere e scoprire nuove prospettive per guardare la banalità. Perché dietro a ciò che noi definiamo “normalità”, esiste sempre una storia eccezionale. Scrivere, insomma, è sempre stata un’urgenza. Negli ultimi anni, per necessità lavorative, ho viaggiato molto, ho affrontato spostamenti al di là dell’oceano, ho cambiato case e città e ognuna di queste esperienze ha lasciato in me una traccia. Non è facile trovare il tempo, soprattutto con due bambine piccole e in questo periodo pieno di incertezze, ma devo ringraziare la mia famiglia per il supporto e la pazienza che mi concedono ogni giorno. Sono loro i miei primi lettori, ogni sera, prima di cena, un capitolo alla volta, ed è anche grazie a loro se questa storia si è trasformata nel mio primo romanzo».

«Il paese della jacaranda è, in parte, ambientato in Argentina nel periodo del colpo di Stato. Mi è stato chiesto più volte perché abbia scelto quel periodo storico e, in un primo momento, non ho saputo rispondere. È un’epoca storica che ha sempre suscitato in me grande interesse. La prima volta che ho sentito parlare dei desaparecidos ero al liceo. Mio padre stava guardando un film documentario sulle dittature sudamericane e le loro politiche interne. Rimasi colpita. Fino ad allora, a scuola, avevamo parlato di fascismo, ma sembrava una questione ormai risolta, ancorata ad un passato remoto. Credevo di essere salva, di essere nata nell’epoca giusta. E invece no – spiega Barbara -. Il giorno dopo, in classe, avrei voluto chiedere al professore di Storia perché non ce ne avesse mai parlato, ma in quel periodo avevo la presunzione di chi non sa nulla, ma crede di avere il mondo in mano. Come tutti gli adolescenti, mi ero già data una risposta, ma non seppi mai se fosse quella giusta. Vorrei che se ne parlasse di più, senza schierarsi politicamente, ma umanamente, dalla parte di chi ha lottato per non soccombere alla paura. Dovremmo ricordarci che la speranza non si consuma con il pianto, ma esplode nella piazze. Come quella delle abuelas, che con il loro fazzoletto bianco hanno sconfitto il silenzio e l’indifferenza».

 

LA TRAMA DE “IL PAESE DELLA JACARANDA”

Viviana è una psicologa che vive a Milano. La sua vita, che scorre aggrovigliata a un passato di bugie e sensi di colpa, sta per essere sconvolta: dapprima l’incontro con Abril, una paziente chiusa e scostante, poi la ricomparsa del padre di sua figlia adolescente, con la quale da anni non riesce più a comunicare. La donna dovrà fare i conti con se stessa, con le sue paure e gli errori commessi. Sarà proprio Abril, però, a sbrogliare definitivamente i nodi del passato, ribaltando le sue prospettive: verrà così alla luce la vicenda di Marta, partita per l’Argentina negli anni del regime militare del generale Videla, che permetterà a Viviana di comprendere se stessa e disperdere la nebbia nella quale, da sempre, si era sentita intrappolata. Il paese della jacaranda è un romanzo sapientemente costruito e pone l’accento su temi come l’amore per la pittura, la ricerca della libertà, il riscatto sociale e morale cominciato agli inizi del Novecento, quando Adelaide, la prozia di Marta, lascerà Genova con il grande piroscafo alla volta del Sudamerica.

“Sono figlia dell’arte e della scienza, di una pittrice e di un dottore innamorati della vita e della libertà. I miei genitori sono morti prima che io potessi incorniciare i loro volti nei miei occhi, per farne un ricordo indissolubile; morti prima che io potessi trasformare le loro voci in ricordi tangibili e risonanti. Eppure i loro insegnamenti li ho sempre avuti scolpiti sulla pelle e nei capelli, perché l’odio può depredare la vita del respiro, ma l’amore non può essere cancellato dalla Storia”.

Il paese della jacaranda
di Barbara Fettuccia
Editore: Scatole Parlanti
Collana: Voci
Data di Pubblicazione: gennaio 2022
EAN: 9788832814286
ISBN: 8832814285
Pagine: 176

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Pubblicato il 21 Gennaio 2022
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