Busto Arsizio ricorda l’arrivo dei Giuliani e Dalmati: “Il quartiere di Borsano seppe accoglierli”

Cerimonia nel quartiere che negli anni '60 ospitò circa 200 profughi che da anni vagavano per l'Italia in cerca di un luogo dove mettere radici. Grazie a don Emerico Ceci, l'allora parroco che favorì l'integrazione

Prima la benedizione davanti alla lapide dedicata a don Emerico Ceci, indimenticato parroco di Borsano che favorì l’insediamento di circa 200 giuliani e dalmati nel quartiere e oggi protetto dalla statua di San Biagio, poi il momento con gli studenti del tavolo “La storia ci appartiene” all’interno della Casa della Salute di via San Pietro.

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«A pochi giorni dal Giorno della Memoria siamo qui per il Giorno del Ricordo – ha detto il sindaco Antonelli alle autorità e agli studenti -. Due parole, memoria e ricordo, che indicano due organi del nostro corpo fondamentali: cervello e cuore. Entrambi servono per capire l’orrore della violenza dell’uomo sull’uomo, vissuta nello scorso secolo». Anche la presidente del Consiglio Comunale Laura Rogora ha voluto ricordare quei tragici fatti citando l’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Una tragedia a lungo rimossa e occultata. L’ex-presidente Napolitano la definì la congiura del silenzio».

Si è svolta questa mattina (giovedì) a Borsano, quartiere di Busto Arsizio, la cerimonia del Giorno del Ricordo, particolarmente sentita nel quartiere che negli anni ’60 accolse gli esuli della Venezia Giulia e della Dalmazia che dovettero abbandonare le loro terre per non subire la sorte di molti connazionali che finirono imprigionati e uccisi dagli apparati repressivi jugoslavi, infine gettati nelle foibe, le cavità carsiche che caratterizzano quei territori.

Alla benedizione di don Francesco Ferrante è seguita la lettura di alcune testimonianze di chi è fuggito da parte di alcune studentesse del liceo Crespi. A seguire è avvenuta, dopo più di 2 anni di attesa, la presentazione della mostra realizzata da una classe quinta dell’indirizzo di architettura del liceo Candiani Bausch, preparata in occasione della cerimonia di commemorazione del 10 febbraio 2020 e poi congelata per 2 anni in attesa della fine dell’emergenza.

«Finalmente possiamo presentarla nel giorno del Ricordo» – spiega la docente che ha supervisionato il lavoro di quegli studenti (ormai passati all’università). Ora è visitabile all’interno della Casa della Salute del quartiere e racconta dal punto di vista urbanistico come avvenne l’insediamento delle famiglie giuliano dalmate nel quartiere e le scelte che furono fatte allora per creare un vero e proprio villaggio di case popolari, sotto la supervisione dell’allora sindaco Giampiero Rossi, alla sua prima nomina e ancora giovanissimo.

Una testimonianza di quanto fece, insieme e su spinta del parroco di Borsano don Emerico Ceci, la si è potuta ammirare nel documentario “Italiani due volte” realizzato dagli studenti dell’Icma alcuni anni fa. In quel documentario sono raccolte le testimonianza di alcuni esuli che hanno vissuto a Busto Arsizio e degli amministratori dell’epoca.

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Pubblicato il 10 Febbraio 2022
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