Caro carburante, anche Varese nella morsa della “benzina oltre i 2 euro”
Anche il gasolio in alcuni casi sta superando la soglia dei 2 euro in modalità "servito". Gli autotrasportatori: «Più conveniente spegnere i motori che viaggiare». E tra i gestori c'è chi chiede il controllo governativo dei prezzi
Oltre vent’anni fa, parlando dei prezzi del carburante, c’era il timore che un litro di benzina superasse quella che i mass media chiamavano “soglia psicologica delle 2mila lire”. Un prezzo che, riletto oggi, da un lato mette malinconia ma che dall’altro ricorda la situazione che si sta vivendo in tutta Italia, e Varese non fa eccezione: in questo momento infatti c’è un’altra “soglia psicologica” che è crollata, quella dei 2 euro.
I cartelli che segnalano i prezzi esposti dai distributori sono eloquenti, in questi giorni: in più di un caso – soprattutto con la modalità del “servito”, quando cioè è un addetto a fare il pieno – il prezzo di vendita della “verde” è superiore ai due euro, ma ormai anche il gasolio si è avvicinato, e talvolta ha superato, quel prezzo. E non parliamo dell’autostrada, dove il costo del carburante è sempre superiore.
Come di consueto, i prezzi sono inferiori per chi decide di rifornirsi in modalità self service; raramente però si scende al di sotto dell’1,75 per il gasolio e dell’1,90 per la benzina. Spiccano, nel bene, le cosiddette “pompe bianche”, quelle cioè non legate ai grandi marchi petroliferi: aziende che spesso gestiscono pochissime pompe e, a differenza delle multinazionali, hanno minori spese di gestione.
Su queste cifre stanno pesando senza dubbio anche i venti di guerra al confine tra Russia (che è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio) e Ucraina, che incidono anche sull’andamento dei mercati. Proprio ieri sulla questione sono intervenuti anche i gestori dei distributori: la Fegica – una delle tre maggior federazioni – ha parlato di «situazione di emergenza» e ipotizzato che si torni temporaneamente al controllo dei prezzi da parte del Governo, sospendendo di fatto la liberalizzazione.
Sul piede di guerra anche le federazioni degli autotrasportatori: Unatras (coordinamento unitario del settore) ha chiesto al ministro Giovannini e al Governo una risposta rapida riguardo a una convocazione urgente. «Potrebbe essere più conveniente spegnere i motori anziché continuare a viaggiare in perdita, con gravi conseguenze sulle prospettive di ripresa economica».
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mariocas su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
elenera su Alberi secolari? "Ecoballe, cinquant'anni fa lì c'erano campi"
ccerfoglia su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
Felice su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
Felice su Alberi secolari? "Ecoballe, cinquant'anni fa lì c'erano campi"
ccerfoglia su Sottopassi ancora allagati a Busto Arsizio. Perchè qualcuno ci finisce sempre dentro?
La ragione principale dell’aumento dei prezzi della benzina è il mancato accordo tra i Paesi Opec sull’aumento della produzione di greggio durante il summit di Vienna, svoltosi lo scorso luglio. Il disaccordo che ha impedito la chiusura delle trattative è avvenuto tra Arabia Saudita (primo paese produttore al mondo) ed Emirati Arabi Uniti (produttore emergente del cartello Opec). Gli Emirati, avendo effettuato negli ultimi investimenti enormi sui giacimenti di petrolio e gas, hanno chiesto di poter aumentare la produzione, rivedendo quindi gli accordi generali sui tagli che tutti i paesi devono rispettare. La richiesta è stata respinta da diversi Paesi Opec, prima tra tutti l’Arabia Saudita, stoppando così anche le mire di altri stati come Azerbaigian, Kuwait, Kazakistane e Nigeria, che sperano di poter aumentare a breve la loro produzione.
Prima ci sapremo staccare da questa dipendenza energetica e meglio sarà per tutti…anche se nell’immediato la vedo veramente difficile.