Il Consiglio regionale riconosce più poteri agli enti locali nella caccia alle nutrie

Approvata la legge sul “contenimento e l’eradicazione della nutria” che introduce misure più incisive ed efficaci con l’obiettivo di arginare il problema. 17 milioni di euro il valore dei danni causati da almeno due milioni di nutrie

La nutria

Più poteri agli enti locali e un ampliamento delle modalità operative e degli strumenti per la caccia e la cattura delle nutrie, i grossi roditori che infestano le campagne lombarde causando gravi danni alle coltivazioni.

E’ quanto previsto dalla legge sul “contenimento e l’eradicazione della nutria”, approvata oggi dal Consiglio regionale.

“La legge -ha detto la relatrice Barbara Mazzali (FdI)- semplifica le procedure e introduce misure più incisive ed efficaci con l’obiettivo di arginare un problema che sta diventando sempre più grave. Le norme di riferimento risalivano ormai a vent’anni fa e perciò si rendevano urgenti alcune modifiche, che abbiamo voluto introdurre recependo le osservazioni di enti e associazioni di categoria. L’ampia condivisione in Commissione e poi in Aula è la dimostrazione che il lavoro di confronto e di sintesi è stato realizzato nel migliore dei modi”.

Le competenze di Regione, Province e Comuni
Innanzitutto la legge definisce e precisa le competenze di ogni singolo livello istituzionale, a partire dai Comuni che vengono considerati “competenti alla gestione delle problematiche relative al sovrappopolamento delle nutrie” e possono utilizzare “tutti gli strumenti sinora impiegati per le specie nocive”.  Indirizzi generali e prescrizioni operative spettano alla Regione che allo scopo predispone un Programma triennale di contenimento ed eradicazione, documento di riferimento per la stesura da parte di Province e Città Metropolitana di uno specifico piano.

La legge precisa che Province e Città Metropolitana possano essere commissariate dalla Giunta regionale “qualora non adempiano all’obbligo di attuare il Programma regionale”.

Presso le Province viene istituito un tavolo provinciale di coordinamento con prefetture, comuni, associazioni agricole, associazioni venatorie, consorzi di bonifica e altri soggetti interessati, al fine di monitorare annualmente gli obiettivi di eradicazione, mentre per il supporto all’attività di controllo i Comuni possono stipulare convenzioni con associazioni venatorie, ambiti territoriali di accia e comprensori alpini.

Gli strumenti ammessi per la caccia
Per quanto riguarda le metodologie di eradicazione, la nuova classificazione prevede armi comuni da sparo, la gassificazione controllata, la sterilizzazione controllata, l’uso di trappole con successivo abbattimento dell’animale con narcotici, armi ad aria compressa o armi comuni da sparo, metodi e strumenti scientifici messi a disposizione dalla comunità scientifica e ogni altro sistema validato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) o dal Centro di referenza nazionale per il benessere animale.

Altra regola riguarda la possibilità per le province, d’intesa con i sindaci dei Comuni interessati, di autorizzare all’abbattimento diretto degli animali la polizia municipale e provinciale, gli agenti venatori volontari, le guardie giurate, gli operatori della vigilanza idraulica, gli operatori dei consorzi irrigui, gli incaricati delle ditte “pest control”, i cacciatori e i proprietari o conduttori dei fondi agricoli.

Viene stabilito che l’eradicazione delle nutrie avviene in ogni periodo dell’anno su tutto il territorio regionale anche quello vietato dalla caccia e vengono stanziati 500mila euro per il 2022 e altri 500mila euro per il 2023.

Altro aspetto importante riguarda la semplificazione delle procedure per lo smaltimento delle carcasse. E’ prevista la possibilità di ricorrere al sotterramento nel caso di piccole quantità giornaliere e la possibilità di trattenere il capo catturato. Si introduce il riferimento che consente, in via eccezionale per i capi abbattuti con arma da fuoco nell’ambito dei piani di controllo, che possano essere lasciati in loco quando le condizioni dell’habitat non rendano possibile il recupero. E’ stabilito che le Province organizzino la raccolta e lo smaltimento delle carcasse e che trasmettano alla Regione, entro il 31 maggio di ogni anno, i dati.

Nel corso dei lavori consiliari sono stati approvati anche alcuni ordini del giorno proposti dalle minoranze. In particolare da parte del PD si invita la Giunta a prevedere più risorse e a chiedere l’istituzione di un Fondo nazionale pluriennale mentre l’ordine del giorno del M5S chiede di incentivare “anche l’utilizzo di metodi alternativi non cruenti e non letali”.

Le nutrie in Lombardia, il numero e i danni
17 milioni di euro di danni causati da almeno due milioni di nutrie:
sono dati forniti da Coldiretti Lombardia sulla base dei casi denunciati e rilevati da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Al di là dell’ufficialità, tuttavia, la realtà è fatta di cifre diventate ormai enormi, praticamente incalcolabili, i cui fenomeni riguardano ormai tutta la regione. Diffusi un tempo soprattutto in pianura padana, i grossi roditori si sono infatti spinti in tutte le province, invadendo terreni agricoli, corsi d’acqua e persino città e paesi. La loro presenza ha messo in pericolo le colture, le strade (a causa delle loro tane, i lunghi e profondi tunnel che provocano cedimenti dei sedimi), la salute delle persone per i parassiti che moltiplicano e per il rischio di incidenti stradali. Originaria del Sud America, la nutria ha una capacità di riproduttiva che l’ha portata in pochi anni a infestare il territorio. Con le sue notevoli dimensioni (di norma pesa tra i 5 e i 10 kg. ma può arrivare anche a 17), è considerata dagli organismi internazionali una delle 100 specie animali più nocive.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Febbraio 2022
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