A Cuveglio il Giorno del Ricordo, Paglia: “La memoria non deve spegnersi”

La commemorazione a Muro del ricordo. Il Comune ha intenzione di implementare e dare maggiore rilevanza a questo luogo, giardino della memoria storica

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Questa mattina alle ore 11,  presso il muro del ricordo a Cuveglio, si è svolta la commemorazione delle vittime delle foibe e degli esuli dell’Istria, Venezia Giulia, Dalmazia. Presenti alla cerimonia i Carabinieri Cuvio, la Polizia locale, la Sezione Alpini Cuveglio, la Protezione Civile Gruppo Intercomunale Valcuvia, le Associazioni del territorio, il vicesindaco, gli assessori e i consiglieri Comunali. A seguito degli interventi del sindaco Francesco Paglia, del presidente Anpi e del caposezione ANA Luino, sono state lette alcune poesie e si è ascoltata la canzone l’Esodo da Pola “1947” di Sergio Endrigo che racconta il dramma degli esuli Istriani.

Con l’occasione si è data notizia che il Comune ha intenzione di implementare e dare maggiore rilevanza a questo luogo, giardino della memoria storica e luogo in cui si possano commemorare tutte le persone condannate a morte dalle ideologie. Sarà un lavoro corale che coinvolgerà Comune, scuole ed associazioni.

Questo il discorso tenuto dal sindaco Francesco Paglia:

«Buongiorno a tutti, è per me un onore e un piacere essere qui con voi per celebrare insieme questo 10 febbraio Giorno del Ricordo, grazie per la vostra presenza segno di reale affezione alla storia e alle sofferenze del nostro popolo. Anche in questa giornata, come in quella appena trascorsa nella quale abbiamo ricordato le vittime della Shoah, siamo tutti interrogati sul senso, sul significato di questi tragici avvenimenti che seppur partendo da opposte ideologie hanno causato identico sconcerto ed orrore . La memoria di ciò che è avvenuto non deve spegnersi, deve essere sempre presente, viva, di stimolo e monito all’azione. Deve spingerci – ha continuato il primo cittadino – ad approfondire sempre più le cause che hanno generato tali abomini. Propongo, alla vostra riflessione, uno stralcio del discorso dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciato in occasione di questa ricorrenza nel 2007 e una poesia di Fabio Magris. Penso che descrivano in modo completo e profondo quanto avvenuto in Istria, Venezia Giulia e Dalmazia luoghi simbolo nei quali si è consumato l’orrore della risiera di San Sabba  e delle foibe. Così affermava Giorgio Napolitano: “Va ricordato l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l’odissea dell’esodo, del dolore e della fatica che costò a Fiumani, Istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell’Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata – torno alle parole del Professor Barbi – la “congiura del silenzio”, “la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.” E Fabio Magris  così scriveva: “Ossa spezzate, atroci agonie, l’uomo ha superato Caino. Come bestie torturate, legati ai polsi con vile fil di ferro, gettati ancor vivi nell’oscurità. Massacro senza limiti, sterminio, carneficina, eccidio, genocidio, inumani vendette, stragi e rappresaglie coperte da anni e anni di silenzio per politiche infami. Ora, nei prati di Basovizza, un masso di pietra carsica sigilla la vergognosa tomba dei dodicimila infoibati. Non si odono più tormentosi lamenti ma solo frusciar del vento e… poco lontano un ragazzino sorridente fa volare il suo aquilone”. E’ evidente – ha concluso il sindaco Francesco Paglia – che non possiamo riporre la nostra speranza nelle ideologie che, in particolare in questi luoghi del ricordo, evidenziano il loro insuccesso e l’incapacità di comprendere l’umano. E’ solo in una unità di popolo che guardi al bene comune, e che abbia il coraggio di riaffermare e riscoprire  il concetto di libertà, che affonda le radici nella tradizione Cristiana, che l’Italia e l’Europa potranno tornare ad essere faro di civiltà nel mondo. Viva l’Italia».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2022
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