L’affetto per i bimbi di Chernobyl non si ferma davanti ai venti di guerra tra Russia e Ucraina

L’ultimo gruppo è stato in Italia per il mese a ridosso del Natale, tra dicembre e gennaio. Nonostante le difficoltà i gruppi di Samarate e Castano pensano già ai soggiorni della prossima estate

Samarate generica generiche

Solo il drammatico esplodere della pandemia globale, nel 2020, aveva fatto sospendere i viaggi.
Ma l’affetto per i “bambini di Chernobyl” ha solo “saltato un giro”: tra Samarate e Castano Primo, nella zona di Malpensa, i soggiorni terapeutici per i bimbi della zona contaminata sono riprese subito. E oggi il gruppo NoiConVoi tiene accesa la speranza, anche di fronte alla difficile situazione che l’Ucraina sta vivendo, con i venti di guerra con la Russia.

Carlo Puricelli, da molti anni una delle “anime” del gruppo che accoglie bambini dalle zone intorno alla centrale di Chernobyl, è appena tornato dal paese di confine tra Est e Ovest. «Ci eravamo fermati solo nel 2020. Nel 2021 siamo ripartiti e abbiamo ospitato ventuno bambini in diciotto famiglie. Certo, un numero minore rispetto alle 35-40 famiglie di un tempo, ma comunque siamo ripartiti». In estate è stato rispettato il consueto soggiorno di cinque settimane, a cavallo tra i mesi di giugno e luglio. E anche nel periodo invernale si è rinnovata l’accoglienza. «Siamo andati a prenderli al 13 dicembre scorsa». Questa volta i bambini erano solo dodici, perché a Natale è un po’ più difficile garantire la disponibilità delle famiglie (tanto più quest’anno complicato ancora da quarantene e tamponi).

A gennaio il gruppo di bimbi è stato riaccompagnato in Ucraina: «Da domenica 16 a venerdì 21 siamo tornati con Patrizia di Castano». Nonostante le preoccupazioni internazionali, il gruppo di accompagnatori italiani non ha incontrato il clima da “prima linea” che ci si potrebbe aspettare leggendo i giornali: «Se il tema della guerra compare in televisione dicono che succederà domani o dopodomani» sintetizza Puricelli, raccontando il clima di ormai persistente attesa di uno scontro che si trascina dal 2014 (con le rivolte della “Novarussia”, le zone di Luhansk e Doneck, e con l’annessione della Crimea).

Nonostante le incertezze, il gruppo è già al lavoro per preparare le visite dell’estate 2022: «Le disponibilità le raccogliamo nell’arco del febbraio» continua Puricelli. «Bisogna capire cosa succederà, anche rispetto al Covid». Ma intanto si lavora comunque all’accoglienza

Il gruppo della zona di Malpensa si occupa in particolare di due aree dell’Ucraina, piuttosto diverse: da un lato il presone di Visneve, abitato che è ormai divenuto parte della cintura suburbana di Kiev e dunque con atmosfera più “cittadina”, dall’altro la zona di Malyn, formata da villaggi agricoli meno attrezzati.

La distinzione viene rimarcata da Puricelli anche per ribadire un punto importante: «La nostra è in primis una accoglienza terapeutica». Non è un aiuto a una popolazione impoverita (come era quella ucraina venti e più anni fa, dopo la caduta dell’Urss), ma un aiuto per il benessere sanitario: per i bambini è infatti opportuno trascorrere più tempo possibile lontano dalle terre contaminate intorno alla centrale esplosa nel 1986. 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 11 Febbraio 2022
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