“Le mie gioie terribili”: l’autobiografia di Enzo Ferrari

In questi giorni nasceva “il Drake”, uomo di vittorie e di lutti: Dino, la Mille Miglia e Lauda, fino a Villeneuve. Ferrari fu anche un buon lettore di narrativa, estimatore di Piero Chiara

Libri - Scrittori generico

Esistono forse libri più belli e completi sulla vita di Enzo Ferrari, ma l’autobiografia ha il vantaggio della ‘presa diretta’ sul personaggio, definito dal figlio secondogenito Piero una sorta di “cubo di Rubik”. Considerato un uomo dal carattere difficile, egli fu un eclettico ricolmo di passione.
Il volume, pubblicato all’inizio degli anni 1960 e continuamente aggiornato, deve essere considerato anche una sorta di “terapia dello scrivere” alla quale il grande costruttore si dedicò dopo il profondo dolore subito per la morte del figlio primogenito Dino, ucciso dalla distrofia muscolare.

Tra gli episodi più significativi della vita di Ferrari c’è quello che mise fine alla Mille Miglia, a quel tempo una delle corse su strada più prestigiose del mondo. Nel 1957 durante la gara ci fu un tragico incidente a Guidizzolo, un paesino del Mantovano non lontano da Desenzano. Qui perirono pilota e copilota di un’auto Ferrari, causando la morte di nove spettatori tra i quali cinque bambini.
Esplose una polemica enorme che finì col trascinare il costruttore in tribunale. Per assolverlo con formula piena venne scomodata addirittura una superperizia tecnica, alla quale partecipò anche un esperto di motori per missili, il prof. Corrado Casci del Politecnico di Milano.
Altra storia dai contorni tragici, ma curiosa nei fatti, fu la vicenda di Niki Lauda: nel 1973 la Ferrari era in profonda crisi, essendosi sempre sostenuta con le vittorie, senza mai spendere una sola lira di pubblicità. La scuderia pensò allora ad una vecchia conoscenza, Clay Regazzoni, il pilota di Lugano che nel 1970 aveva già vinto un Gran Premio d’Italia e che piaceva al commendatore. Regazzoni giunse a Maranello segnalando alla scuderia anche un giovane pilota austriaco che era suo compagno di squadra alla BRM. Curiosamente, Ferrari scritturò Lauda considerando anche la tipologia di donne che gli stavano intorno: il costruttore stimava infatti le donne superiori agli uomini, soprattutto per la loro grande forza vitale. Ebbe ragione: Lauda era più lento di Regazzoni, ma molto più regolare nella guida; avevano auto uguali ma Lauda le trattava meglio, provocando minori problemi. Nel 1974 Clay perse il mondiale all’ultima gara, mentre nel ’75 sempre all’ultima gara Lauda lo vinse. Nel ’76 nonostante il gravissimo incidente al Nürburgring, Lauda sfiorò ancora il titolo ma poi vinse nuovamente nel ’77. Per la stagione ’78 l’austriaco lasciò improvvisamente e polemicamente il team, ma nel 1979 la Ferrari vinse ancora con il pilota sudafricano Jodi Scheckter.

C’è una parte del volume che risulta un po’ stucchevole: quella nella quale il Drake intrattiene il lettore con un prolisso elenco di clienti della sua prestigiosa azienda, prendendosi addirittura il vezzo di catalogarli e distinguerli in diverse tipologie: dagli aristocratici come il principe consorte del Belgio, ai politici più o meno illustri, ai direttori d’orchestra. Fino ai Barilla, gli industriali della pasta, che comprarono un’auto sportiva sapendo che Ferrari era in difficoltà finanziarie.
Dopo una vita al limite, anche sul filo di quelle risorse economiche che non bastavano mai e che, ad un certo punto della vicenda, costrinsero la moglie Laura ad impegnare un importante gioiello di famiglia per riuscire a pagare i dipendenti, i Ferrari morirono celeberrimi; e tuttavia anche molto ricchi, forse senza averne piena consapevolezza. Il secondo figlio, frutto di una relazione extraconiugale ben nota, fu infine nominato erede universale dal padre rimasto vedovo.
Piero Ferrari si dice possieda ancora oggi un patrimonio personale di oltre quattro miliardi di dollari.

Scheda libro: Enzo Ferrari – “Le mie gioie terribili” – Oscar Storia – 2016

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Pubblicato il 18 Febbraio 2022
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