Amerigo Giorgetti: “Cazzago Brabbia snaturata da progetti senza senso”

L'ideatore e curatore dell’Archivio storico del territorio dei laghi varesini, fa una riflessione sul lavatoio-acquario e sugli ultimi progetti dell’amministrazione comunale

Grande festa per il rierùn

Una voce autorevole, quella di Amerigo Giorgetti, ideatore e curatore dell’Archivio storico del territorio dei laghi varesini, si alza per “difendere” l’identità della piccola Cazzago Brabbia.  Dopo la presentazione del progetto che il sindaco Emilio Magni intende realizzare grazie ai fondi del bando di rigenerazione urbana, Giorgetti fa un’analisi di come sta cambiando il volto del paese sulle rive del Lago di Varese. Parla di “scempio”, a partire dall’acquario che verrà realizzato nel vecchio lavatoio del paese, all’interno del progetto del “Lake Museum“.

Ecco il testo dell’intervento di Amerigo Giorgetti
I tormentati anni che stiamo vivendo nel piccolo comune di Cazzago sono l’esito finale di un processo iniziato a metà Ottocento, quando la vendita imposta dall’alto delle terre comuni, per supposti motivi di bilancio, diede inizio ad una inedita contrapposizione fra comune-comunità e comune-municipio: gli interessi delle famiglie del villaggio vennero allora subordinati a quelli di una lontana pubblica amministrazione, sorretta a sua volta da nuovi grandi proprietari estranei alla comunità locale. Tale contrasto raggiunse il suo culmine quando il consiglio comunale appoggiò le richieste dei proprietari dei fondi torbosi della Brabbia, decretandone la libera proprietà e quindi il loro libero sfruttamento, ai danni dell’intera comunità che fin ad allora ne aveva goduto.
In questi ultimi anni assistiamo, insieme alla disgregazione della comunità locale, alla totale estraneità e insensibilità della pubblica amministrazione alle ragioni di quanto resta di ciò che è stato per molto tempo un paese di lago.
Arrivano molti soldi da uno Stato lontano per opere artificiose e inutili, che non possono nascondere l’incuria e l’abbandono di ciò che esiste, strade, edifici, terreni agricoli: avanza la cementificazione e la devastazione del paesaggio nella più totale incuria di chi dovrebbe conservarlo. Tanto i debiti dovranno pagarli le future generazioni. Ma la cosa più squallida è che queste insensate operazioni vogliono collegarsi con la tradizione, dalla quale sono le più distanti ed estranee; anzi, suonano come una beffarda dissacrazione del mondo paesano. Si lascino in pace almeno le generazioni che ci hanno preceduto.

Facciamo un esempio. Come tanti altri luoghi anche qui c’è un vecchio lavatoio costruito in epoca fascista e frequentato dalle donne fino all’invenzione della lavatrice. È un luogo simbolo del paese, un luogo che racconta la nostra stessa identità. Cosa farne? Facciamone un museo di pesci, possibilmente imbalsamati, per attirare turisti in cerca di suggestioni esotiche. Si potranno finalmente osservare persici, gobbi e boccaloni, introvabili nel lago inquinato e sostituiti da gardon, siluri e carassi. Oppure: davanti alla casa dei pescatori togliamo la visuale con un ricovero a parallelepipedo per un rialone, che affonderebbe se fosse usato sul lago. Oppure: realizziamo una strada che ferisce in due l’unica zona agricola rimasta indenne dalla distruzione ambientale.
Questi cospicui e dispendiosi progetti non solo non servono al paese e ai suoi abitanti, ma imbruttiscono l’esistente, e snaturano la natura stessa dei luoghi. Il tutto mentre manca una dignitosa manutenzione di ciò che esiste, abbandonato a se stesso in nome del “nuovo” che avanza.
Sono opere concepite e realizzate solo per gente che arriva in macchina da fuori: per i parcheggi di queste automobili si espropriano senza motivi di urgenza e necessità dei terreni un tempo usati come orti e giardini.
Chi ha a cuore Cazzago non può sopportare un simile scempio e quasi quasi preferirebbe andarsene da qualche altra parte del mondo.
Cazzago è oggi un luogo ammirato da molti proprio perché è riuscito, negli anni passati, a limitare la distruzione del suolo e a conservare il più possibile quello che la natura ci ha regalato e quello che i nostri progenitori ci hanno lasciato. Vediamo invece che l’attuale amministrazione, a parole aperta a un turismo sostenibile che sostenibile non è, attirando invero un turismo di massa in un luogo non adatto a contenerlo/riceverlo, rovina proprio ciò che di bello il paese offre ai suoi visitatori.
La voce di coloro che sono ancora legati a questo paese viene ignorata o, peggio, tacitata. Il tutto in un silenzio assordante, con scelte calate dall’alto che i cazzaghesi devono poi scoprire a mezzo stampa. Il progetto del lavatoio-acquario giaceva nei cassetti del comune da oltre tre anni. È mai possibile che in tre anni non si sia trovato il tempo e il modo di presentarlo ai cazzaghesi? È mai possibile che per questo e altri progetti che riguardano luoghi importanti del paese l’amministrazione, nonostante le promesse fatte, non abbia mai voluto organizzare delle assemblee pubbliche e, anzi, si opponga alla legittime richieste di quei cittadini che chiedono di essere informati? È mai possibile che i cazzaghesi debbano sempre subire le decisioni di pochi e non essere chiamati in causa quando è in gioco l’identità stessa del loro paese? Si è ormai scavato un fossato tra il comune-comunità e il comune-municipio.

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Pubblicato il 11 Marzo 2022
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Commenti

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  1. sirangelol
    Scritto da sirangelol

    Non sono di Cazzago Brabbia, ma sono pienamente d’accordo con chi ha scritto l’articolo. Se i soldi del ricovery fund vengono spesi per cose inutili è meglio lasciare i quattrini al consiglio Europeo. Abbiamo bisogno di altro.

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