Guerra in Ucraina, Draghi: “La lotta di oggi e i sacrifici di domani sono una difesa del nostro futuro”

Il Premier in parlamento per un aggiornamento sulla situazione della guerra in Ucraina passa in rassegna gli scenari umanitari, energetici e militari: "Ad un popolo che si difende e chiede aiuto non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza"

«L’invasione dell’Ucraina segna una svolta decisiva nella storia europea». È con queste parole che il Premier Mario Draghi ha aperto il suo intervento in Senato martedì 1 marzo per un’informativa sulla situazione della guerra scatenata dall’invasione della Russia. Un discorso che è durato mezzore e in cui ha passato in rassegna quanto sta succedendo che si è concluso con queste parole: «La lotta che appoggiamo oggi e i sacrifici di domani sono una difesa del nostro futuro».

«Molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa -ha detto il Primo Ministro- e che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, benessere e sicurezza che le generazioni che ci hanno preceduto avevano avuto con enormi sacrifici» ma le immagini che arrivano dall’Ucraina rappresentano «la fine di queste illusioni». Così oggi il mondo si trova in «una nuova realtà che ci obbliga a scelte fino a pochi mesi fa impensabili» perchè «non si tratta di un attacco ad un paese libero e sovrano ma un attacco ai nostri valori e l’Italia non intende voltarsi dall’altra parte».

Passando in rassegna quando successo in Crimea prima, nel Donbass poi e pochi giorni fa nelle auto-proclamate repubbliche di Donetsk e di Luhansk per Draghi «il disegno del Presidente Putin si delinea con contorni nitidi» Per il Premier però «questo non è uno scontro contro la nazione russa» ma contro il suo governo e riferendosi alle proteste di piazza «ammiro chi prende parte a questa manifestazioni. Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i piani di guerra».

Crisi umanitaria ed energetica

Le conseguenze immediate che per il Premier dovremo affrontare sono due: quella umanitaria e quella energetica. Nel primo caso «la situazione umanitaria è sempre più grave» e sono «stimati in 18 milioni il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti, gli sfollati interni potrebbero essere tra i 6,5 e i 7,5 milioni e i rifugiati 3 o 4 milioni». Per questo da un lato «Italia farà di tutto per aiutare e Polonia e Romania potranno contare sull’Italia per fronteggiare l’ondata di rifugiati» mentre dall’altro è stato decretato lo «stato di emergenza sanitaria che durerà fino al 31 dicembre» ma che «non pone conseguenze alla fine dello stato di emergenza per il covid» fissato per il 31 marzo. Draghi a poi rinnovato l’invito ai 2.300 italiani ancora in Ucraina di lasciare il paese e ha anche informato che le attività dell’ambasciata sono state spostate nella residenza dell’ambasciatore Pierfrancesco Zazo «che oggi ospita  87 persone di cui 72 dovrebbero partire oggi».

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Sul piano energetico invece «al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas» ma «visto il rischio di ritorsioni e inasprimento delle sanzioni dobbiamo valutare situazione». Draghi ha poi detto che guardando ai prossimi mesi «anche la completa interruzione non dovrebbe avere seri problemi» grazie soprattutto agli «stoccaggi e alle temperature più miti in arrivo». Nel medio e lungo periodo però «la situazione rischia di essere più complicata» e quindi ci sono «allo studio misure per ridurre la dipendenza» che sono: aumenti dagli altri fornitori, terminali di gas liquido, aumento dell’energia termoelettrica con carbone e petrolio e se necessario maggiore versatilità nei consumi. In ogni caso per il futuro «non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese, ne va della nostra libertà. Per questo dobbiamo puntare su aumento deciso della fornitura da rinnovabili e semplificare le procedure perchè sono il maggiore ostacolo, investire sullo sviluppo dei bio metano, ragionare su rigassificazione e raddoppio della capacità del TAP».

Lo scenario militare

Draghi ha confermato «l’Attivazione di tutti e 5 i piani della Nato già annunciati settimana scorsa» per arrivare ad «attivare la postura in stato di deterrenza sul fianco est della Nato». In questo contesto l’Italia ha già messo a disposizione 239 unità in Lettonia con le relative forze navali già in navigazione sotto il comando alleato, mentre le forze aeree in Romania saranno raddoppiate. In Italia invece ci sono in stato di pre allerta ulteriori forze con 1.400 militari in un primo gruppo e un secondo di 2.000 unità.

Draghi poi sottolinea come il governo abbia risposto all’appello del presidente di fornire armamenti. «È necessario che il governo sia in grado di resistere e ad un popolo che si difende e chiede aiuto non è possibile rispondere solo con incoraggiamento e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, europea e dei nostri alleati».

Il Premier sottolinea poi come «stiamo approvando forti misure restrittive anche contro la Bielorussia visto il suo coinvolgimento» e che «siamo anche pronti ad ulteriori misure contro la Russia» con altre sanzioni «che stanno avendo efficacia».

Un passaggio poi sull’Europa «che ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia» sperando che «le lezioni di questa emergenza non vanno sprecate» con una «difesa comune che sia complementare alla alleanza atlantica». La minaccia rappresentata oggi dalla Russia «ci porterà per investire nella difesa più di quanto fatto in passato e dovremo scegliere se farlo a livello nazionale o europeo. Avere un impegno comune è anche un impegno ad essere alleati».

In sintesi dunque «l’Invasione è attacco alla nostra concezione di rapporti tra stati su basi di convenzione e diritti» e quindi «la lotta che appoggiamo oggi e i sacrifici di domani sono una difesa del nostro futuro ed è per questo che chiedo il sostegno del parlamento oggi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Marzo 2022
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