Le rinnovabili “soffocate” dalle speculazioni sul gas

L'Italia è tra i maggiori produttori di energia rinnovabile eppure i rincari sono evidenti e sono iniziati ben prima della guerra tra Ucraina e Russia. Il nodo delle quotazioni del gas

gerry varie

Dopo anni di quotazioni del gas molto basse, a partire dalla seconda metà del 2021 si è assistito a un’impennata dei prezzi e a un calo dei flussi dalla Russia. Il caro prezzi dell’energia, in particolare del gas, non va però ricondotto esclusivamente alla guerra in atto tra Russia e Ucraina, perché era iniziato ben prima. La crisi scatenata da Putin non ha fatto altro che accentuarne la portata.
Amedeo Rosatelli, senior partner di Sere, società di consulenza sull’energia, intervenendo a un webinar organizzato da Siderweb, la community dell’acciaio, ha spiegato bene il contesto in cui è maturata la situazione di crisi di approvvigionamento di gas in Italia e nel resto d’Europa. «Oltre all’impennata dei prezzi di gas, Co2 ed energia elettrica – ha spiegato l’esperto – negli ultimi anni c’è stato un calo della produzione interna sia nazionale che europea, per esempio si è ridotta la produzione del grande giacimento olandese di Groningen. C’è stata una diminuzione dei flussi di Gnl (gas naturale liquefatto, ndr) via nave che veniva “dirottato” verso l’Asia. Infine c’è stato un problema metereologico, il tutto in un momento in cui iniziava la ripresa con un aumento della domanda di gas».

IL MIX ENERGETICO ITALIANO

La situazione dell’Italia è molto particolare. Il mix energetico italiano è caratterizzato da un forte contributo dell’energia derivante da fonti rinnovabili che ci colloca tra i principali produttori europei. Questa situazione però non genera opportunità a causa dei meccanismi di fissazione del prezzo che fanno riferimento solo al gas. «Il prezzo dell’energia in Italia – ha sottolineato Rosatelli – è legato al costo di produzione spot delle centrali a gas, centrale marginale che chiude la domanda nella maggior parte delle ore. Quindi il prezzo legato al gas trascina anche quello delle rinnovabili. Ecco perché non se ne vedono i benefici. Una situazione che gioca a sfavore dell’Italia, a differenza della Francia, dove c’è il nucleare, e della Germania, dove è presente il dualismo tra eolico e carbone».

MAGGIORE TRASPARENZA NEL PREZZO

In Italia dunque una sola componente del mix energetico trascina il 100% del prezzo. Non è però tutto lo stock di gas a determinare la dinamica dei prezzi, perché in questo meccanismo non rientrano i contratti di lunga fornitura, che rappresentano il 60% del totale. Quindi è solo il 30% del gas legato a quotazioni spot, indicizzate sugli hub Ttf (mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale) e Psv (il principale hub italiano dove avvengono gli scambi della borsa del gas), a determinarne il prezzo finale e a influenzare tutto il resto. Un meccanismo che, secondo Rosatelli, andrebbe rivisto per ragioni di trasparenza.

LO STOCCAGGIO 

Sul fronte dello stoccaggio di gas, l’Italia con il 36% è messa molto meglio rispetto alla media europea che si attesta al 27%. In questo momento il Governo sta massimizzando tutti i flussi di gas alternativi a quello russo, cioè quelli provenienti da altri paesi, come Algeria e Libia, quelli del Tap (Trans Adriatic Pipeline, ndr) e anche il Gnl attraverso i rigassificatori di Rovigo, Panigaglia e Livorno.

RIPRENDERE E AUMENTARE LA PRODUZIONE NAZIONALE

Oggi stiamo pagando politiche energetiche del recente passato poco lungimiranti, legate ai mercati spot e non a visioni di medio e lungo termine. Per un certo periodo non c’è stata chiarezza su che cosa volevamo fare del gas perché l’Europa era totalmente impegnata sul versante della transizione ecologica. Ora c’è un cambio di passo su due temi cruciali: la possibilità di superare le indicazioni sugli aiuti di stato per fare politiche di sostegno nel settore dell’energia e la revisione dei meccanismi per la determinazione dei prezzi. Infine c’è un tema legato al recupero e all’ampliamento della produzione nazionale di gas. «In questo modo – ha concluso Rosatelli – si darebbe la possibilità ai settori industriali di sottoscrivere contratti di approvvigionamento di lungo periodo con maggiore stabilità e prezzi equi, collegati alla media storica degli ultimi 5 anni».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 16 Marzo 2022
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