Non ci fu corruzione in carcere a Busto Arsizio, pena ridotta per l’agente della Penitenziaria

Condanna a due anni per Dino Lo Presti, agente della Polpen molto attivo nel carcere di Busto, ma è caduta l'accusa di corruzione. Pene ridotte anche per due ex-detenuti

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Due anni fa un’inchiesta all’interno del carcere di Busto Arsizio, portata avanti dalla Procura di Busto Arsizio, dalla Polizia Penitenziaria e della Guardia di Finanza di Varese si era conclusa con cinque arresti.

Le accuse erano piuttosto pesanti e riguardavano un sistema di corruzione attivo dentro e fuori le mura del carcere con a capo l’assistente della Polizia Penitenziaria Dino Lo Presti (difeso da Francesca Cramis), che oggi è stato condannato a due anni di reclusione contro i 5 chiesti dalla pubblica accusa che contestava una corruzione che i giudici non hanno ravvisato.

Favoriva detenuti in cambio di soldi, in manette agente della penitenziaria di Busto Arsizio

Dei quindici capi d’imputazione formulati dall’allora procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico, solo uno è resistito al primo grado e quello più grave, la corruzione, è caduto di fronte alla corte presieduta dalla presidente della sezione penale del Tribunale di Busto Arsizio, Nicoletta Guerrero.

Il collegio ha assolto Giuliano Ronga (assistito da Davide Toscani del foro di Busto) dall’accusa di possesso di armi perché il fatto non sussiste in quanto nessun arma illegale è mai stata trovata in suo possesso. Per il secondo capo di imputazione, istigazione alla corruzione, il Tribunale ha rinviato gli atti in procura disponendo nuove indagini e riqualificando il capi di imputazione  in un meno grave traffico di influenze. Condanna ad un anno per Giovanni Marchetta.

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Marzo 2022
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