Il “ciclista della memoria” porta a Genova il piastrino di un soldato disperso in Russia
Davide Ponschin era un fabbro del paese di Molassana, oggi quartiere del capoluogo ligure: scomparve nel corso della tragica ritirata di russia
Davide Ponschin era un fabbro, il fascismo lo costrinse a lasciare a Genova la sua famiglia – una moglie, una figlia – per andare a invadere l’Unione Sovietica. Non tornò mai, disperso tra ne nevi di Russia.
Ma oggi almeno qualcosa della sua storia si ricongiunge a lui: nel fango della terra tra il fiume Don e il fiume Dnepr un contadino russo ha trovato la piastrina che portava al collo, che torna a Genova grazie a Giovanni Bloisi, “il ciclista della memoria”
«Il piastrino me lo aveva regalato un ragazzo, Ivan, a Voronezh» racconta Bloisi, che nel 2019 ha attraversato la zona tra Ucraina e Russia in bici, sulle tracce dei soldati italiani. «Il 13 aprile ci sarà la cerimonia al municipio di Genova».
Bloisi sottolinea che il piastrino in metallo con il nome di Davide Ponschin gli è stato regalato. «Lì c’è un brutto mercato di piastrini ritrovati, ma a me l’hanno regalato. Anche perché io non li cercavo neppure: erano le persone che, saputo del mio viaggio, me li affidavano». Bloisi è tornato a casa con nove piastrini identificativi e anche con una gavetta, un recipiente in metallo per il cibo che spesso i soldati incidevano riportando anche il proprio nome e la città o il paese di origine.
Nonostante il Covid che si è messo di mezzo, nell’arco di tre anni Bloisi ha potuto riconsegnare ai parenti dei soldati scomparsi molto del materiale recuperato tra Ucraina e Russia: «La gavetta l’ho consegnata a Macerata, quattro piastrini consegnati sono stati consegnati ai parenti a Udine, Vicenza, Torino». Ora tocca a Genova.
La storia di Davide Ponschin, disperso nella ritirata di Russia
Davide Ponschin era nato nel 1913 a Molassana, un paesino della valle del Bisogno, aggregato poi alla “Grande Genova” nel 1926, insieme ad altri diciotto piccoli comuni (oggi quartieri).
TUTTE LE STORIE DELLA RITIRATA DI RUSSIA RACCONTATE DA VARESENEWS
Ponschin faceva il fabbro ed era un uomo robusto, sposato e padre di una bambina. Tre anni dopo il servizio militare viene richiamato per “istruzioni”, esercitazioni, in un reparto di artiglieria: è il 30 agosto 1939, il giorno dopo Hitler invade la Polonia. Mussolini e l’Italia lo seguiranno pochi mesi dopo, con l’invasione della Francia. Nel 1941 Mussolini decide di unirsi alla folle avventura in Russia e anche Davide Ponschin è costretto a lasciare la sua terra e a partire in armi, il 24 giugno sale su un treno per finire nella zona del Don: artigliere, viene schierato al fianco della divisione Cosseria, che tiene un pezzo del fronte.L’attacco in forze dei sovietici arriva il 16 dicembre.
Bloisi insieme al russo IvanDavide Ponschin scomparve durante la tragica ritirata con cui l’Armir – l’armata italiana in Russia – cerca di portarsi fino al fiume Dnepr, nell’odierna ucraina. Nei documenti è indicata come data dell’ultimo avvistamento il 1° febbraio, ma è forse solo una data convenzionale.
L’impegno per la memoria
Giovanni Bloisi da anni porta avanti il suo progetto di “viaggi della memoria”: ha toccato i campi di sterminio, ha seguito le tracce dei bambini ebrei passati da Sciesopoli, nella Bergamasca, arrivando fino in Israele. Ha ripercorso la tragica ritirata di Russia, la peggiore sconfitta italiana nella Seconda Guerra Mondiale.
Bloisi è anche un iscritto Anpi, presidente della sezione di Varano Borghi-Lago di Comabbio, ed è ora impegnato in un viaggio di più anni per toccare tutti i luoghi teatro di stragi nazifasciste in Italia. Il Covid ci ha messo lo zampino e il progetto, da quadriennale, è diventato ancora più articolato. Quest’anno è pronto a ripartire per completare il suo tour del Nord-Ovest: «Riparto al 4 maggio: l’anno scorso avevo chiuso al colle del Lys, ora riparto da Torino», racconta.
Toccherà Cumiana, dove i nazisti fucilarono 51 civili, poi Saluzzo nel ricordo della comunità ebraica scomparsa, poi in altre località del Cuneese dove furono uccisi partigiani e civili. Il 7 maggio toccherà Boves – la prima strage di massa in Italia – e poi sconfinerà persino in Francia, nel paese di Tenda, uno dei due Comuni che l’Italia dovette cedere interamente alla Francia, dopo la dissennata guerra d’aggressione scatenata da Mussolini nel 1940.
Di qui scenderà nella val Roja fino a rientrare in Italia, per poi percorrere tutta la riviera della Liguria. In mezzo anche una risalita verso il Turchino e la Benedicta, località tra i monti dove furono uccisi 147 partigiani e renitenti che non volevano continuare l’insensata guerra del fascismo contro gli Alleati.
Quest’anno il viaggio si concluderà a La Spezia: non solo “confine” della Liguria, ma anche sede del Tribunale Militare di La Spezia «che aprì i processi alle Stragi» negli anni Novanta.
Memoria da far rivivere e che, nei viaggi di Bloisi, diventa anche occasione di solidarietà, come avvenuto nel caso del viaggio del 2019 e messaggio di pace: a distanza di tre anni il “ciclista della memoria” è ancora in contatto con amici ucraini e russi – oggi divisi dalla guerra – e ha contribuito a portarne in Italia alcuni.
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