Industria alimentare varesina in sofferenza: “Rincari delle materie prime insostenibili“

Assemblea del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” di Univa. Il Presidente di settore, Remo Giai: “Schiacciati dai rincari record e dall’impossibilità di adeguare con la grande distribuzione i listini dei nostri prodotti”. Si spera nell'export

industria alimentare

Aumentano i prezzi di energia e commodities sul fronte degli approvvigionamenti, condizione che sul fronte della domanda si deve confrontare anche con l’indebolimento del mercato interno e le difficoltà di manovra nella grande distribuzione. Un panorama difficile per l’industria alimentare varesina per la quale nell’ultima riunione di settore si parla di «contrazione dei margini senza precedenti»

La solidità del comparto manifatturiero alimentare è a rischio, insomma. «La situazione richiede interventi urgenti e l’attenzione da parte della politica. Le imprese del nostro settore sono esposte a fattori critici che in parte condividiamo con altri comparti industriali, ma che in parte sono specifici. Pensiamo ai rincari non solo energetici, ma anche delle commodities alimentari, di cui le aziende italiane sono per larga parte importatrici e che viaggiano su incrementi a doppia, a volte tripla cifra percentuale. Nonostante il settore continui a consolidarsi sui mercati esteri grazie al buon andamento delle esportazioni, anche quelle generate da Varese, la combinazione tra costi delle materie prime e delle forniture energetiche, lo schiacciamento contrattuale nei confronti della grande distribuzione e l’indebolimento del mercato interno fanno intravedere una contrazione del valore aggiunto e dei margini delle aziende».

Generica 2020

Questa la fotografia scattata dal presidente del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Remo Giai (nella foto), confermato alla carica dall’assemblea che hai riunito le 21 imprese associate ad Univa, per un totale di oltre 3.200 addetti. Birra, dolci, cioccolato, prodotti lattiero caseari, lavorazione ittiche e di carne, mugnai, vini, liquori: questo lo spaccato dell’industria alimentare sul territorio che è di fronte ad uno scenario sempre più preoccupante. Imprese che stanno affrontando rincari delle materie prime insostenibili.

Tale voce, infatti, rappresenta in molti comparti alimentari il 75% dei costi di produzione. Facile capire come aumenti che si aggirano tra il +20% e il +100% possano impattare sui bilanci. Tanto più che a fronte di questo aumento dei costi di produzione si registra, dall’altra parte, la difficoltà delle imprese di spuntare dalla grande distribuzione ritocchi nei listini delle forniture superiori all’8%. È sulle spalle delle aziende che vanno a pesare quei mancati rincari che ancora non si vedono su un’inflazione italiana per il momento contenuta rispetto a quella di altri Paesi, anche europei.

«Questo collo di bottiglia – ha affermato durante l’Assemblea di settore di Univa, Luigi Pelliccia, Responsabile Studi e Ricerche Socio-Economiche di Federalimentari – rischia di distruggere un patrimonio industriale fondamentale del nostro made in Italy».
Il rischio è un impoverimento generale, anche in termini di posti di lavoro. «L’unica ancora di salvezza per i margini delle imprese – ha spiegato Pelliccia alle imprese varesine – è la crescita dell’export soprattutto sui mercati extra Ue”. Almeno su questo le notizie non sono al momento così negative, anzi: le esportazioni alimentari del made in Italy hanno registrato nei Paesi al di fuori dell’Europa un aumento del +21,7% a febbraio di quest’anno rispetto allo stesso mese del 2021. Nonostante le difficoltà congiunturali, dunque, le vendite oltre confine tengono, confermando il trend positivo del +10% che le esportazioni nazionali del settore sono riuscite a segnare a fine 2021. In questo andamento generale non fa eccezione l’industria varesina dei prodotti alimentari e delle bevande che a fine dell’anno scorso ha messo a segno un balzo in avanti delle esportazioni del +11%, per un valore di 550 milioni di euro.

Tra i principali mercati di destinazione si piazzano il Regno Unito (dove hanno trovato collocazione 118,2 milioni di euro di esportazioni made in Varese), la Germania (65,4 milioni) e la Francia (49,7 milioni). Tra i Paesi dove le imprese varesine sono cresciute di più, a conferma dell’analisi di Luigi Pelliccia di Federalimentare, ci sono proprio quelli extra-Ue. Come gli Stati Uniti (+12%), l’Australia (+19,7%), il Giappone (+31%). “Questi dati – ha chiosato il Presidente del Gruppo merceologico di Univa, Remo Giai – sono sintomo della resilienza e vitalità del nostro settore che continua a caratterizzarsi per le sue doti anticicliche anche e specialmente in periodi di crisi. Un valore per tutto il Paese che chiediamo alle istituzioni di tutelare, aiutandoci in questa fase di contrazione dei margini senza precedenti”. Oltre alla elezione per un altro mandato di Remo Giai, della Farmo Spa di Casorezzo, alla Presidenza, l’Assemblea del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” di Univa ha confermato alla carica di Vicepresidente Massimo Cestaro della Irca Spa di Gallarate e nominato come Delegato della Piccola Industria Giovanni Sessa della Prealpi Spa – Industria Casearia di Varese

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Pubblicato il 08 Aprile 2022
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