Olena e Iryna in piazza a Varese per i loro concittadini ucraini: “vogliamo sensibilizzare gli italiani sul nostro dolore”

Il presidio si è tenuto questa mattina di fronte ai cancelli della Prefettura di Varese: "E' la prima manifestazione della nostra vita. Ma tutto questo male deve finire"

manifestazione ucraina

Una manifestazione pacifica quella organizzata questa mattina, martedì 12 aprile, di fronte alla prefettura di Varese da Olena Koval e Iryna Khomenko, nate e cresciute in Ucraina ma residenti in Italia da tanti anni: “Vogliamo sensibilizzare i cittadini italiani al nostro dolore. Noi abitiamo qui da molti anni, ma abbiamo famiglia e amici in Ucraina. Il nostro popolo sta soffrendo e questo è un modo per far vedere che siamo con loro e che soffriamo insieme a loro pur non essendo lì” racconta Olena.

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Il piazza per l’Ucraina: le immagini prima e dopo il conflitto per sensibilizzare i varesini 4 di 10

Bandiere ucraine che riportano fotografie delle città diventate punti focali del conflitto, prima e dopo il passaggio della guerra, splendidi parchi, costruzioni, chiese sostituite da macerie, cadaveri e paura.

Presenti alla manifestazione anche una coppia, madre e figlio, da poco arrivati in Italia proprio dall’Ucraina, costretti a fuggire dalla propria casa e dal proprio Paese. “È troppo doloroso stare a casa a fare finta di niente – racconta Olena – Non abbiamo mai pensato che sarebbe arrivata un’invasione del genere da parte della Russia, li abbiamo sempre considerati nostri fratelli e fino all’ultimo credevamo che non sarebbe mai iniziata la guerra. Siamo qui, guardiamo le notizie e non ci sembra vero vedere le nostre case distrutte, i sacchi neri che avvolgono cadaveri, le città che erano bellissime ora bruciate, le persone costrette a rifugiarsi nei sotterranei, donne violentate senza ritegno o pietà”.

E prosegue: “Alcune persone che in questo momento sono in determinate città dell’Ucraina, come ad esempio Mariupol, non possono più comunicare con noi. Vediamo cosa accade solo attraverso i social e la televisione e tante persone attraverso questi canali stanno cercando le loro famiglie disperatamente”.

Tra i cartelloni affissi al cancello della prefettura ne spicca uno sopra gli altri: riporta i nomi di alcune aziende italiane che dopo lo scoppio della guerra non hanno smesso di lavorare e mantenere rapporti con la Russia, a differenza di altre che hanno da subito preso le distanze: “In questo momento chi lavora con la Russia sostiene la guerra. Gli dà la possibilità di avere soldi, comprare armi e uccidere ancora più persone. Dall’altro lato, per i cittadini smettere di comprare da queste aziende può sembrare pochissimo, ma è un piccolo passo per fermare un sistema concentrato solo sugli affari e non sui risvolti tremendi che sta avendo la guerra”.

In Russia: “molte persone sono scese in piazza per manifestare contro questa guerra. Ma molti, soprattutto quelli che vivendo fuori dal paese ricevono notizie dai loro parenti, sono convinti che questa guerra sia giusta, che serva a qualcosa – continua – Dalla Russia i loro familiari li convincono che è un conflitto necessario, che gli ucraini sono persone da eliminare, che l’ucraina deve essere sottomessa”.

Per chi sta in silenzio c’è: “L‘impossibilita di parlare, la paura delle ripercussioni. La propaganda ti lava il cervello – conclude Olena – Questa è la prima manifestazione della mia vita: forse con il cuore avrei voluto prendere parte a tante altre, ma non ho mai avuto coraggio. Ora invece mi sono detta che sarei voluta essere io quella che la organizza. L’Ucraina c’è e le sofferenze esistono, stanno avvenendo proprio ora. Non è giusto che la gente muoia. Le persone si riparano nei sotterranei ma i soldati russi entrano, li legano, gli sparano, uccidono i bambini. Molte cose non le fanno vedere in televisione, ma a noi arrivano, attraverso i social e i messaggi. Tutto questo male deve finire“.

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francescamarutti3@gmail.com
Pubblicato il 12 Aprile 2022
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