Spertini (kpmg): “Con la guerra le aziende devono fare attenzione da chi prendono gli ordini”

La lista delle sanzioni è in continuo aggiornamento e le analisi fatte solo due mesi fa oggi non potrebbero più valere. Altro giro di vite dell'Eba (Autorità bancaria europea) sui criteri per la concessione di credito

kpmg

«Con la situazione in corso le aziende devono fare attenzione a cosa è permesso e a cosa non lo è. Quindi da chi si prendono gli ordini, da chi si fa magazzino e da chi si fattura perché la lista delle sanzioni è in continua evoluzione e pertanto l’analisi fatta due mesi fa oggi non potrebbe essere più valida». A parlare è Ivan Spertini, socio kpmg, intervenuto al webinar organizzato da Marco Crespi, responsabile dell’area finanza dell’Unione industriali della provincia di Varese, e dedicato alle ricadute della guerra in Ucraina sul sistema finanziario, alle nuove regole di classificazione di default e agli indicatori di valutazione del merito creditizio introdotti da Bruxelles.
La guerra ha certamente complicato il quadro in cui si vanno a inserire le nuove linee guida, motivo per cui alle aziende viene richiesta maggiore attenzione. I consulenti continuano ad aggiornare gli elenchi delle aziende esportatrici perché potrebbero nascere problemi ben prima della recuperabilità del credito.

L’EBA E LE  NUOVE REGOLE  PER IL MERITO CREDITIZIO

Le nuove linee guida stabilite dall’Eba (Autorità bancaria europea) introducono ulteriori criteri restrittivi per la concessione del credito. Un provvedimento che apre una serie di riflessioni, prima fra tutte: l’opportunità di irrigidire il sistema dopo “uno stress test” terribile come la pandemia che di per sé ha già operato una profonda scrematura della platea.
Una riflessione che deve aver impegnato anche il regolatore europeo, perché l’unica concessione fatta riguarda proprio lo spacchettamento temporale dell’applicazione delle nuove disposizioni che dunque avverrà in più fasi, dal giugno del 2021 (data di implementazione) al giugno del 2024 (applicazione completa).

In questo tempo il sistema bancario, filiale per filiale, dovrà adeguarsi e soprattutto attrezzarsi per ridare risposte alla clientela.
 Gli esperti in materia di kpmg, Lorenzo Macchi ed Emanuele Simoncelli, hanno parlato di «maggiore scrupolosità» richiesta agli istituti bancari nella valutazione del credito. In effetti la mole di dati di natura economico-patrimoniale, secondo gli indicatori previsti dalle nuove linee guida, è davvero notevole.

TANTI INDICATORI DI RISCHIO

L’elenco dei key risk indicator, cioè gli indicatori di rischio chiave di controparte per la valutazione del merito creditizio, ne comprende ben 24, tra cui: l’analisi dei flussi di cassa futuri, la qualità dell’attivo, la redditività del capitale investito, il margine di profitto netto e l’andamento del fatturato, solo per citarne alcuni.
«Se la banca non ha tutti questi dati – ha spiegato Simoncelli – è più difficile accedere al credito». E il fatto di non averli non mette al riparo il cliente dalle valutazioni che farà l’istituto di credito. «Il gestore – ha proseguito il consulente – dovrà basare la sua decisione su un set preciso di informazioni. Inoltre, non bastano le serie storiche in quanto le nuove linee guida chiedono al gestore di tener conto anche delle prospettive dell’azienda».
Se questi dati non ci sono, la banca sarà costretta a usare stime tendenziali e indicatori relativi all’andamento di settore, con il rischio di applicare la famigerata media del pollo di Trilussa, ovvero: se qualcuno mangia un pollo, e qualcun altro no, in media hanno mangiato mezzo pollo a testa.

PIÙ DIFFICILE  IL RITORNO IN BONIS

Altrettanto restrittive e invasive sono le nuove regole per la definizione di default. Riducono notevolmente il perimetro discrezionale della banca e rendono più difficoltoso il ritorno in bonis, cioè la riabilitazione, del debitore. «Sono state riviste le regole con cui le banche giudicano le posizione dei loro debitori – ha spiegato Lorenzo Macchi -. Se prima venivo messo in default e andavo a sanar la situazione entro 91 giorni, ritornavo in bonis. Oggi non è più così perché continuo ad essere considerato un cliente a rischio e il mio credito rimane sotto osservazione per tre mesi. L’obiettivo non è punitivo ma l’intervento serve a dare un criterio uniforme di classificazione di un credito se in bonis o non performing».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 13 Aprile 2022
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