“Un’esperienza toccante”. La testimonianza del pastore di Castellanza dopo il viaggio in Ucraina

Il pastore Silvano Basile ed altri fedeli della Chiesa Evangelica ADI sono stati in Ucraina dal 6 al 9 aprile scorsi per consegnare 3,5 tonnellate di aiuti umanitari. Donati anche 500 materassi ed un furgone.

Viaggio del pastore Silvano Basile in Ucraina

«È stata un’esperienza molto toccante, l’incredibile coraggio di queste persone mi ha colpito notevolmente», sono le parole con cui il pastore Silvano Basile della Chiesa Cristiana Evangelica di Castellanza ha voluto descrivere il suo ultimo viaggio in Ucraina. Nel loro viaggio, durato dal 6 al 9 aprile scorsi, Basile ed altri fedeli delle Assemblee di Dio in Italia (ADI) hanno raggiunto le chiese evangeliche presenti sul territorio rumeno ed ucraino, diventate ormai dei luoghi di accoglienza per i profughi di guerra, portando circa 3,5 tonnellate di aiuti umanitari nei vari centri di smistamento. In questi luoghi, i prodotti vengono imbustati, caricati su dei furgoni e spediti in 30 città, dove si necessitano prodotti alimentari, prodotti per bambini e medicinali. Nello specifico, ADI ha donato anche 500 materassi ed un furgone.

Basile ed i suoi compagni di viaggio si sono spinti ben oltre le zone di confine con la Romania, facendo tappa nelle piccole località ucraine Molodia e Kam’yana, ma anche a Cernauti, una grande città da 250 mila abitanti. «A Kam’yana abbiamo visitato la bellissima chiesa evangelica pentecostale, in cui sono ospitati tantissimi bambini, alcuni dei quali, purtroppo, orfani – ha dichiarato il pastore -. Volevo portarmeli tutti con me in Italia, ma purtroppo non è stato possibile. Una volta lì ti senti coinvolto, ti affezioni a questi ragazzi e non vorresti lasciarli». Basile è rimasto colpito dalla «dignità e dal senso patriottico di queste persone. Tante mogli non vogliono lasciare i mariti e li proteggono per fare in modo di non mandarli al fronte. Molti uomini non scappano per la paura di essere arruolati una volta arrivati al confine».

Tra gli episodi più impattanti che hanno segnato l’esperienza di Basile ed i suoi compagni di viaggio vi è la testimonianza di una famiglia ucraina: «La loro casa è stata bombardata e completamente rasa al suolo. L’unica cosa che è rimasta loro è una pesantissima scheggia della bomba che l’ha distrutta, è stato veramente scioccante» ha ricordato Basile. Il pastore ha voluto poi sottolineare il grande cuore di questo popolo, confessando che «loro non odiano i russi, non riescono a provare odio per persone con cui hanno sempre convissuto amichevolmente. L’unico responsabile per loro è Putin».

Nel frattempo, la Chiesa Evangelica di Castellanza sta ospitando diversi profughi ucraini. Tra di essi, vi sono una mamma con un figlio che però vorrebbero riabbracciare anche la figlia adolescente, che in un primo momento ha rifiutato di seguire la mamma in Italia per rimanere a Leopoli. Ora la ragazza si è convinta a raggiungerla, perciò «ci stiamo attivando per fare sì che ciò avvenga, in qualche modo ci riusciremo» ha rassicurato Basile. Il pastore voleva portare in Italia anche una numerosa famiglia, composta da madre e ben 14 figli, ma «purtroppo tre dei figli sono stati chiamati per combattere, quindi non è stato possibile farlo».

Tante le nazionalità di volontari incontrate dai castellanzesi: americani, finlandesi, tedeschi, austriaci, ma anche tanti altri italiani, tutti uniti per dare una mano ai profughi di guerra. Presenti anche varie ONG, Save the Children e UNICEF su tutte.

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Pubblicato il 13 Aprile 2022
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