Andrea Arnaboldi si ferma a Mestre: “Una promettente sconfitta”

L'atleta della Asd Your Difference, 42 anni, di Galliate Lombardo non si dà per vinto e da buon “ispiratore” raccoglie idee e pensieri per proiettarsi nel futuro in cerca di nuovi obiettivi e traguardi

Trail Varie

Un sogno da raggiungere, il fisico che non fa sconti e la consapevolezza che il viaggio è ancora lungo e pieno di occasioni da cogliere.

Andrea Arnaboldi non ce l’ha fatta, il suo progetto di concludere la Ultramarathon di Mestre percorrendo 140 chilometri e battendo il proprio record personale raggiunto a Provaglio d’Iseo poche settimane fa (131,011 chilometri in 12 ore) non è andato a buon fine.

Ma l’atleta della Asd Your Difference, 42 anni, di Galliate Lombardo non si dà per vinto e da buon “ispiratore” raccoglie idee e pensieri per proiettarsi nel futuro.

Come disse Enzo Ferrari: ”Questa apparente prestazione deludente è una PROMETTENTE SCONFITTA”. Perché? Perché io e il mio team sapevamo che era una cosa più grande di noi, ma per arrivare a realizzare il grande sogno che ci siamo posti tra 4 anni è importante, fondamentale capire dove sono i nostri limiti, sbatterci il muso, e da qui avete dei feedback costruttivi per indirizzare il lavoro mentale fisico fisioterapico alimentare nella direzione vincente.

Per questo dico che siamo più felici della gara di sabato dove ci siamo ritirati che della vittoria di 2 settimane fa.. Perché nelle vittorie si è anestetizzati dall’euforia del risultato e non si vedono le cose che andrebbero migliorate. Mentre nell’esperienza di sabato abbiamo ricavato tante considerazioni e consapevolezza che ci farà solo crescere e migliorare.

E la bravura sta, come è scritto in una famosa poesia nel “trattare i 2 impostori alla stessa maniera…”. I 2 impostori sono vittoria e sconfitta e vanno trattati nella stessa maniera senza esaltarsi e senza deprimersi in base a quello che hai raggiunto!

Personalmente la cosa più difficile che ho dovuto affrontare sabato è stato il confronto muso a muso col mio ego. Perché quando sei primo e puoi vincere la gara, ti accorgi che quella vittoria è effimera, ma che la cosa più corretta e utile da fare è ritirarti perché stai andando a creare problemi fisici e stai mancando di rispetto al tuo grande sogno, ma soprattutto stai mancando di rispetto ai tuoi valori, al tuo team e alle persone che ti vogliono bene, entri in un conflitto interiore che è una danza tra il tuo ego e la tua anima più profonda e preziosa.

Vincere non vuol dire essere i più forti, ma significa essere i più bravi in quel momento. Sbagliare non vuol dire essere sbagliati, significa che dobbiamo continuare a seminare per poi raccogliere un domani quando saremo veramente pronti.

La lezione che mi porto a casa da questa preziosa e unica esperienza di vita è, come dice Jovanotti, “che a stessa quantità di gioia corrisponde stessa quantità di delusione”: quindi che un giorno sei in cielo e il giorno dopo sei nel baratro, ma “non esiste motivo per non tentarci più” e quindi che è solo nel baratro che troviamo le risorse interiori per tornare a volare verso i nostri sogni. E come bisogna farlo? Come disse Denzel Washington in un famoso discorso “Cadere in avanti”, cioè sfidare i nostri limiti con coraggio, determinazione, passione, consapevoli di cadere, ma felici di rialzarsi più forti di prima!

Continua a seminare per continuare a sognare!

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Maggio 2022
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