Eva Onlus dopo la tragedia di Samarate: “Fondamentale leggere i segnali di pericolo”
Per Cinzia Di Pilla, coordinatrice del centro antiviolenza di Busto Arsizio, le tragedie come quella di Samarate devono far riflettere le donne: "Si pensa sempre che queste cose succedono agli altri e si abbassa la guardia"
La tragedia di Samarate avvenuta ieri in una villetta di via Torino, nella quale Alessandro Maja ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, la figlia minore Giulia e ha gravemente ferito il figlio Nicolò (che ancora lotta tra la vita e la morte all’ospedale di Varese) ha lasciato un profondo senso di vuoto e una scia di domande senza risposta tra i cittadini.
Per provare a dare qualche risposta all’ennesimo massacro famigliare ad opera di un marito e padre che ha perso la testa di fronte all’ipotesi di una separazione, abbiamo chiesto a Cinzia Di Pilla, coordinatrice del centro antiviolenza Eva Onlus di Busto Arsizio, cosa stia succedendo dal suo osservatorio.
Questa tragedia si poteva evitare?
Non so se si poteva evitare ma io non credo a chi racconta che si possa passare dal bianco al nero in un attimo. Le sfumature ci sono sempre, anche in questo caso. Credo che ci sia stato, anche questa volta, uno scarso sistema di allerta e percezione del rischio che mette le donne in una situazione di gravità pazzesca. Tutte le donne che si rivolgono a noi non hanno la percezione del rischio. Attivare quel sistema d’allerta per noi è il primo obiettivo. Proprio oggi devo affrontare il difficile compito di convincere una nostra utente, che si è ribellata per la prima volta a 20 anni di botte, a non tornare a casa dal marito.
Eppure non sono stati rilevati segnali esterni che potessero far pensare ad una tragedia simile: nessuna denuncia, nessun vicino che parla di litigi, all’apparenza una famiglia normale.
Nonostante il ripetersi di queste tragedie in situazioni sociali ed economiche diverse, per tutti scatta sempre lo stesso meccanismo: si pensa sempre che nella propria famiglia non possa succedere. Il fatto che non ci fossero segnali esterni, visibili, non significa che non vi possano essere delle dinamiche famigliari interne che possano portare ad esplosioni di violenza così forti.
Morazzone, Mesenzana e adesso Samarate. Cosa succede agli uomini e come si può evitare tragedie simili?
Quello che deve far riflettere è il rifiuto da parte di alcuni uomini dell’accettazione della separazione dal nucleo famigliare. Io credo che il servizio si supporto psicologico debba andare di pari passo con il medico di base, per le donne e per gli uomini. Le donne, in particolare, non devono sottovalutare mai il pericolo e devono sempre rivolgersi ai centri anti-violenza, anche quelli creati da volontari. Gli enti pubblici, invece, devono dare seguito alle misure che ci sono, sono utili ma vanno finanziate adeguatamente. Un esempio su tutti è il reddito di libertà: su 10 domande presentate dalla nostra associazione ne sono state accolte solo due ma non perchè le altre non avessero i requisiti ma semplicemente perchè i fondi sono insufficienti.
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