Giornata della legalità a Varese: le domande dei ragazzi 

Gli studenti presenti al convegno sulla Legalità in ricordo di Falcone e Borsellino hanno rivolto ai magistrati domande lucide e concrete sulla lotta alla mafia. Ascoltarli, dà speranza per il futuro

Giornata Legalità

Non è facile essere un adolescente. Ce lo si dimentica, quando si diventa adulti e tante incertezze si trasformano in sicurezza, quando la confusione che rotea in testa si sedimenta in serietà e padronanza di sé. Certo, gli anni avanzano e giungono altre sfide, ma a 16 anni alzarsi in piedi dopo un “Ci sono domande?” corrisponde sempre a una scelta coraggiosa per quell’età, spesso uno scoglio difficile da superare. Si ha paura di non essere brillanti, di avere in mente una domanda banale, di sbagliare qualche termine e sentire risatine alle nostre spalle.

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Giornata Legalità 2022 a Varese 4 di 10

Soprattutto se, come ieri, sabato 21 maggio, si è allo stadio Franco Ossola di Varese, per la Giornata della Legalità e ci si trova davanti i propri compagni di classe, gli insegnanti e ragazzi di altre scuole.

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Eppure Ella, Margherita, Carola, Drusilla, Giovanni, Silvia, Luca, Pietro, Ezio, Romina, Giorgia e Vanessa ce l’hanno fatta. Quando Piero Calabrò, presidente della Nazionale Italiana Magistrati e moderatore del convegno, ha chiesto agli studenti se ci fossero domande da rivolgere ai magistrati presenti, questi studenti si sono alzati in piedi e hanno portato la freschezza dei loro 19,16, 17, perfino 11 anni davanti a quel microfono.

«Ragazzi, siate le Sentinelle della legalità, la lotta alla mafia parte anche da voi»

E quali sono state le domande?

Una dopo l’altra i quesiti si sono accumulati e la fila degli studenti in attesa di parlare diventava sempre più lunga.

Questa la risposta all’impegno degli organizzatori: la Giornata della Legalità è stata un successo. Soprattutto tenendo conto che non tutti i ragazzi il giorno prima erano entusiasti di partecipare, come ha ammesso un loro compagno intervistato nel corso della mattinata. GUARDA IL VIDEO

«Quanto è stata utile la morte di Falcone e Borsellino nella lotta alla mafia?» (la risposta del magistrato Nobili ha confermato la presa di consapevolezza della società della serietà del pericolo mafia solo dopo le stragi); «Quali sono stati gli interventi concreti dello Stato nella lotta alla mafia e nella gestione delle infiltrazioni mafiose in politica? (con la risposta del magistrato Matteo Campagnaro e il riferimento a Piersanti Mattarella); la rilevanza dei collaboratori di giustizia; la questione della liberalizzazione delle droghe leggere come contrasto ai traffici di stupefacenti in mano alla mafia; il prossimo referendum del 12 giugno e le sue possibili conseguenze; il senso di solitudine provato da Falcone e Borsellino a causa del mancato sostegno da parte dei loro colleghi; e l’interrogativo «Come contrastare la mafia nella vita quotidiana?».

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I magistrati presenti allo stadio Franco Ossola e alle spalle gli studenti delle scuole

E ancora altre domande: «Cosa ha indirizzato voi magistrati presenti verso questa professione?», seguito da un quesito morale di forte profondità «Io sono certa dei miei valori, ma se minacciassero la mia famiglia non so cosa farei» e un interrogativo semplice ma pressante: «La mafia può essere sconfitta?». La risposta è arrivata da Monica Forte, presidente della Commissione Antimafia di Milano: «Sì, si può sconfiggere, altrimenti non avrebbe senso ciò che facciamo, ma questa battaglia non va delegata a Magistratura e Forze dell’Ordine, la responsabilità è di tutti»

E poi, ad un tratto, è arrivato lui, il più giovane e minuto di tutti, Pietro, che con la tenerezza dei suoi 11 anni, ha preso il microfono in mano e ha domandato con semplicità: «Ma perché alle elementari è alle medie non ci parlano di mafia?».

Un’ovazione. Non tutti i suoi compagni in tribuna erano attenti, ma quella voce esile nel silenzio dello stadio varesino ha magicamente spento gli smartphone, zittito le chiacchiere e portato tutti gli altri studenti, gli insegnanti e – di fronte a loro nel campo di calcio – tutti i magistrati presenti, ad applaudire il coraggio della semplicità di Pietro, alla sua onestà d’animo.

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E la risposta ha preteso un mea culpa delle Istituzioni, del sistema scolastico, di una società che chiede di schierarsi dalla parte giusta, ma dovrebbe sicuramente seminare di più nelle coscienze dei più giovani.

E, guardando negli occhi Pietro e i suoi compagni, si ha la certezza che di seminare valga proprio la pena.

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La risposta più bella a quel «Scegliete da che parte stare, siate operativi» pronunciato poco prima da Alessandra Dolci, la coordinatrice della direzione distrettuale antimafia di Milano e Varese, sono proprio loro, questi ragazzi coraggiosi. E la mafia fa un po’ meno paura, se il futuro sarà in mano a loro.

Santina Buscemi
santina.buscemi@gmail.com

Amo raccontar dei paesini, dove la differenza la fanno le persone comuni che si impegnano in piccole associazioni. È di loro che scrivo..e mi emoziono sempre un po'. Anche questo è VareseNews.

Pubblicato il 22 Maggio 2022
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