Greta di Cuasso al Monte “prigioniera” a Shanghai: “50° giorno di lockdown, è durissima”

Dai pacchi alimentari del governo ai test anche due volte al giorno. La nuova ondata di restrizioni per arrivare a "zero contagi" nel racconto della giovane cuassese che da 8 anni vive e lavora in Cina

Greta Bianchi - Cuasso al Monte Shanghai

Scatta oggi per Greta Bianchi di Cuasso al Monte, il 50° giorno di lockdown nella città di Shanghai, dove vive e lavora da otto anni. Era stata lei a raccontarci il primo periodo dell’emergenza Covid nella popolosa città cinese, e ancora grazie a Greta avevamo fatto il punto sulla situazione in questo lockdown 2022 che vede milioni di persone (solo Shanghai conta 26 milioni di abitanti) alle prese con restrizioni e condizioni di vita sempre più dure. Una situazione che si è fatta via via più difficile, come ci ha raccontato questa mattina al telefono.

«Siamo ancora chiusi e anzi, negli ultimi giorni la situazione è  ancora peggiorata, perché hanno bloccato tutte le consegne. Nel mio condominio riceviamo i pacchi alimentari dal governo ma non possiamo prendere altro. Dicono che il virus si diffonde principalmente così e quindi, dal momento che Pechino sembra abbia fissato il 15 maggio come scadenza per arrivare a zero contagi, è stata data un’ulteriore stretta irrigidendo tutto».

Greta ci spiega come sta vivendo questi giorni, e precisa che è la sua vicenda, perché altri cinesi e italiani con cui è in contatto si trovano in situazioni diverse: «Entrano in gioco tanti fattori – spiega – Il lockdown è per tutti, ma le condizioni dipendono dal compound in cui vivi e da altri fattori. Ad esempio il pacco alimentare che ricevo io mi basta e mi avanza anche per 10 giorni, perché vivo sola, ma è lo stesso che ricevono i miei vicini che sono in cinque, e a loro basta per tre giorni. I rifornimenti alimentari che ci arrivano sono vari e sufficienti per vivere, ma una mia amica che abita in un edificio classificato come “ufficio” ha ricevuto un pacco di noodles istantanei e due cartoncini di latte, perché non è previsto il pacco alimentare per quella tipologia di abitazioni…».

«Adesso si sono inventati, sempre per arrivare a zero contagi, che se tu non rientri in determinati parametri, ad esempio avere un bagno e una cucina che puoi utilizzare solo tu, se risulti positivo non portano via solo te, ma tutto il tuo piano viene mandato in questi centri di quarantena, che sono chiamati alberghi ma sono veri e propri centri di quarantena. L’applicazione di questi provvedimenti dipende dalle situazioni e dal management del compound, non è per tutti così. Pensare che per arrivare ad abbattere i contagi basterebbe smettere di fare i test, dal momento che hanno dichiarato che il 28% dei contagi avviene proprio quando si fa il test. Ci si infetta facendo il test, è la prima causa. Ma loro no, continuano a farli ogni giorno, anche due volte al giorno».

Nel 2020, il primo anno della pandemia a Shanghai era trascorso con restrizioni come in tutti i paesi ma mai con un lockdown così rigido: «Erano chiusi i locali, ma si poteva tranquillamente uscire, ordinavi cibo o spesa 24 ore su 24 e arrivava con i delivery. Una cosa sopportabile, e anche comprensibile, dal momento che Shangai è la capitale economica del paese, è cosmopolita, aperta, la faccia della Cina che si mostra all’esterno».

Ora anche Shanghai sta facendo i conti con la difficile gestione di questa nuova fase della pandemia. Greta racconta delle tensioni in città, delle corse per accaparrarsi il cibo prima della chiusura totale, ma anche dei tanti rider che in queste settimane stanno dormendo per strada: «Sono accampati con le tende per strada, sotto i ponti, per poter fare le consegne dei pochi posti aperti, se tornassero a casa non potrebbero lavorare. Per fortuna in queste settimane ha piovuto poco, ma di notte si vedono i poliziotti che con le torce vanno a svegliarli per fargli fare il test».

E poi i prezzi alle stelle, la paura per i suoi animali, un gatto e un coniglio, che temeva di perdere quando è partita una campagna contro gli animali domestici, l’amarezza di vedere la “sua” città cambiare mese dopo mese: «Per me e per tanti Shangai è stata la città dei balocchi, una città davvero internazionale dove si respirava aria di libertà, si stava bene. Ora questa sorta di “bolla” si è rotta. Piccole cose ma continue, piccoli spazi di libertà che si perdono, maggiore controllo, più regole soprattutto per gli stranieri. Una svolta iniziata nel 2017 quando il governo ha avviato le riforme pianificate nel quinquennio precedente e peggiorata nel periodo del lockdown. Tanti stanno andando via, e credo che Shanghai non sarà mai più quella di prima».

Forse anche per Greta è tempo di tornare: «Ci sto pensando. Di sicuro quando finirà tutto questo voglio fare almeno un mese di vacanza nella mia Valceresio».

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 11 Maggio 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.