Imputato a Varese per furto d’acqua e condotte abusive in un terreno privato

I fatti avvenuti a Cocquio Trevisago nel 2018 quando il nuovo proprietario di un fondo ha fatto un esposto alla Procura durante i lavori per la costruzione di un immobile

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Il nuovo proprietario di quell’ampio fondo assolato fra Cocquio Trevisago e Gavirate (ma ancora entro i confini del primo dei due comuni) non riusciva a capire da dove sgorgasse quella sorgente che metteva in forse i lavori per realizzare un manufatto che altrimenti sarebbe sorto su di un’area acquitrinosa. Partono le verifiche e si scopre che non si trattava di una sorgente, bensì dell’allacciamento abusivo all’acquedotto pubblico, con tanto di lavori di rete e tombinatura “alternativa” e relative perdite idriche cospicue ammontanti a decine e decine di litri al minuto, si scoprirà.

Oggi, martedì 31 maggio si è celebrata l’udienza di una vicenda che ha dell’inverosimile per diversi motivi, e che si trascina da anni fra le aule di tribunale e, addirittura, nelle sale di pronto soccorso: le parti offese di questo procedimento sono Alfa srl, gestore della rete idrica provinciale e il proprietario del fondo, appunto offesi rispettivamente dei reati di furto aggravato e danneggiamento aggravato.

La vicenda parte diversi anni fa quando un imprenditore di Como decide di trasferirsi a Varese e prepara il suo futuro nella provincia dei Sette laghi con l’acquisto di alcuni fondi fra Cocquio Trevisago e Gavirate attorno al 2005. Ma poco dopo – non ancor abitando in maniera continuativa nella nostra provincia – si accorse che un privato aveva occupato i fondi acquistati. Parte la querelle giudiziaria che sfocia in violenze (anche ai danni del difensore, l’avvocato Michele Lodi), con relative condanne passate in giudicato (stalking, violenza privata, violazione di domicilio, lesioni) e misure cautelari che dispongono il divieto di avvicinamento ai fondi del nuovo proprietario, che nel frattempo corona il suo sogno di metter su casa nel Varesotto.

Ma proprio durante i lavori di scavo, ecco apparire la “sorgente“ che in realtà è un sospetto allacciamento abusivo alla rete idrica comunale da cui si dipana un sistema di pompe, condotte e tombini: anche in questo caso tutto fuori legge. Un sistema capace «di drenare dalla rete idrica comunale fino a 150 litri al minuto», ha spiegato l’avvocato Lodi che difende il privato dal danneggiamento subito, cittadino peraltro oggi sentito “a chiarimenti” dalla corte (giudice Alessandra Sagone), mentre la difesa dell’imputato ha prestato consenso ad acquisire gli atti (pubblico ministero Davide Toscani). Il giudice ha rinviato al 14 marzo per sentire gli ultimi due testi del pm e difesa dell’imputato: prossima udienza a marzo 2023.

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Pubblicato il 31 Maggio 2022
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