Metamorfosi urbana: la chiesa di Masnago danneggiata dai bombardamenti è diventata una “capanna”

La 62esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi torna a Masnago e racconta la sua parrocchia

Metamorfosi urbana: la chiesa di Masnago abbattuta dai bombardamenti è diventata una "capanna"

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta,  ha scritto anche un libro edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata

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Metamorfosi urbana, sessantaduesima puntata:  la chiesa di Masnago abbattuta dai bombardamenti è diventata una “capanna”

All’inizio degli Anni Sessanta fu demolita l’antica parrocchiale di Masnago, che era stata danneggiata dal bombardamento del primo giorno di aprile del 1944. La chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo era stata edificata tra il 1608 e il 1637 e ampliata tra il 1908 e il 1913 e aveva conservato la dedicazione al primo papa e all’apostolo delle genti di un preesistente edificio sacro citato attorno al Mille e inserito nell’”inventario” di Goffredo da Bussero, redatto  a cavallo del 1300. Stando a quanto scrive Mario Bertolone nella sua opera del 1952 su “Varese, le sue castellanze e i suoi rioni”, il tempio romanico sorgeva nel luogo in cui, nel 1726, fu costruita la chiesa dell’Immacolata. 

La moderna “capanna” progettata da Giuseppe Polvara fu messa in cantiere nel 1962 e la prima pietra fu posta dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini; tre anni dopo, il 28 giugno del 1965, la chiesa fu aperta al culto con una messa celebrata dal varesino monsignor Luigi Oldani, vescovo ausiliare della diocesi ambrosiana. Alla sobrietà dello stile dei primi secoli dell’architettura cristiana si ispira il disegno di quella che il progettista amava definire una “tenda nel deserto”, caratterizzata da un’originale facciata a capanna a salienti e da una tessitura muraria di mattoni se non di pietre a vista.

D’altronde il romanico era nel bagaglio programmatico dell’architetto monsignor Giuseppe Polvara, fondatore della scuola di arte e architettura Beato Angelico, che diede un’impronta inconfondibile all’edilizia sacra della seconda metà del Novecento. Il progetto non piacque al grande scultore e designer masnaghese Flaminio Bertoni il quale, dalla Francia, fece pervenire al parroco don Mario Grassi le sue osservazioni critiche e le sue proposte che rimasero però lettera morta.

Accanto alla nuova parrocchiale è stato conservato l’antico campanile, costruito a partire dal 1637, anno in cui fu consacrata la prima chiesa, e rimasto a lungo privo di un adeguato corredo di campane e della cuspide, costruita, con la cella campanaria, solo nel 1950. Una trentina d’anni prima, nel 1923, era stato compiuto un intervento di restauro ricordato da una targa, posta sotto il vano delle campane, che perpetua i nomi degli autori, i muratori Cesare Mazzola, Augusto Talamona e Francesco Giudici e il decoratore Luigi Bavagli. Un nuovo costoso intervento, volto a garantire la stabilità della costruzione, lievemente inclinata verso la chiesa, ebbe luogo prima della fine del Novecento.

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Pubblicato il 30 Maggio 2022
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