Il Nido dell’Istituto la Provvidenza di Busto accoglie e accudisce per rendere più lieve l’ultimo tratto della vita 

Le cure palliative sono un diritto in Italia dal 1999. Permettono di alleviare i sintomi e recuperare la dignità della vita. Il NIDO garantisce attenzione, cura, empatia e disponibilità

Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio

Gli occhi smarriti, il senso di colpa, lo sconforto o la rassegnazione. Al NIDO dell’Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio sanno leggere gli sguardi di chi arriva per chiedere assistenza.
Tutto il personale del NIDO sa che deve superare il muro 
di paura e diffidenza che chi varca la soglia erige a difesa. Sono preparati ad accogliere con attenzione ed empatia. A rispondere alle domande, spesso uguali, che risuonano come una richiesta di ascolto, un bisogno di aggrapparsi a qualcuno.

LE CURE PALLIATIVE CONTROLLANO I SINTOMI E DANNO SOLLIEVO

«Le cure palliative sono riconosciute in Italia dal 1999. È una conquista di civiltà perché pensate per garantire dignità nell’ultimo tratto di vita, alleviare il dolore, allentare la paura dell’ultimo tratto – spiega la dottoressa Gottardi medico palliativista del NIDO – Non si deve pensare che siano inutili perché non curano la malattia, perché intervengono quando la medicina non ha più risposte. Queste terapie controllano i sintomi, mirano a dare sollievo. Sono nate come servizio a domicilio, inizialmente da parte di associazioni di volontariato per i pazienti terminali oncologici. Poi si sono evolute e
anche in Italia, oltre alle cure domiciliari, sono nati gli hospice».

Al NIDO dell’Istituto La Provvidenza, così come in tutti gli hospice, si accolgono sia malati oncologici sia pazienti terminali per altre patologie: «Quando il percorso curativo si conclude – spiega ancora la dottoressa Gottardi – se ne avvia uno che controlla il sintomo, la complessità clinica, per far sì che la vita prosegua con dignità e in modo tranquillo».

LA PRESA IN CARICO GLOBALE E L’ACCOMPAGNAMENTO

Il limite maggiore, ancora oggi, è la consapevolezza della prognosi: «Mentre è ormai stato superato il tabù della diagnosi, tant’è che si riesce a parlare di tumore con maggior chiarezza, – commenta il medico – c’è ancora resistenza nell’affrontare la prognosi. Comunicare l’evoluzione, soprattutto quando questa è infausta, resta complicato. Nel nostro colloquio iniziale, cerchiamo di capire quale sia la conoscenza di cos’è un hospice e delle cure che offriamo da parte di chi abbiamo davanti. Ed è in questo punto, su questa consapevolezza, che spesso si scontrano le sensibilità e ci si irrigidisce. Il nostro compito, allora, è aiutare a capire il valore della presa in carico globale, dell’accompagnamento e del significato del ciclo che va a concludersi».

Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio

ASSISTENZA 24 ORE AL GIORNO 7 GIORNI SU 7

L’hospice è una struttura che permette di vivere appieno la relazione: «Al NIDO l’assistenza è garantita 24 ore al giorno, 7 giorni su sette – assicura Paola Mega Coordinatrice dei servizi territoriali di Provvidenza – offriamo confort alberghiero, tranquillità. Il nostro personale è a disposizione, attento e disponibile a rispondere alle domande di pazienti e parenti. Spesso ci vengono rivolte le stesse richieste e ogni volta, chiunque sia la persona interrogata, spiega la situazione. Quando i parenti capiscono che c’è una comunità di intenti, superano la diffidenza e si affidano, imparando a gestire una relazione differente, dove la parte più difficile della cura e della malattia viene lasciata al personale sanitario. In questo modo recuperano il rapporto con il parente, senza dolore, ansia o patimento. Il Nido diventa una seconda casa, sempre aperta e capace di riproporre intimità e privacy. Un’offerta in grado di rendere concreto ogni desiderio profondo. Ed è così che si chiude il cerchio, in serenità».

IL LIBRO DEI RINGRAZIAMENTI

In hospice c’è un libro in cui i parenti lasciano un ricordo alla fine della propria esperienza. È uno spazio dove si leggono pensieri che esprimono riconoscenza e gratitudine dopo aver affrontato il distacco dalla persona cara. «Al NIDO si ha la possibilità di non sentirsi soli con il proprio dolore – sottolinea la coordinatrice Mega – Ci si confronta con il personale, sempre pronto a sedersi per condividere un caffè, ma ci si rapporta anche agli altri parenti. Li unisce il dolore e in quella condivisione si trova la forza per superare lo sconforto e vivere in modo completo la quotidianità, apprezzando ogni istante.
Nei messaggi che ci lasciano c’è sempre grande emozione, una profonda gratitudine per averli sostenuti in un 
momento tanto duro. Chi arriva in hospice, in genere, ha alle spalle un’esperienza difficile: ha vissuto momenti di terapie intense e debilitanti, superato angosce e delusioni. Questo è il vissuto che si porta chi entra al NIDO dove scopre una diversa umanità perché la cura lascia spazio al prendersi cura del paziente ma anche del parente».

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SOSTENERE IL NIDO DELLA PROVVIDENZA NELLA SUA MISSIONE DI ACCOMPAGNAMENTO

L’Istituto La Provvidenza, come è nelle sue corde e nella missione di matrice cattolica, ha, dunque, individuato il grande bisogno di cure palliative per il suo territorio e non si è tirata indietro. I riconoscimenti danno ragione a questa volontà di aprire il Nido. Le richieste evidenziano la necessità di investire nel servizio e proseguire.
Un impegno che l’Istituto la Provvidenza vorrebbe portare avanti anche con il sostegno del territorio che può scegliere di destinare il 5 per mille per sostenere e condividere i costi importanti del diritto a vivere una vita, degna di essere vissuta fino in fondo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Maggio 2022
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