Sterilizzare cervi e cinghiali? Il presidente del Parco Pineta spiega perché non si può fare

Una raccolta di firme nei comuni del Parco Pineta chiede, tra altre cose, la sterilizzazione degli ungulati come alternativa alle campagne di abbattimento. Il presidente del Parco spiega perché non è una strada percorribile

Cinghiale

Da alcuni giorni gira nei comuni che fanno parte del Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate, una raccolta di firme promossa da alcuni residenti di Pianbosco, dove tra le diverse richieste e proposte c’è anche quella di sterilizzare gli ungulati, presenti in gran numero nel parco, in particolare i cinghiali, per contenerne il numero.

Il 1° giugno partirà la nuova campagna di abbattimenti anche in provincia di Varese, ma per i sottoscrittori della petizione la sterilizzazione sarebbe preferibile alla caccia. “Chiediamo il controllo degli ungulati mediante l’attivazione di un sistema di sterilizzazione e non tramite abbattimento selvaggio con arma da fuoco, che costituisce un pericolo diretto per la vicinanza dell’abitato e indiretto per la fuga di animali per le strade causa di incidenti e pericoli stradali” è la richiesta al punto 4 della petizione.

Abbiamo chiesto al presidente del Parco Pineta Mario Clerici se è possibile contenere il numero di cinghiali attraverso campagne di sterilizzazione.

«La sterilizzazione degli ungulati è una teoria che si scontra con la realtà per tanti aspetti. Economici e anche tecnici – risponde Clerici – Ci sono due strade: la sterilizzazione “chimica”, la pillola per intenderci, o quella chirurgica. Per quanto riguarda la prima strada, la capacità che hanno queste campagne di sterilizzazione di massa di colpire solo gli ungulati non esiste. Non solo c’è il fatto che con questo metodo tutti gli animali del bosco possono venire a contatto con queste sostanze sterilizzanti con un notevole danno per la fauna e l’ecosistema, ma queste sostanze dopo qualche mese perdono efficacia e vanno risomministrate. La sterilizzazione chirurgica è altrettanto complessa: vuol dire catturare uno per uno gli animali, che stanno nascosti nel bosco, e operarli. Il tutto su migliaia di animali Oltre ai costi è tecnicamente complicato, anzi impossibile».

L’abbattimento è la dunque l’unica strada per contenere la presenza eccessiva di questi animali?

«L’uomo quando si fa carico della natura e dell’ambiente deve assumersi anche la responsabilità di scelte comunque dolorose. Personalmente non mi fa piacere, anche perché ho un grande rispetto di questi animali. Però, quando si parla di custodire e farsi carico vuol dire scegliere. In questo caso scegliere di eliminare alcuni animali per ristabilire l’equilibrio necessario».

Però questi animali sono a casa loro. E’ giusto ucciderli? «Questo è un grande equivoco. Purtroppo questi animali non sono a casa loro, sono animali quasi sicuramente creati dall’uomo e stanno invadendo la casa di altri animali. Stanno distruggendo i prati stabili, stanno distruggendo le fonti di approvvigionamento di piccoli animali come gli scoiattoli che fino a ieri trovavano casa nel bosco. Quindi custodire vuol dire farsi carico di mantenere o ritrovare un equilibrio. Fino a quando ci sono alcuni esemplari che si aggirano e sono sotto controllo il bosco li può sostenere, ma quando, come nel caso degli ungulati, cinghiali ma anche cervi, questo equilibrio salta proprio per mancanza di attenzione da parte dell’uomo, l’unica soluzione è cercare di ristabilirlo tramite il controllo. La parola giusta è controllo, non selezione, perché noi non selezioniamo ma cerchiamo di contenere queste specie invasive».

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Pubblicato il 11 Maggio 2022
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