La siccità nel nord Italia è da allarme rosso: “Per il Lago Maggiore acqua solo per pochi giorni”
L'Osservatorio sulle Crisi idriche dell'autorità distrettuale del fiume Po ha decretato il massimo livello di allarme, con una deroga per salvare i campi coltivati.
La siccità nel Nord Italia è così grave che è stata decretata l’allerta rossa. È questo il primo dato che emerge dall’incontro dell’Osservatorio sulle Crisi idriche dell’autorità distrettuale del fiume Po che si è riunito lunedì mattina in una sessione di emergenza. Un incontro nel quale è stata passata in rassegna la situazione di tutto il bacino padano e che -nel caso della Lombardia- certifica una fotografia molto critica, specie per quanto riguarda il Lago Maggiore.
“Lo scenario del distretto Padano -si legge in una nota diffusa al termine dell’incontro-, visti i nuovi indicatori comunicati dai territori, si fa obbligatoriamente rosso e prevederebbe lo stop totale e immediato dei prelievi. Ma la proposta di area vasta presentata propone un provvedimento transitorio per equilibrare in modalità sussidiaria l’uso della risorsa rimasta: -20% dei prelievi per continuare comunque l’irrigazione e garantire risorse al Delta che vede una risalita di acque dal Mare Adriatico arrivata oggi a oltre 21 km”. Le previsioni meteo non ipotizzano infatti precipitazioni significative almeno per i prossimi 10 giorni “e con temperature roventi, in linea con quelle che da giorni stanno interessando la quasi totalità del continente” la decisione è inevitabilmente quella di arrivare “a razionalizzare e centellinare l’utilizzo (per tutti gli usi) dell’acqua disponibile“.
In questo contesto alcune regioni come Piemonte e Emilia-Romagna hanno già inoltrato la richiesta al Governo Draghi dello stato di emergenza, mentre altre come la Lombardia hanno annunciato di volerlo fare. La situazione della nostra regione, infatti, è molto critica.
Nella scheda che riguarda lo specifico caso della Lombardia si legge come “la riduzione dell’apporto di quasi tutte le portate degli affluenti verso il fiume Po è drastica, mentre solo il Lago di Garda resta al 60% della sua capacità di riempimento. Anche il Lago Maggiore, principale magazzino di risorsa essenziale per il Grande Fiume, è solo al 24% della sua capacità di invaso. Per quanto concerne la temperatura si sono registrati picchi fino a 5° C sopra la media, come comunica Arpa Lombardia”. In questo contesto l’analisi dedicata nello specifico al Verbano è sintetica e preoccupante: “In assenza di piogge o rilasci dai bacini di monte il rilascio non potrà essere garantito se non per pochi giorni. Deflusso ecologico per ora temporaneamente garantito“. Questo non significa -ovviamente- che l’acqua nel Lago Maggiore stia finendo ma che avendo già raggiunto un livello di 14 centimetri sotto lo zero e ad un ritmo di abbassamento di circa 2 centimetri al giorno la prospettiva è quella di un ulteriore taglio all’erogazione nel Ticino.
Dalle montagne al rubinetto di casa, l’acqua che manca inizia a farsi sentire
La situazione critica del Lago Maggiore è anche certificata dai dati della società astronomica Schiaparelli: “Dal 1 dicembre 2021 ad oggi mancano 516 millimetri di pioggia rispetto alla media dello stesso periodo, equivalente ad un terzo dell’intera pioggia annuale di Varese. L’assenza quasi totale di neve in montagna non apporta un contributo di fusione nei grandi laghi prealpini. Il Verbano si trova attorno alla prima soglia di magra ormai da molti mesi, una situazione che non si era mai verificata almeno dal 1942. E un simile livello di magra nel mese di giugno (quando dovrebbe essere massima la fusione della neve) si era verificato solo nel 2006. Le precipitazioni del primo semestre dell’anno 2022 sono state solo 248 mm, le più scarse da quando sono iniziate le misure del cgp nel 1967. Al secondo posto troviamo il 2003 con 290 mm”.
«L’imperativo categorico –sottolinea il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli– è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente; la siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto semaforo rosso che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile; ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idropotabile. Proseguendo così il prelievo dai laghi si garantisce la continuità irrigua. Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo».
L’ANALISI DELLA SITUAZIONE IN TUTTO IL NORD ITALIA
PIEMONTE: ribadisce il principio di solidarietà degli utilizzi il Piemonte che, oltre ai cali verticali della risorsa, ha criticità evidenti anche in aree montane e pedemontane nel comparto idropotabile.
LOMBARDIA: la riduzione dell’apporto di quasi tutte le portate degli affluenti verso il fiume Po è drastica, mentre solo il Lago di Garda resta al 60% della sua capacità di riempimento. Anche il Lago Maggiore, principale magazzino di risorsa essenziale per il Grande Fiume, è solo al 24% della sua capacità di invaso. Per quanto concerne la temperatura si sono registrati picchi fino a 5° C sopra la media, come comunica Arpa Lombardia.
EMILIA-ROMAGNA: destano le maggiori preoccupazioni la risalita del cuneo salino, ora a 21 km; e, a rischio la derivazione costante del CER-Canale Emiliano Romagnolo sia per l’agricoltura della Romagna che dell’Emilia Orientale. Misure emergenziali anche per l’Acquedotto di Ferrara, rilascio di acqua dalla diga del Brugneto e deroga al deflusso ecologico sul fiume Trebbia, precipitazioni di giugno: -62%, tutte in sofferenza le aree rivierasche. Media regionale delle temperature: +3° C, evo/traspirazione dei suoli stimata in 10 mm in più con incremento ingente di risorsa evaporata a causa del caldo. Crisi idrica molto accentuata nell’area dell’Emilia Occidentale, specie nelle province di Parma e Piacenza, fino all’Enza e poi in parte del Modenese e in tutta la zona Ferrarese e Bolognese. Anche l’acqua nei terreni è quasi del tutto assente. Temperature confermate e stabili fino a 36 gradi e piogge solo sporadiche e temporalesche di scarsa intensità.
VENETO: il dato più eclatante di criticità è quello registrato a Porto Tolle dove si interrompono le derivazioni irrigue fino a oltre 20 km dalla Costa per l’intrusione del cuneo salino, quindi con parziale utilizzo delle derivazioni irrigue, perlopiù la notte e con la bassa marea. Oggi dal Po si derivano solo 8 metri cubi al secondo, pari ad oltre 60% in meno di portata.
LIGURIA: situazione in peggioramento con probabili restrizioni agli utilizzi anche idropotabili per consentire una rapida ricarica delle falde oggi depauperate scarica nell’area del corso d’acqua Roja. In ogni caso l’invaso del Brugneto, che oggi sta rilasciando una percentuale di acqua verso il distretto di Piacenza, è alla soglia del livello minimo pur mantenendo per ora i rilasci.
PROVINCIA DI TRENTO: si registrano criticità anche se è stata già emessa ordinanza di raccomandazione di utilizzo. Diminuzione delle risorse idropotabili.
LAGO MAGGIORE: in assenza di piogge o rilasci dai bacini di monte il rilascio non potrà essere garantito se non per pochi giorni. Deflusso ecologico per ora temporaneamente garantito.
ANBI: il fabbisogno è al picco massimo, le temperature aggravano il contesto. Misure restrittive già in atto con turnazioni di prelievo. Già con i volumi attuali si avranno perdite di produzione. Impianti di prelievo sono già quasi al fermo delle stazioni di pompaggio, stopparne l’uso potrebbe comportare alla riattivazione ulteriori tempistiche di ritardo.
UTILITALIA (IDROPOTABILE): considerata la criticità diffusa che presto potrebbe coinvolgere molti gestori del servizio idrico integrato di vari territori distrettuali, i livelli di attenzione per l’idropotabile sono altissimi per poter intervenire anche in somma urgenza nel peggiore dei casi e con ausilio di autobotti o altre reti disponibili: 14 Emilia-Romagna (tutti nell’Appennino Parmense) 25 a Bergamo, 145 comuni in Piemonte, Novara, Ossola (10 con sospensione notturna dell’erogazione). In 80 comuni è stata chiesta, vista la criticità spinta, l’emissione di una ordinanza mirata.
ELETTRICITÀ FUTURA (COMPARTO IDROELETTRICO): scarsissima la produzione idroelettrica attuale e pericolo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche. Nonostante questo il settore si rende disponibile a collaborare con le Regioni e con Terna per sostenere il comparto dell’agricoltura.
TERNA: produzione idroelettrica estremamente ridotta con riserva al minimo degli ultimi anni.
PROTEZIONE CIVILE: Attenzione altissima dopo la ricognizione sui potabilizzatori del Delta (fatta insieme alla Regione Emilia-Romagna), in particolare gli impianti dei gestori Acque Venete e Romagna Acque, che servono quasi 700-800 mila persone grazie a 7 centrali di potabilizzazione. Alta attenzione anche sugli impianti di raffreddamento delle stazioni termoelettriche. “Si raccomanda una gestione coordinata e solidale nei rilasci nell’intero distretto”.
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