Le piccole manutenzioni non bastano per sistemare il mondo. Servono nuovi mutualismi
Aumento delle povertà e delle disuguaglianze, l'importanza del dna del movimento cooperativo, rigenerare luoghi e comunità. Questi i temi affrontati dall'assemblea di Confcooperative Insubria
«È dalle crepe di ogni cosa che entra la luce». Bruno Rampoldi, direttore del consorzio abitare, cita il cantautore Leonard Cohen. Di luce nell’assemblea di Confcooperative Insubria, grazie alle crepe della ex Tintostamperia di Como, ne è entrata tanta. E se c’è un luogo in cui il tema delle rigenerazioni e dei nuovi mutualismi, scelto da Mauro Frangi (foto sopra) e dal gruppo dirigente di Confcooperative Insubria, si incarna perfettamente, è proprio quello.
Quel luogo, dopo essere stato un cardine dell’economia tessile comasca, oggi assume un grande valore storico-sociale, grazie a un progetto di Confcooperative, in collaborazione con la famiglia proprietaria dell’area e coordinato dal Consorzio Abitare, che ne ha permesso la rigenerazione temporanea. L’area sud della fabbrica è tornata a nuova vita e ospita mostre fotografiche, incontri culturali, spettacoli teatrali e, volendo, anche le assemblee delle associazioni di categoria . «Un progetto – ha spiegato Rampoldi direttore del consorzio Abitare – che reinterpreta i tre grandi incroci di quest’area attraversata dall’acqua, dalla ferrovia e dalla strada, guardando al verde, alla cultura e alla residenza urbana».
È stata un’assemblea molto dinamica, quella di Confcooperative Insubria. Non c’è stata una vera e propria relazione del presidente che invece ha preferito dialogare sul palco con le realtà cooperative che hanno fatto della rigenerazione il proprio punto di forza e di sviluppo. Mauro Frangi ha ripercorso gli ultimi due anni tracciando una linea su un passato «che non ritornerà», ribadendo però l’importanza di recuperare il dna del movimento cooperativo che è principalmente «costruttore di bene comune».
«In un mondo di profonde contraddizioni, non basta una piccola manutenzione – ha sottolineato il presidente di Confcooperative Insubria – occorre invece un cambio di modello economico: c’è bisogno di rigenerazioni e nuovi mutualismi».
Tutti i cooperatori saliti sul palco per raccontare la loro esperienza hanno ribadito il valore del senso di comunità, dell’ascolto per rispondere in modo efficace ai bisogni delle persone che sono in continuo cambiamento e risentono di fenomeni e variabili che in molti casi hanno proprio nel mutualismo la chiave interpretativa corretta.
«I dati Istat ci dicono che sta aumentando la povertà – ha ribadito Frangi – Ci sono grandi disuguaglianze e le comunità vanno rigenerate, stando bene attenti che non c’è una ricetta buona per ogni rigenerazione».
In un quadro di cambiamento e incertezza ci si chiede quale sarà il ruolo della politica. La risposta è arrivata dal presidente nazionale di Confcooperative che non ha risparmiato niente e nessuno. «Non vogliamo protagonismo – ha concluso Maurizio Gardini – ma essere messi in grado di fare le cose, come siamo capaci di fare. Ricevo chiamate tutti i giorni di cooperative che non hanno personale per mandare avanti il lavoro. Chiediamo che siano fatte delle correzioni a quelle politiche non riuscite bene. Tutti vogliono lavorare in nero tenendosi il reddito di cittadinanza. E poi c’è la cattiva cooperazione che ci sputtana a prescindere senza mai fare distinzione tra le cooperative buone e quelle cattive. Una cosa è certa: quella che verrà non sarà una stagione in cui annoiarsi».
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