Il Tavolo per il clima di Luino e l’acqua in bottiglia: “Non facciamoci fregare”

La parola ad Alessandro Perego del Laboratorio Comunicazione: "Questa passione per l’acqua in bottiglia è l’esempio più fulgido dell’enorme potere della pubblicità, la quale prima induce bisogni fittizi nei consumatori, poi li soddisfa, con proposte al limite dell’ingannevole"

acqua

(A cura di Alessandro Perego, Laboratorio comunicazione)

L’Italia è il paese in Europa con il più alto consumo pro capite di acqua in bottiglia. Il (de)merito è frutto di  campagne pubblicitarie martellanti, che fanno leva sulla superficialità del consumatore, di solito ben poco  informato sul prodotto che acquista. Eppure l’acqua del rubinetto è sicura, pratica, economica e ha un  impatto ecologico migliaia di volte inferiore rispetto a quella imbottigliata.

L’acqua è un bene prezioso, tra i beni materiali, dopo il Sole e l’aria, il più prezioso che abbiamo. Senza questi tre beni, infatti, non potremmo vivere che per pochi istanti. Viene dunque naturale chiedersi come sia possibile che di un bene così fondamentale per la vita, gli esseri umani dimostrino di saperne così poco!

Che gli esseri umani manchino di consapevolezza riguardo all’importanza dell’acqua non lo dimostrano le parole, ma le loro azioni. Se un alieno ci osservasse da lontano col suo telescopio, certamente riderebbe di quegli esseri che si definiscono “razionali”, ma che soffrono di carenza d’acqua su un pianeta per due terzi blu; rimarrebbe perplesso e forse scosso di fronte a quel paesotto a forma di stivale in mezzo al Mediterraneo, un tempo pieno di laghi e fiumi ormai prosciugati, che spreca attraverso tubature fatiscenti e malfunzionanti quasi la metà dell’acqua prelevata per le proprie necessità; non riuscirebbe a trattenere, infine, un sussulto di indignata commiserazione nel vedere coi suoi occhi la perversa abitudine dei cittadini di quel paese dalla forma allungata: mentre tutto il mondo è in fiamme a causa del riscaldamento globale e ovunque si intensificano i problemi legati all’approvvigionamento di acqua, da lontano si distinguono chiaramente centinaia di migliaia di camion che trasportano milioni di litri di acqua in bottiglie fatte di petrolio nelle case dei suddetti cittadini, case quasi ovunque già fornite di acqua pulita, sicura e indistinguibile ad ogni esame chimico ed organolettico da quella imbottigliata.

Gli italiani sono di gran lunga i primi consumatori pro capite di acque minerali in bottiglia in Europa, tra i primi tre al mondo insieme a Emirati Arabi e Messico. Questa passione per l’acqua in bottiglia è l’esempio più fulgido dell’enorme potere della pubblicità, la quale prima induce bisogni fittizi nei consumatori, poi li soddisfa, con proposte al limite dell’ingannevole.

Noi italiani siamo, sostanzialmente, dei boccaloni. Crediamo che l’acqua in bottiglia abbia caratteristiche di “purezza” superiori rispetto a quella del rubinetto, ma non abbiamo mai letto le analisi complete né di una né dell’altra e comunque, nella maggior parte dei casi, non sapremmo confrontarle; crediamo che l’acqua debba sempre essere “oligominerale” perché i minerali possono causare calcoli renali, ma ignoriamo ciò che l’Istituto Superiore della Sanità ha stabilito, e cioè che non c’è alcuna prova che le acque con moderati o elevati valori di residuo fisso favoriscano i calcoli renali, che invece sono con certezza favoriti da un’alimentazione troppo proteica (ricca di carne); crediamo che sia bene bere acqua “povera di sodio”, quando la quantità di sodio assimilata attraverso l’acqua costituisce in genere (a parte il caso delle acque cosiddette ipertoniche, cioè ricche di sali minerali) una frazione molto piccola del sodio che introduciamo con l’alimentazione; ma soprattutto, crediamo, a causa della pubblicità, che queste caratteristiche siano proprie solo dell’acqua in bottiglia, quando in realtà sono quasi sempre possedute anche dall’acqua del rubinetto.

Dal ragionamento astratto caliamoci allora nel concreto del nostro contesto territoriale: quali sono le caratteristiche dell’acqua del comune di Luino? Le analisi effettuate periodicamente dal gestore e reperibili sul sito leretispa.it parlano chiaro: l’acqua di Luino è sicura e potabile; è un’acqua oligominerale (residuo fisso circa 119 mg/l, lievemente variabile da zona a zona) è un’acqua povera di sodio (4 mg/l, valore massimo consentito dalla legge 200 mg/l), è un’acqua dalla media durezza e dunque con poco calcare (19 °F, valori limite 15-50), è un’acqua microbiologicamente pura. Le stesse considerazioni valgono per l’acqua del comune di Germignaga e dei comuni limitrofi. Affrontiamo, per concludere, due possibili obiezioni.

La prima ha a che fare con la fiducia nei controlli: chi ci garantisce che i valori sopra riportati siano attendibili e che i controlli siano rigorosi? Rispondiamo dicendo che le acque minerali non offrono garanzie di sicurezza maggiori; inoltre alcuni valori, anche di sostanze gravemente pericolose come l’arsenico, in etichetta spesso non sono riportati, poiché non vi è l’obbligo di legge; per di più le bottiglie di plastica, dalla fonte al consumatore, viaggiano per centinaia di km: chi ci assicura che non rimangano esposte al sole e al caldo lungo i viaggi o nei depositi e che questo non abbia un impatto sulla qualità dell’acqua e soprattutto sulla salute?

La seconda obiezione riguarda il gusto: in alcuni sporadici casi, l’acqua del rubinetto può avere un fastidioso odore di cloro. Il problema, certamente non irrilevante, si risolve però facilmente, lasciando riposare l’acqua qualche minuto in modo da far evaporare il residuo di diossido di cloro utilizzato per sanificarla. Quel residuo, è bene precisare, non costituisce un pericolo per la salute, ma anzi è garanzia della purezza microbiologica dell’acqua.

In conclusione, di fronte al riscaldamento globale che avanza e laddove, come nel nostro territorio, i controlli periodici garantiscano una qualità elevata, scegliere l’acqua del rubinetto non rappresenta una possibilità, ma un obbligo morale del cittadino (oltre che, ovviamente, un enorme risparmio economico). Una ricerca spagnola pubblicata su ScienceDirect e liberamente consultabile (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969721039565#bb0120) ha calcolato per la città di Barcellona l’impatto ambientale dell’acqua bottiglia rispetto a quella del rubinetto.

Lo scenario in cui tutti i cittadini consumano acqua in bottiglia implica uno spreco di risorse tremilacinquecento volte maggiore dello scenario in cui si beve solo acqua del rubinetto. L’acqua in bottiglia richiede energia per essere prelevata e per essere imbottigliata; la stessa bottiglia in plastica, per essere prodotta, richiede l’estrazione e la lavorazione del petrolio; anche l’eventuale riciclo della bottiglia, per essere realizzato, richiede energia (la migliore bottiglia è quella non prodotta); infine, l’acqua imbottigliata deve raggiungere i supermercati.  Tutti questi passaggi comportano emissioni di C02, principale gas serra responsabile del cambiamento climatico.

Chiunque di noi ancora preferisce l’acqua della bottiglia ha di fronte a sé una scelta: continuare a seguire un istinto irrazionale e distruttivo, danneggiando senza alcun vantaggio personale il pianeta e svuotando inutilmente le proprie tasche, o compiere un gesto rivoluzionario, intelligente e liberatorio, cioè abbandonare l’inutile fardello di plastica nei supermercati, alleggerendo, insieme ai camion, il proprio peso sulla Terra e la propria coscienza. Di tremilacinquecento volte.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Giugno 2022
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